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Musumeci: «Contratto per l’Isola? Non sono il presidente di ribaltoni»

Di Mario Barresi |

DAL NOSTRO INVIATO

PALERMO – Chi lo conosce da diversi decenni sapeva già la risposta. Quasi parola per parola. E ieri – senza alcuna sorpresa, ma rompendo il silenzio sull’argomento – Nello Musumeci ha risposto alla proposta di «un mini-contratto di governo per salvare l’Isola», lanciata qualche giorno fa dal Movimento 5 Stelle. Con queste parole: «Non sono il presidente adatto a fare i ribaltoni. Ho vinto con questa coalizione e con questa coalizione voglio concludere la mia esperienza. ll contratto è già scritto, non c’è un solo rigo bianco perché quel contratto l’ho fatto con chi ci ha eletto. Possiamo aggiungere l’allegato A o l’allegato B se altre forze politiche d’opposizione volessero proporre nuovi temi e obiettivi non presenti in quel contratto. Se è così vengano con umiltà, senza iattanza, arroganza e insieme potremo scrivere l’allegato A e B».

Nel pomeriggio arriva la “presa d’atto” di Cancelleri: «Mai parlato di poltrone, mai parlato di ribaltoni, di queste cose parlano i compagni di viaggio e di coalizione di Musumeci. Noi avevamo solo proposto un accordo sui progetti per la Sicilia, ma, evidentemente, salvare l’isola, che ha il pilota automatico puntato verso il baratro, a Musumeci non interessa. Ne prendiamo atto». Il vicepresidente dell’Ars commenta anche il report: «Solo un’operazione di camouflage grafico per nascondere il disastro assoluto, ma, grafiche a parte, lo scempio è sotto gli occhi di tutti. Musumeci dice che questo per lui è stato l’anno più bello della sua vita? Peccato che questo ha coinciso con l’anno peggiore dei siciliani. E questo è tutt’altro che un caso. Qualche giorno fa- conclude Cancelleri – il presidente si appellava al silenzio del dovere: fuori luogo, come sempre, perché i siciliani meritano risposte e meritano di vedere realmente cambiare le cose».

Ad ogni modo, il dato politico di ieri è che il governatore chiude la porta a qualsiasi ipotesi di accordo stile “gialloverde”, lasciando soltanto uno spiraglio aperto alla collaborazione su temi e idee. Ma senza minimamente prendere in considerazione la condizione chiave che Giancarlo Cancelleri gli aveva posto nell’intervista a La Sicilia, ovvero liberarsi «dei vecchi scarponi e delle vecchie logiche: alleggerisciti del peso degli impresentabili e dei poltronari», intendedo con ciò la rottura con una parte del centrodestra. Un appello, in questo senso, era stato lanciato sul nostro giornale anche da Pietrangelo Buttafuoco («Nello, accetta senza se e senza ma»). E ieri Musumeci risponde anche a lui: «Pietrangelo è un creativo, come la maggior parte degli intellettuali, ed è anche amico mio. Ma io il contratto con i siciliani l’ho fatto nel novembre del 2017, quando mi hanno votato. La mia è una coalizione di centrodestra, chi vuole aggregarsi sul piano delle proposte è liberissimo di farlo. Non ho da riempire fogli bianchi con nessuno».

Così il governatore davanti a telecamere e taccuini. Ma già nel discorso nella nella “Sala dei 99” di Palazzo Branciforte aveva lanciato messaggi rassicuranti nei confronti della sua maggioranza-non maggioranza: «Nessuno si illuda: io non sono fatto per i ribaltoni. Questa è la mia coalizione e con questa al di là dei numeri andrò avanti per tutta la legislatura». E poi una carezza agli alleati: «Non abbiamo bisogno di lezioni di moralità da nessuno. Questa coalizione non è fatta di santi ma neanche di diavoli. E altrove non vedo eroi. Se li vedessi non vorrei vederli troppo da vicino».

«Questo – sottolinea Musumeci – è il governo che deve mettere le basi per una nuova Sicilia. Se pensiamo ancora allo smalto o alla vernice abbiamo perso. Lavoriamo in silenzio, non ci facciamo condizionare da sondaggi e titoli». E sulla rilevazione che ha bocciato il governo pur confermando una sostanziale fiducia personale, il governatore afferma: «Io i sondaggi io li prendo sempre con le pinze, che siano positivi o negativi. Certo, costituiscono un indizio, non c’è dubbio e invitano a riflettere e stimolare ma non sono mai un risultato perfetto». E infine aggiunge: «Quando la gente dice “fiducia nel presidente Musumeci, però vorremmo capire cosa hanno fatto” è la dimostrazione di come negli ultimi 20 anni la gente si sia lasciata ubriacare da titoli in prima pagina e finte rivoluzioni, da promesse rivelate puntualmente disattese».

Twitter: @MarioBarresi

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