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Verso le Europee: “Lady P.”, Attaguile e gli altri nella giostra del centrodestra

Di Mario Barresi |

Catania. La pazza idea – l’ultima, almeno fino a ieri sera, ma non si escludono ulteriori novità – per uscire dall’impasse della lista di Forza Italia per le Europee in Sicilia è “Lady P.”. Che sta per Patrizia. Monterosso. L’ex sacerdotessa di Palazzo d’Orléans potrebbe essere la donna giusta al posto giusto. Ovvero: dietro al capolista Silvio Berlusconi, nel «tandem con candidate forti e di grande impatto» che il leader ha chiesto in tutte le circoscrizioni.

Non è dato sapere da dove sgorghi la proposta. Per intenderci: se è una pensata di Gianfranco Miccichè o una proposta che qualcuno gli ha fatto e che il commissario regionale forzista non può rifiutare.

Così come non è dato sapere se ci sia davvero la disponibilità della diretta interessata, oggi alla guida della Fondazione Federico II, chiamata proprio dal presidente dell’Ars in coincidenza col benservito di Nello Musumeci alla segretaria generale lanciata nel firmamento dell’alta burocrazia regionale da Raffaele Lombardo e poi mantenuta, con un peso ancor più decisivo, da Rosario Crocetta.

In ogni caso sarebbe una scelta che scioglierebbe tutti i nodi aggrovigliati nella lista forzista per la circoscrizione Isole. Perché – scontata la presenza dello stesso Berlusconi, dell’uscente sardo Salvatore Cicu e dell’ex ministro Saverio Romano in quota centristi – risolverebbe il derby per l’unico posto maschile disponibile. Con un passo indietro del capogruppo (palermitano) dell’Ars, Giuseppe Milazzo, uomo di Miccichè che punterebbe su Monterosso. Liberando la casella per l’eurodeputato (catanese) uscente, Giovanni La Via. Che, sponsorizzato dal presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, avrebbe l’appoggio dell’ala etnea del partito, a partire dal sindaco Salvo Pogliese, il quale ha minacciato pure di dimettersi da coordinatore provinciale del partito se «Catania non avrà il candidato che abbiamo espresso, e cioè La Via». Il professore, intanto, ostenta nonchalance. «Tajani, vicecoordinatore del partito, mi ha chiesto di sottoscrivere l’accettazione della candidatura. E io l’ho fatto. Se sarò in lista partirà la mia campagna elettorale, altrimenti resterò in campo per far votare Forza Italia». Un’altra persona potenzialmente sollevata dall’arrivo di Monterosso (assolta nel processo per peculato sugli extra-budget della Formazione, ma condannata al danno erariale dalla Corte dei conti) è Stefania Prestigiacomo. Sarebbe lei, altrimenti, la “donna forte” da schierare assieme a Dafne Musolino, Giorgia Iacolino e una sarda. «Se il presidente chiama, io, così come sempre negli ultimi 25 anni, rispondo presente», ha detto l’ex ministra a chi le ha chiesto le sue intenzioni. Rivelando però una certa ritrosia per «un’avventura che non si può improvvisare».

L’altro effetto collaterale dell’ingresso di Monterosso (oggi il vertice decisivo ad Arcore, con Miccichè che comunque resta il forzista siciliano più ascoltato da Silvio) potrebbe essere un aumento delle “affinità elettive” già mostrate proprio dall’ex governatore Lombardo nei confronti di Forza Italia alle Europee. Dopo aver sciolto il patto con Giorgia Meloni, abbandonando Fratelli d’Italia proprio all’altare della presentazione delle liste, l’ex leader del Mpa – con tutto il suo pacchetto di voti – si guarda attorno. E la “sacra alleanza” con Miccichè potrebbe essere un’opzione seria. I meloniani hanno ormai metabolizzato l’addio. Non sarà in lizza l’autonomista Carmelo Pullara, deputato all’Ars, né l’eurodeputato uscente Innocenzo Leontini. Anche se qualcuno, ricordando che «avremmo pure concesso il doppio candidato, anche se Lombardo temeva che Pullara crescesse troppo», sussurra la radice della rottura: «Volevano un premio fedeltà per i voti che avrebbero portato, ma Giorgia è stata chiara: “Mai con noi un candidato di nome Lombardo alle prossime Politiche”…». E dunque, in FdI, resta la forte candidatura di Raffaele Stancanelli, autosospesosi da DiventeràBellissima, in lista con la stessa Meloni, assieme al consigliere comunale di Palermo Francesco Scarpinato e al sindaco di Avola Luca Cannata, fratello della deputata regionale forzista Rossana. New entry in rosa, accanto alla deputata Carolina Varchi, è la messinese Maria Fernanda Gervasi.

E la Lega? Ultimissime da via Bellerio. Dove, fino a ieri, è stato avvistato l’ex deputato proto-leghista Angelo Attaguile. «Ho firmato la disponibilità a candidarmi, deciderà il partito», si limita a dire l’ex segretario nazionale di Noi con Salvini, piuttosto inviso al new deal del Carroccio siciliano guidato dal commissario Stefano Candiani. Ma il colpo di scena è dietro l’angolo: nel complicato puzzle sardo-siculo, Matteo Salvini, pressato dall’influente Giancarlo Giorgetti, potrebbe puntare proprio sull’ex lombardiano fra i primi “convertiti” al leghismo. A scapito di chi? Fabio Cantarella, emergente catanese già delfino dello stesso Attaguile, si sente sicuro. Sarà così? L’altra certezza che scricchiola è il nome di Igor Gelarda, leader palermitano, anch’esso pupillo di Candiani. L’ex grillino potrebbe saltare anche per lo stesso principio per cui Matteo ha chiuso le porte ad alcune candidature nel Lazio: no a chi è nel partito da meno di 18 mesi. Salvini ha sul tavolo 20 accettazioni di candidature: deve sceglierne sette, da aggiungere alla sua da capolista. Con almeno due nomi dell’altra Isola: uno del Carroccio e uno degli alleati del Partito Sardo d’Azione. In Sicilia, fra le donne in lizza Annalisa Tardino (candidata a sindaco di Licata), la messinese Daniela Bruno e la palermitana fondatrice di Eurexit, spesso e volentieri ospite in Tv, Francesca Donato. Fra chi spera di avere un posto al sole c’è anche Antonio Mazzeo, imprenditore etneo 30enne, nel 2014 candidato alle Europee totalizzando il 32% nella sua Maletto, ribattezzata «feudo siciliano della Lega». Mazzeo e Attaguile: una riscossa dei leghisti della prima ora. Fino al punto di scalzare i nuovi “ottimati”? Sembra difficile. Lo scopriremo oggi, quando Salvini annuncerà le liste.

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