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Nasce nei gazebo il nuovo Pd: ma in Sicilia si vota tra veleni e sospetti, caos a Enna

Di Redazione |

PALERMO – E’ il giorno delle primarie del Pd, che punta ad almeno un milione di persone al voto ai gazebo per scegliere il nuovo leader, dopo la stagione di Matteo Renzi e la reggenza di Maurizio Martina.

Nicola Zingaretti, Roberto Giachetti e lo stesso Maurizio Martina sono in corsa. Verrà eletto direttamente solo chi supera il 50% dei voti. La proclamazione ufficiale a segretario avverrà durante la prima riunione dell’Assemblea nazionale, che è già stata convocata per domenica 17 marzo. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta, i due più votati vanno al ballottaggio. Ed a scegliere il segretario saranno i mille delegati eletti nel corso della prima Assemblea nazionale.

I seggi sono stati aperti alle 8 e chiuderanno alle 20. Sono circa 7 mila, tra sedi Pd e gazebo allestiti in piazza in tutta Italia. Per trovare quello più vicino basta collegarsi al sito del Pd dedicato alle primarie (https://www.pdprimarie2019.it) e inserire il proprio comune ed eventualmente anche il numero della sezione elettorale, che si trova sulla tessera con la quale si vota alle elezioni Politiche o Amministrative. 

Ma sulle primarie c’é lo spettro del caos e dei sospetti in alcune zone della Penisola e soprattutto in Sicilia . «Sono preoccupato per quanto sta avvenendo in Sicilia in particolare a Palermo ed Enna – ha denunciato due giorni fa Marco Miccoli, delegato di Zingaretti in Commissione Congresso -. Decine di seggi cancellati, composizione degli stessi non concordata con le mozioni. Così viene meno la possibilità di garantire un’alta partecipazione al voto e si rischia soprattutto di non poter garantire la trasparenza e la correttezza del voto. Ho chiesto l’immediata convocazione della commissione nazionale per cercare di evitare che la regolarità delle primarie sia compromessa».

«È inammissibile che non ci siano gazebo in ogni comune della Sicilia ed, in particolare , in quelli a guida Pd, delegittimando gli stessi amministratori, per limitare la partecipazione al voto sabotando il congresso: qualcuno ha deciso di impedire la partecipazione» avevano invece scritto in un documento firmato gli amministratori locali e segretari di circolo di oltre venti comuni del palermitano inviato ai candidati alle primarie di domenica prossima Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giacchetti.

Tra i comuni dove non è previsto un gazebo c’è per esempio Capaci, circa 13 mila abitanti. Salvatore Roccalumera, segretario del Pd di Capaci, si è dimesso dalla sua carica per protestare contro la decisione del partito di non prevedere un gazebo per le primarie e costringere gli elettori, inoltre, ad andare a Carini e non nel più vicino comune di Isola delle Femmine. E il sindaco di Capaci, Pietro Puccio, ex presidente della Provincia di Palermo, ha deciso di non votare. «Non posso starmene con le mani in mano – dice Roccalumera – e subire una scelta che può essere giustificata solamente dal fatto che i risultati di Capaci nelle passate primarie non sono stati di gradimento di chi oggi occupa i vertici del partito».

Il sindaco Puccio spiega: «Con profonda amarezza non andrò a votare. In tanti comuni della Provincia è stato impedito, dall’accoppiata Faraone-Rubino (Davide Faraone, segretario del Pd in Sicilia e Antonio Rubino, della segreteria regionale, ndr), di allestire i gazebi. Per quanto mi riguarda lo considero uno sfregio al Pd, al mio comune e alla storia democratica di Capaci. Tutto questo è insopportabile. Una vergogna perpetrata da chi, pur di tutelare sé stesso, sfregia il Pd».

