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Commissario Dissesto idrogeologico, alla fine il cambio al vertice è stato “congelato”: ecco perché

L’ipotesi di conflitto d’interessi frena Tumminello. Il Pd: «Schifani revochi l’incarico»

Mario Barresi

20 Novembre 2024, 20:25

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Contrariamente a quanto previsto, benché senza annunci ufficiali, ieri non c’è stato il passaggio di consegne nel ruolo di soggetto attuatore del commissario sul dissesto idrogeologico in Sicilia. Dunque il dirigente Salvo Lizzio, tutt’altro che lieto del rinvio, resta al suo posto. In attesa che Sergio Tumminello, nominato da Renato Schifani, sistemi le carte per potersi insediare. È l’esito dell’incontro a porte chiuse, in mattinata, sul quale forse avrà pesato l’ipotesi di conflitto d’interessi dell’ingegnere palermitano.

Tumminello, col suo studio associato, nel 2023 e nel 2024 ha ricevuto incarichi per 111mila euro proprio dalla stessa struttura commissariale che dovrebbe andare di fatto a guidare. Un caso borderline, rispetto alla linea più volte espressa dall’Anac: è «inconferibile» la nomina dirigenziale esterna in una pubblica amministrazione a chi ha svolto attività professionale per la stessa nei due anni precedenti.

E dunque s’è deciso di prendere tempo. Da quanto si apprende, la linea sarebbe di sterilizzare il caso con una modifica ex post dell’assetto societario di Indearc, lo studio di Tuminello. Ma basterà?

Ad accrescere il nervosismo presidenziale ci pensa Anthony Barbagallo, che sulla vicenda annuncia un’interrogazione al governo Meloni e un esposto all’Anac. «Sulla più grande stazione appaltante della Sicilia che deve gestire opere per circa 1 miliardo di euro, così come riportato dal quotidiano La Sicilia, non è possibile tale leggerezza nella scelta di un soggetto che, a nostro giudizio, avrebbe palesi ed evidenti incompatibilità», afferma il deputato nazionale e segretario regionale del Pd. «Ci auguriamo che - conclude - il presidente Schifani faccia un tempestivo passo indietro revocando la nomina».

Una nomina che ha avuto prima una gravidanza travagliata e poi un parto-lampo. Per individuare il soggetto attuatore, infatti, il commissario Schifani il 22 luglio scorso firma un avviso pubblico per «la ricerca di professionalità, fra il personale in quiescenza» della Regione «con qualifica dirigenziale», pubblicato il 26. Fra i super burocrati in pensione, ad agosto (appena di 10 giorni il termine per presentare le istanze), rispondono in 15. Passa l’estate. E si arriva all’11 ottobre, quando una nota dell’ufficio di gabinetto della Presidenza rivela che, «su richiesta per le vie brevi» del governatore, c’è stato «un ulteriore approfondimento» sui requisiti degli ex dirigenti. Dallo screening emerge che solo un candidato avrebbe «competenze specifiche»: Calogero Foti. Che, dal 20 aprile 2015 al 19 settembre 2017, ha addirittura rivestito il ruolo di commissario governativo, lo stesso attuale di Schifani, superiore a quello di soggetto attuatore in palio. Ma l’iper specializzazione di Foti non è ritenuta sufficiente, perché la sua sarebbe «un’esperienza cessata nel lontano 2017». Certo: frane, alluvioni ed erosione costiera in sette anni avranno avuto un mutamento rapidissimo. E poi lo stesso ex commissario è ora impegnato in «diverse e rilevanti funzioni nell’amministrazione regionale», come quella, insostituibile, di capo di gabinetto dell’assessore all’Agricoltura. Risultato finale: Foti bocciato.

La selezione si chiude il 7 novembre: «Esito negativo». L’11, con il lungo weekend palermitano in mezzo, arriva l’èureka!: nominato un «soggetto esterno» dotato di «specifiche e consolidate competenze in materia di mitigazione del rischio idrogeologico». Cioè Tumminello, indicato a gennaio da Schifani come sub-commissario dell’A19 Palermo-Catania. S’era cercato, invano, per oltre tre mesi; s’è trovato in quattro giorni. Lui, «ingegnere idraulico e project manager», è l’uomo giusto per affiancare il governatore-commissario nel miliardario risanamento dell’Isola che cade a pezzi.