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«Il caos rifiuti in Sicilia? Tutta colpa della mafia»: così Schifani attacca i “ras” delle discariche

Le parole del governatore davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti: ecco con chi ce l'ha

Mario Barresi, Luisa Santangelo

07 Febbraio 2025, 09:50

rifiuti

Tutta colpa della mafia. Il presidente della Regione, Renato Schifani, lo ha detto chiaro e tondo, ieri, in audizione in commissione nazionale Ecomafie: «Il settore della raccolta, trasporto, gestione, recupero e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi in Sicilia, a partire da quello delle discariche, ha manifestato, e per taluni aspetti manifesta ancora, profili di rilevante infiltrazione alla criminalità organizzata. Le influenze della criminalità nel settore e le inerzie verso la modernizzazione del sistema dei rifiuti in Sicilia sono alla base delle molte carenze e dei ritardi che siamo costretti ad affrontare e risolvere».

Alle 14 di ieri, in videoconferenza, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha cominciato l’audizione di Schifani. In qualità, naturalmente, non solo di presidente della Regione. Ma, soprattutto, di commissario straordinario per la gestione dell’immondizia e la «valorizzazione energetica» della spazzatura. Cioè: la realizzazione degli inceneritori. La prima gara d’appalto gestita da Invitalia, quella per la progettazione di fattibilità, dovrebbe essere pubblicata a breve: entro la prima metà di febbraio.

«Ben due società operanti nel settore - continua il presidente - sottoposte a misure di prevenzione antimafia (è di pochi mesi fa la pronuncia di confisca da parte del tribunale), che facevano capo allo stesso gruppo imprenditoriale, hanno intrapreso un contenzioso giudiziario contro la struttura commissariale per ottenere l’annullamento dell’ordinanza che approva il piano rifiuti. Ciò a dimostrare che, al di là della piena regolarità dei ricorsi avallati dai custodi giudiziari, il settore sia soggetto a forte inquinamento dalla criminalità mafiosa».

Il riferimento del governatore è ai ricorsi di Sicula Trasporti e della società sorella Gesac, entrambe in amministrazione giudiziaria dopo che gli storici proprietari, la famiglia Leonardi, sono stati coinvolti nell’inchiesta “Mazzetta Sicula” della procura di Catania sulla corruzione nella gestione della discarica di contrada Codavolpe (le condanne in primo grado: 11 anni e 9 mesi per Antonello Leonardi; 8 anni e 8 mesi per il fratello Salvatore). Sicula spera nel Tar del Lazio, giacché un termovalorizzatore si erano già proposti di costruirlo i Leonardi, ottenendo un «giudizio positivo di compatibilità ambientale». Gesac, invece, bussa alla porta del Tar di Palermo: c’è una discarica già autorizzata, in contrada Scalpello a Lentini, «illogicamente e contraddittoriamente» non inserita nella tabella delle discariche che possono continuare a esistere, anche quando i termovalorizzatori saranno finiti.

I termovalorizzatori

Una grana tale da essere lamentata fino a Roma. «La realizzazione di due termovalorizzatori a Palermo e Catania - arringa Schifani alla commissione - si inserisce come un’azione strategica volta a modernizzare il ciclo dei rifiuti, garantendo una riduzione significativa del conferimento in discarica e un efficiente recupero energetico».

I soldi ci sono (800 milioni), le scadenze pure (inizio lavori di costruzione entro il 2026, fine nell’autunno 2028), le quantità sono chiare (600mila tonnellate di rifiuti equamente divisi tra Sicilia orientale e occidentale). Infine c’è il risvolto ecologista: gli inceneritori, aggiunge Schifani, «costituiscono gli elementi chiave per raggiungere l’obiettivo di ridurre drasticamente la percentuale di rifiuti destinati alle discariche, come richiesto dalla direttiva europea che prevede un limite massimo del 10% di rifiuti in discarica entro il 2035». Il dato attuale è del 70%. Un affarone per i privati. Senza contare che le strutture di trattamento o abbancamento spesso e volentieri finiscono protagoniste della cronaca: dall’1 gennaio 2022 a settembre 2024 in Sicilia ci sono stati 56 incendi in discariche o impianti. «L'obiettivo di questa presidenza - conclude Renato Schifani - è realizzare i termovalorizzatori evitando impugnative. Abbiamo la risorsa pubblica e la volontà per addivenire a una svolta epocale per la nostra Regione».

Le critiche del M5s

«Il presidente Schifani ha rifiutato più volte l'invito a comparire in commissione Ecomafie, ostacolandone i lavori, a causa di “singolari” impossibilità oggettive che, però, sembravano sparire selettivamente quando si trattava di presenziare ad altri eventi», attacca il senatore M5s Pietro Lorefice, componente della commissione bicamerale. «Mi sembra chiaro che, di fronte a una Sicilia devastata dai crimini ambientali, Schifani non ritenga prioritario o necessario un confronto reale con le istituzioni competenti. La sua assenza fisica non è solo indice di un evidente e irrispettoso menefreghismo istituzionale, ma solleva dubbi sul suo reale interesse nei confronti di una questione così delicata e dolorosa per i siciliani». Continua Lorefice: «L’emergenza rifiuti verrà gestita da Schifani con gli inceneritori che nella più ottimistica previsione avremo tra 4, 5 anni. E nel frattempo? La Sicilia aspetta e implode».

La risposta a distanza arriva dal segretario regionale della Lega Nino Germanà: «Non accettiamo lezioni dai Cinquestelle che in materia di rifiuti esprimono solo idee confuse e arcaiche. La Sicilia dovrà uscire dall’emergenza grazie ai nuovi impianti».