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Europee, Milazzo il delfino di Miccichè che ha guastato la festa ai centristi

Di Giuseppe Bianca |

Palermo – Gli occhi di Giuseppe Milazzo ieri brillavano di un azzurro birbante ancora più intenso. Con un velo di stanchezza forse, ma carichi di una grande felicità per una battaglia vinta che ha riportato vivacità nell’Isola per i colori ultimamente un po’ appannati di Fi. Un uno-contro uno che si è protratto, voto su voto, senza dare mai la sensazione di una partita chiusa prima del tempo o di un risultato scontato nel testa a testa con l’ex ministro dell’Agricoltura Saverio Romano. Da Sala d’Ercole a Strasburgo, l’ex funambolo delle opposizioni dell’era Crocetta, è cresciuto, passo dopo passo e l’elezione di domenica, per molti aspetti è l’esame di laurea superato. Una corsa quella per Strasburgo che Milazzo ha voluto fortemente sin dal primo giorno e che non ha interrotto neanche nei giorni difficili delle candidature da decidere, quando il muro contro muro ha portato all’aut aut con la “nomination” di Giovanni La Via e alla fuoriuscita dal partito del sindaco di Catania Salvo Pogliese, in rotta con Gianfranco Miccichè.

E se ci sarà tempo per dare un valore alla conta, o per stabilire contorni e desistenze del referendum che si è innescato sulla leadership di Miccichè nel partito, sulla candidatura del capogruppo all’Ars forzista, ieri è stato il giorno del riposo per i “due guerrieri” che si sono contesi, fino alla fine il seggio. Se del resto “una poltrona per due” poteva essere alla fine occupata da uno solo dei contendenti, non c’è dubbio che la prova muscolare di Saverio Romano, intorno a cui hanno giocato la partita i centristi che non si sono mai rassegnati in Sicilia alla fine di quella che ritengono quella dei moderati «ancora una stagione possibile» ha trovato ampia cittadinanza, fermandosi a 1531 preferenze in meno. Con la constatazione che l’area centrista ha riportato in occasione del voto di domenica un dimensionamento evidente di cui va preso atto. I voti nell’isola per FI sono 261.000 di cui un terzo circa dell’area che si è riconosciuta nella candidatura di Romano. Tra questi anche quelli degli autonomisti siciliani di Raffaele Lombardo che non hanno certo fatto gli spettatori in questa estenuante battaglia di campo.

Il dato nazionale di Forza Italia del 8,78 % e quello siciliano del 17% disegnano adesso una cartolina chiara per il Cav. che dovrà optare per una delle circoscrizioni in cui è stato eletto, in cui la Sicilia vale il doppio del numero di consensi nazionali. Detto questo va anche aggiunto che su Milazzo si sono spesi in diversi. Dai deputati regionali forzisti, a quelli nazionali vicini a Gianfranco Miccichè, oltre agli assessori Grasso e Falcone. Un rapporto di forze che Romano ha provato a incalzare nei territori, fermandosi alla fine a un’incollatura. Chi ieri ha voluto rimarcare la doppia velocità tra nord e sud del partito di Berlusconi è stato invece il commissario forzista Gianfranco Miccichè: «Ringrazio tutti i candidati – ha detto- che si sono spesi, senza risparmiare sforzi, per raggiungere questo straordinario traguardo. Forza Italia al sud doppia i risultati rispetto al nord e in Sicilia raggiunge quello migliore col 17%. Ci siamo riusciti grazie ad una lista fortissima e ad una prestazione fuori dal comune del presidente Silvio Berlusconi».

Chi vede un’area centrista a trazione azzurra è invece Eleonora Lo Curto parlamentare regionale dell’Udc: «In Sicilia gli elettori premiano il progetto di Gianfranco Miccichè che attorno a Forza Italia ha voluto ricostruire un’area moderata europeista ben distante da sovranismi e populismi, respingendo persino la formula che vuole un centrodestra trainato dalla Lega». Il seggio di cui sarà espressione il capogruppo palermitano di Fi all’Assemblea regionale siciliana nasce anche dalla performance di Cateno De Luca a supporto di Dafne Masolino, altra candidata in lista per Fi a Messina. Rimane da capire però quanto la variabile “De Luca” metta radici nel partito berlusconiano di Sicilia e quanto invece mantenga della sua volatilità politica. Da sola, secondo alcuni, non può ricondursi a una strategia di medio o lungo periodo. Almeno che per De Luca il gioco non valga la candela.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA