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Musumeci e la Finanziaria a ostacoli: «È stata dura, ma ora Sicilia riparte»

Di Andrea Lodato |

Catania. Ha giocato tutte le carte che aveva. Ha utilizzato tutte le strategie che poteva mettere in campo. Ha anche creato un po’ di atmosfera da thriller politico pur di fare valere le ragioni di un governo. Il suo. Il coup de théâtre della Giunta convocata nel cuore della giornata, forse, più complicata, ha anche fatto pensare ad un passaggio traumatico, magari solo annunciato, ma lasciato balenare per far capire a tutti che c’è un limite a tutto. Tanto più quando si ha nelle mani il destino di una terra già abbondantemente fatta a pezzi da anni di pessima politica. Così il giorno dopo del presidente Musumeci è quello della riflessione, dell’analisi, delle ovvie deduzioni. E poi, alla fine, ha vinto? Non ha vinto? Il dato è che la manovra è passata, gli scontri che si dovevano consumare sono stati consumati. Oggi è oggi e il domani è tutto da costruire. Con qualche dato confortante. E tante cose da rivedere e correggere.

«Il dato più evidente – racconta Nello Musumeci – è che per la prima volta dopo 10 anni gli Enti Locali in Sicilia non dovranno aspettare il mese di giugno per pianificare la loro attività. L’esercizio provvisorio stavolta è durato appena quaranta giorni. L’altro dato incontestabile è che in due anni il mio governo dovrà tagliare 380 milioni di euro, dopo la sentenza della magistratura che ha accertato la irregolarità del bilancio 2015 del governo Crocetta».

E qui vengono fuori dal governatore rabbia e amarezza.

«Ma sì, certo, quanta rabbia e quanta amarezza. Fai tanti sacrifici in un anno per venire incontro alle esigenze del territorio e poi sei costretto a pagare e a far pagare per errori di governi che non hai mai appoggiato. Quant’è pesante questa eredità!».

I giorni che hanno preceduto la tempestose riunioni d’Aula all’Ars erano anche state costellate dai messaggi delle opposizioni a proposito dei tagli operati dal governo. Oggi, più sereno, Musumeci non replica a chi seminava promesse contro «lacrime e sangue», ma spiega come si procederà su quel fronte amaro dei tagli.

«Nei prossimi due mesi ci impegneremo a ridotare tutti i capitoli ridotti, a cominciare dai teatri e dalle iniziative culturali, o con una manovra interna o trovando l’accordo con lo Stato che dovrà autorizzarci a spalmare in trent’anni il disavanzo ereditato. E, tuttavia, la legge votata giovedì dalla coalizione di centrodestra in Parlamento contiene elementi di novità, nonostante un quadro difficile come quello appena delineato. Basti pensare allo sblocco delle risorse del fondo affidato ad Irfis (Banca della Regione), che mette in circolo oltre ottanta milioni per le piccole e medie imprese. Per non parlare degli interventi sul demanio, sul precariato storico, sull’energia e sulla riorganizzazione del sistema del credito agevolato. È un primo segnale che va nella direzione giusta e che sarà completato, come lo scorso anno, dal Collegato alla Finanziaria che inizierà presto il suo esame in Aula, dopo essere stato già esaminato dalle commissioni di merito».

Ma se di quattrini bisogna parlare, ovvero più elegantemente di risorse che servono per frenare la crisi della Sicilia e provare a dare concretezza ad una seria ripartenza, allora ci si deve concentrare su quelle fonti dove i fondi ci sono.

«La vera sfida che abbiamo di fronte, quella che può rappresentare il vero volano per l’economia della nostra Isola, è legata, ovviamente, alla sapiente gestione delle risorse extraregionali che sono l’unica vera fonte economica che consente di alzare la leva dello sviluppo. Chi non ha capito che il sistema degli Enti locali e delle Regioni, con il prelievo forzoso stabilito dallo Stato e con la riduzione di tutti i trasferimenti, non consente più di costruire un modello di sviluppo utilizzando la sola legge finanziaria, chi non ha chiaro che il pil regionale cresce solo se aprono i cantieri e si fanno lavorare le imprese, obiettivo che può essere raggiunto soltanto impiegando tutte le risorse statali ed europee a nostra disposizione, racconta un film di fantascienza. Le imprese, quelle non mediate da chi ha fatto il “compare” della politica dell’ultimo decennio, hanno visto che in poco più di dodici mesi sono cresciuti i bandi, le gare d’appalto e l’Ance conferma la crescita del numero delle procedure sulle infrastrutture. Nel 2018 abbiamo messo sul territorio ben tre miliardi di euro».

Il nostro imperativo è: accelerare la spesa per attività produttive, agricoltura, pesca e digitalizzazione. Su questi temi vorrò confrontarmi da subito anche con le organizzazioni di categoria. Tutto si può dire a questo governo, tranne di non aver recuperato una centralità nel rapporto con il mondo del lavoro e di aver restituito credibilità ad una istituzione per troppo tempo mortificata e devastata ma che continua a rappresentare gli interessi legittimi di milioni di cittadini”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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