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Europee, Bartolo il “Dottor House” che cura i mali dem e incanta la sinistra

Di Mario Barresi |

Catania – Non sono ancora scoccate neppure le due di una notte interminabile. Nella sala dell’Excelsior di Catania, quartier generale del comitato elettorale Pietro Bartolo, c’è ancora tanta tensione. La tendenza è rassicurante, ma ancora i dati ufficiali riguardano appena il 10% delle sezioni.

«Io avrei sonno», confessa il medico di Lampedusa ai suoi. «Sono stati giorni massacranti, soprattutto per tutti voi. Io vado a dormire, mi sembra che i risultati promettano bene. Andate a letto pure voi, ci rivediamo domani». E così, dopo qualche minuto, si smobilita. Niente spumante, quello resta in fresco per l’indomani. Ma scatta un applauso, liberatorio. E una risata collettiva: «Buonanotte, Pietro». Ecco, questo – in una brusca sintesi narrativa – è il futuro eurodeputato del Pd, il più votato nelle Isole. Il “Dottor House” del claudicante partito siciliano, il candidato esterno, chiesto e ottenuto dai catto-progressisti di Demos, che da solo incassa 115mila voti in Sicilia (135mila nella circoscrizione), poco meno della metà del totale di un partito del quale non ha la tessera. E non è detto che la prenda, adesso che per lui (eletto virtuale anche nella circoscrizione Centro, ma opterà per il seggio nelle Isole) si srotolano i tappeti rossi all’ingresso dell’Europarlamento.

Tutti pazzi per Pietro. Semplice, spartano, tanto allergico ai salamelecchi da risultare talvolta burbero. Forse anche per questo, nella sua Lampedusa, il Pd deve accontentarsi di 250 voti, battuto dal nemico giurato Matteo Salvini che incassa 410 preferenze personali. Bartolo, nella sua isola, fu democristiano e poi assessore del sindaco lombardiano Bernardino De Rubeis. Ma sono spigolature, come quelle di un medico «figlio orgoglioso di una famiglia di pescatori», diventato il simbolo mondiale della Sicilia che accoglie, a maggior ragione nell’era dei porti (e dei cuori) chiusi. «Non c’è bisogno che tu faccia il capolista, tanto sarai comunque il più votato», fu il vaticinio di Nicola Zingaretti nell’incontro che diede il via libera alla candidatura. Una mossa fra le più azzeccate in una campagna elettorale in cui il segretario nazionale ha scelto la strategia (dalla matrice culturale tutta sicula) dell’annacamento, il massimo del movimento con il minimo di spostamento.

E il medico dei migranti è il quieto testimonial di una valanga rossa che s’è alimentata giorno dopo giorno. Cannibalizzando voti a una sinistra siciliana ora ben al di sotto dei minimi storici. «Se c’è Bartolo ci turiamo il naso e votiamo Pd», il silenzioso passaparola. La palla di neve diventata valanga. Ci ha visto giusto, Claudio Fava, criticato dalla gauche più intransigente quando sul nostro giornale sussurrò quel suo «io sto con Pietro». E il presidente dell’Antimafia, poco prima che il suo candidato andasse a nanna, domenica notte s’è pure concesso il lusso di un selfie (per di più sorridente) per festeggiare un’elezione che definisce «una risposta di dignità a Salvini e alle destre». Un’amicizia vera, blindata dal lancio del cappello sul cranio del vincitore che si materializza negli entusiastici commenti di chi prova a rifarsi una verginità dietro al volto rugoso di Bartolo, diventato famoso nel mondo grazie al Fuocammare di Gianfranco Rosi.

E anche ieri la festa non è pirotecnia. «Mi state sommergendo di affetto. Sono davvero grato a tutti coloro che hanno deciso di impegnarsi a sostegno della mia candidatura permettendomi di raggiungere questi risultati. È merito di ciascuno di voi ed io mi impegnerò a portare la vostra voce in Europa. Adesso al lavoro e #senzapaura», è il sobrio post di Bartolo. Che adesso dovrà avere il coraggio di rappresentare la Sicilia esorcizzando due tentazioni. Quella di non fare l’eurodeputato “testimonial” soltanto del tema dei migranti, studiando e lavorando con la modestia di un pescatore e l’applicazione di un medico per essere utile ai siciliani. E poi la sfida più complicata e delicata: sfuggire dalle grinfie di chi, al grido di «abbiamo vinto», vorrebbe macchiare una vittoria pulita.

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