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Europee, la Lega si prende Lampedusa ma non Milano: per Salvini una dimensione sempre più nazionale

Di Redazione |

La Lega di Salvini primo partito a Lampedusa, porta dei migranti nel profondo Sud dell’Italia e dell’Europa, ma non a Milano, profondo Nord nel cuore del Vecchio Continente e città del leader del Carroccio. Sono i paradossi di questa tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo che regalano al partito di Salvini una dimensione sempre più nazionale, non solo risultando il primo partito in queste europee, con il 33,34% dei consensi, ma aumentando sensibilmente anche nel centro e al Sud, dove M5s rimane il partito più votato, pur dimezzando i voti.

A Lampedusa, l’isola del medico dei migranti Pietro Bartolo, la Lega ha raggiunto percentuali incredibili con oltre il 45% dei consensi, mentre a Milano la Lega (che in Lombardia ha comunque raggiunto il 43,5%) si è fermata al 27,4, superata dal Pd con il 36% dei voti. Un risultato che non ha comunque rovinato la festa di Salvini, che in tutto il Paese ha raccolto 2 milioni e 200 mila preferenze personali, un numero di voti che – ha detto «mi ripaga di tante battaglie e di tanti sacrifici».

Dal canto loro gli alleati del Movimento di Davide Casaleggio e Luigi Di Maio si fermano al 17,07% e rispetto alle politiche ribalta in negativo i rapporti di forza con l’alleato di governo e in più subisce il sorpasso da parte del Pd allargato di Nicola Zingaretti, che ottiene un 22,70% dal significato a doppia lettura. E’ l’esito delle elezioni europee, con Salvini che annuncia di non voler «ricontrattare» i vincoli di Bilancio con i partner europei, conferma «lealtà» al governo ma chiarisce che il mandato «a fare ora è chiaro» dall’Autonomia alla Tav.

La Lega compie un exploit sia rispetto alle Europee del 2014 quando ottenne poco più del 6%, sia rispetto alle politiche del 2018, in cui si attestò al 17,35. Anche in termini di voti reali il balzo è indubitabile dal 1.686.556 voti del 2014 e dai 5.698.687 del 2018 ai 9.151.468 di ieri.

Il partito di Salvini è la forza con maggiori consensi non solo nel Nord, dove fa da traino al centrodestra per il successo in Piemonte, ma anche nel centro, dove è il primo partito nelle ex Regioni Rosse, ad eccezione della Toscana, dove Matteo Renzi mantiene il suo appeal, viste le preferenze dei candidati a lui vicini. E la Lega è al 20% in tutto il Mezzogiorno e nelle Isole, vincendo in comuni simbolo come Riace e Lampedusa, e in alcune province incalza M5s.

Il successo, ha detto il ministro dell’Interno, farà sì che i cavalli di battaglia della Lega siano portati avanti a livello di governo: taglio delle tasse, autonomia, lotta all’immigrazione. A livello europeo, Salvini ha detto di aver sentito Marine Le Pen e Orban come possibili partner e ha detto di auspicare che il Ppe dialoghi con le forze sovraniste e non con i socialisti, per i futuri assetti europei. Quanto alla vittoria a Lampedusa e a Riace, significa per il ministro dell’Interno che sull’immigrazione «gli italiani ci hanno dato ragione».

Il Partito di Casaleggio e Di Maio subisce un drastico ridimensionamento, un dimezzamento, nel Sud dove un anno fa aveva superato il 40% in tutte le Regioni, con punte del 45%. Il Sud rimane tuttavia la zona dove il Movimento mantiene un suo appeal: a Napoli e provincia, per esempio, è al 39,15%. E dimezzato risulta anche il consenso nel Nord Italia. «Oggi Radio Maria e Canti Gregoriani», è il tweet «penitente» di Beppe Grillo mentre i vertici del Movimento tacciono per tutta la mattinata.

Il Pd di Nicola Zingaretti più che il partito delle Regioni Rosse dell’Appennino è il partito delle grandi città: è infatti il più votato a Torino, Milano, Genova, Firenze, Bologna, Roma. Anche in altre grandi città dove è secondo (come Verona o Napoli) ottiene percentuali maggiori che non nella provincia o nella Regione. Ma, osserva il vicesegretario Andrea Orlando, non è tempo «di festeggiare ma di costruire» anche perchè se ci sarà crisi di governo il Pd chiederà le elezioni. Nel centrodestra Forza Italia, con l’8,79%, deve constatare un nuovo arretramento sia rispetto alle Europee di cinque anni fa (allora il 16,83%), sia rispetto alle ultime politiche (il 14%), subendo l’onta del sorpasso da parte di Fdi in alcune aree un tempo feudo di Silvio Berlusconi, come nel Nord. In crescita Fdi: cinque anni fa il partito sfiorò il quorum del 4% e oggi con il 6,46% manderà alcuni parlamentari a Strasburgo. «Siamo la sorpresa delle europee, un’altra maggioranza c’è e noi siamo pronti», esulta Giorgia Meloni guardando alle mosse della Lega.

Niente quorum per +Europa (3,09%), Verdi (2,29%) e la Sinistra inchiodata all’1,74%, che cinque anni fa aveva superato il 4% e ottenuto 3 eletti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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