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Micciché, Pogliese rincara la dose: «E’ lui che ha bloccato i fondi per Catania»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – «Lo stesso presidente dell’Ars ha dichiarato irricevibile un emendamento che avrebbe permesso il recupero del fondo di garanzia indispensabile per garantire gli stipendi del Comune nonostante tutti i gruppi parlamentari lo condividessero…Ciò rivela che vuole fare un accordo con l’ex sindaco Enzo Bianco, sconfitto alle elezioni e sbugiardato dalla Corte dei Conti sulle responsabilità del dissesto, chiamato a recitare una parte imbarazzante in una commedia che va in scena sulla pelle dei siciliani e dei catanesi in particolare». «Di fronte alle evidenze di questo inciucio che forse ha radici più antiche della stretta attualità rimaniamo sempre più orgogliosi della scelta di centinaia di amministratori locali e migliaia di militanti di aver lasciato un partito ridotto da Miccichè allo sbando».

Sono dichiarazioni del sindaco Salvo Pogliese che intervenendo sul presunto “inciucio” tra il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché e l’ex sindaco Enzo Bianco, svela un particolare di non poco conto e addebita proprio al suo acerrimo rivale politico, proprio Micciché, i pesanti ritardi per il via libera alla norma che istituisce un Fondo di garanzia di 40 milioni per i Comuni in dissesto, riservato soltanto per pagare gli stipendi dei comunali e dei dipendenti delle Partecipate. A Catania secondo alcuni calcoli potrebbero arrivare all’incirca 30 milioni di anticipazioni (da restituire poi in cinque anni con gli interessi), una manna in questo gravissimo periodo di crisi di liquidità.

Quindi il primo cittadino della città etnea punta il dito contro Micciché che starebbe giocando una partita delicata. Una partita che, fosse vero quello che dice il sindaco, rischierebbe di ricadere come una mannaia sugli oltre 2500 dipendenti comunali e gli oltre 1000 delle società Partecipate. In effetti della norma voluta dal governo Musumeci, mai trattata in Aula, si parla da mesi e solo nel dicembre 2018 ha visto la luce. Ma da allora l’assemblea regionale non l’ha mai trattata. Perché?

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