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Termovalorizzatori, altro “siluro” per Schifani: ricorso straordinario a Mattarella contro il piano rifiuti

L'impugnativa firmata da Legambiente, Wwf, Zero waste Sicilia, Federconsumatori euna quarantina di associazioni, movimenti e sindacati che compongono la Rete Sicilia pulita

Luisa Santangelo

14 Aprile 2025, 12:17

schifani_rifiuti

Il presidente della Regione non può proprio stare tranquillo. Neanche il tempo di digerire i primi ricorsi contro il Piano regionale dei rifiuti urbani (quello, per intenderci, che include gli inceneritori di Palermo e Catania) che subito ne spunta un altro. L’ennesimo. Stavolta si tratta di un ricorso straordinario al presidente della Repubblica, firmato da Legambiente, Wwf, Zero waste Sicilia e Federconsumatori. A cui si uniscono una quarantina di associazioni, movimenti e sindacati che compongono la Rete Sicilia pulita. In tutto 26 pagine di impugnativa, a cui se ne allegano altre 228 di consulenza tecnica, per chiedere l’annullamento dell’ordinanza con la quale Renato Schifani, in qualità di commissario straordinario nominato dal governo per i rifiuti in Sicilia, adotta il Piano e, di fatto, consegna il futuro dell’immondizia nell’Isola ai termovalorizzatori. Un atto corposo, che sarà presentato domani alle 11 alla sala stampa dell'Ars, e che, intanto, La Sicilia è in grado di anticipare.

Secondo le associazioni della Rete, innanzitutto, la decisione di Schifani di adottare il Piano è incostituzionale. Perché, si legge, è atto di un commissario di governo che deroga alla normativa regionale in tema di bonifiche. Che sono di competenza esclusiva della Regione, secondo lo Statuto. «Si ravvisa, in particolare, un eccesso di competenza o invasione di competenza», si legge.

«L’aggiornamento o la redazione del Piano regionale dei rifiuti - dice il ricorso - è una fattispecie ordinaria, rientrante nelle competenze regionali. Il potere derogatorio del Commissario non può operare in questo contesto, indipendentemente dall’esistenza di una situazione emergenziale». Che negli ultimi tre anni, affermano le associazioni, non c’è stata. Un’emergenza, in quanto tale, ha anche contorni temporali definiti e limitati. In questo caso, invece, in capo al commissario straordinario Schifani restano «ampi e pericolosi margini discrezionali».

Ad avviso degli avvocati che hanno redatto il ricorso al presidente della Repubblica, c’è anche qualche inghippo di natura amministrativa legato al ruolo dell’Ars. Il Piano rifiuti, infatti, deve ottenere il parere della commissione Ambiente all’Ars. La quale, però, in questo caso, anziché un parere ha adottato una risoluzione. Cioè «un atto con cui una commissione parlamentare esprime un indirizzo politico. Essa ha quindi una natura giuridica distinta dal parere obbligatorio, in quanto non è un atto tecnico-giuridico necessario per la validità del procedimento, ma un mero invito rivolto al governo o agli organi amministrativi a seguire una determinata linea politica».

Non è, insomma, una valutazione tecnica. Che invece è quella richiesta dal procedimento di formazione del Piano rifiuti. «L’adozione del Piano senza tale parere configura una grave violazione del procedimento amministrativo», tale da invalidare l’atto in sé.

Gli inceneritori

I tecnici delle associazioni ambientaliste scendono poi nel dettaglio dei numeri: considerando il totale dei rifiuti urbani prodotti in Sicilia, le 600mila tonnellate da avviare all’incenerimento sommate alle 380mila tonnellate che andrebbero comunque mandate in discarica fanno un totale del 44,5% di immondizia smaltita anziché recuperata, «contro il 10 per cento previsto dalla normativa europea». Vero è che il resto sarebbe riciclabile, ma le direttive comunitarie parlano del 65 per cento di raccolta differenziata entro il 2035. Già quest’anno dovrebbe essere del 55 per cento. In più, aggiunge la Rete Sicilia pulita, bruciare i rifiuti per produrre energia è ormai una tecnologia in disuso. Sta invece prendendo piede la possibilità di trattare termicamente i rifiuti per produrre combustibili per autotrazione: meno impatto ambientale, meno dubbi per la salute, e «un’opzione strategica per il destino delle raffinerie di petroli siciliane». Soltanto che questa opzione, quella dei combustibili, non è inclusa nel Piano.

C’è, infine, il tema delle diossine e dell’inquinamento atmosferico nelle aree di Catania e Palermo, entrambe con una qualità dell’aria più volte segnalata come problematica dalla stessa Arpa Sicilia. «La localizzazione individuata - sostiene il ricorso - è frutto di grave irresponsabilità e di mancata competenza in materia di tutela della salute pubblica».

Per tutti questi motivi, Legambiente, Wwf, Zero waste Sicilia e Federconsumatori hanno richieste chiarissime: che venga sollevata una questione di costituzionalità sull’adozione del Piano da parte di Schifani; o che, se ritenuto necessario, si rimettano gli atti alla Corte di giustizia europea. Altrimenti, per le associazioni basta dichiarare nulla l’ordinanza del commissario e tutti gli atti successivi. Il documento è stato depositato il 29 marzo. Ora, per questo come per gli altri ricorsi (tutti al Tar, però), c’è solo da attendere.