Intanto, esponenti del Pd e sindaci di Petralia sottana, Lascari, Villabate, Santa Flavia, Casteldaccia, Bolognetta, tutti nel Paalermitano, spiegano che «qualcuno ha deciso di impedire la partecipazione. È inammissibile non allestire gazebo nei comuni a guida Pd, soltanto perché gli amministratori sono a favore a Zingaretti». 

Comunque, nei seggi allestiti nei gazebo oggi in Sicilia (in tutto 419 postazioni) oggi si sono formate lunghe file per votare. L’obiettivo nell’Isola era arrivare a 50 mila votanti. «E credo che riusciremo a raggiungere e superare questa quota», ha detto dice Davide Faraone, segretario del Pd in Sicilia, che intorno a mezzogiorno ha votato al gazebo di piazza Politeama, a Palermo. Alle 14 nei seggi siciliani si erano recati 32.152 elettori.

A Palermo è giunta comunque l’eco delle polemiche sul numero insufficiente dei gazebo che avrebbe limitato la partecipazione. E Faraone ha cerca di abbassare i toni delle polemiche e assicurato che il numero dei seggi è di poco inferiore a quello di precedenti primarie. «Nei gazebo – ha detto – si trovano 1.500 volontari. Dobbiamo essere grati a questa gente come anche agli elettori in fila che ci stanno mandando un forte messaggio».

A Enna le primarie del Pd sono già finite in Procura e nell’ufficio denunce della questura di Enna dove i due segretari di circolo di Enna e quelli Leonforte e Nicosia hanno presentato un esposto-querela contro ignoti perché «circolano raccolte di adesioni private ed abusive, fuori dai circoli e senza autorizzazione dei coordinatori o segretari e che tali raccolte avverrebbero a titolo oneroso ovvero facendo pagare la quota di iscrizione di 15 euro».

La provincia più piccola, quella dove non c’è un buon feeling con il congresso nazionale – basti pensare alla battaglia “per la legalità” di Faraone che cinque anni fa bloccò il seggio – dunque, è ancora una volta una spina nel fianco per il Pd. Ma c’è di più perché è stato chiesto anche alla polizia di vigilare, oggi, nel seggio di Enna «perché temiamo problemi di ordine pubblico», hanno detto il coordinatore cittadino Vittorio Di Gangi e il segretario di circolo Luigi Savarese.

Tace invece, almeno pubblicamente, Mirello Crisafulli. D’altra parte di saette lui a suo tempo, e fino al congresso regionale, ne ha lanciate tante.

Le polemiche erano iniziate già la scorsa settimana con la riduzione ad otto dei seggi in provincia poi portati a nove ma vista come «una chiara provocazione. Se qualcuno vuole portare meno gente a votare, ci sta riuscendo». A tal proposito Crisafulli aveva detto d’essere pronto a organizzare dei pullman per portare la gente ai gazebo.

La faida renziani e zingarettiani, che ad Enna muta in renziani e crisafulliani, d’altra parte è storica e l’esposto-querela di ieri ha, ovviamente, come mira la segreteria provinciale dove si voterà tra poco meno di due settimane e in lizza ci sono Di Gangi e Rosalinda Campanile, nemica giurata del Barone rosso e l’azione giudiziaria sembra essere solo l’antipasto di giornate davvero calde.

Ed allora la guerra inizia già con le primarie di oggi, un polverone che, pare, a Roma non sia stato granché gradito perché macchierebbe una “festa democratica” che di festa pare almeno qui pare avere ben poco. Ma loro, i denuncianti, continuano a ripetere «non è un clima che ci piace; le regole del partito sono state violate e temiamo che possa esserci un danno per il Pd oltre ad un problema di privacy con questo tesseramento (la cui titolarità la avocano a sé ndr) che oggi denunciamo».

Oggi, insomma, in provincia di Enna le attenzioni saranno riposte soprattutto a ciò che accadrà intorno ai gazebo e meno al risultato perché, come sussurra qualcuno, «non è da escludere che qui venga annullato il voto se il risultato non piacerà». Con buona pace della festa democratica.

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