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Pd Sicilia, c'è lo sfidante di Anthony Barbagallo: Fabio Venezia pronto a correre per la segreteria regionale

Il deputato dell’Ars chiede però «la condizione» che le regole siano garantite. C'è infatti chi vuole la guerra al Nazareno

Mario Barresi

08 Maggio 2025, 13:50

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Non è proprio una fumata bianca. Ma, con un buon margine d’approssimazione sulle diverse sfumature possibili, può essere definita di colore avorio. O «bianca sporca», nella sottile ironia da armocromista (ma qui Elly Schlein non c’entra) usata a tarda sera da un pezzo grosso del Pd che si oppone al bis di Anthony Barbagallo. La candidatura «forte e alternativa» al segretario regionale uscente, e aspirante rientrante, c’è: ed è quella di Fabio Venezia. Il deputato regionale ennese, dopo una lunga serie di riunioni dal vivo e di “bilaterali” al telefono (ma non è ancora finita: oggi si continua a oltranza), ha dato la propria «disponibilità condizionata» a sfidare il candidato dell’area legata alla segretaria nazionale.

Venezia è dunque pronto a sostituire in corsa Antonello Cracolici, che martedì ha annunciato il suo passo indietro, per «una partita a testa alta» contro Barbagallo. Le «condizioni», che poi corrispondono a una strategia diversa maturata nell’ala bonacciniana del partito siciliano, sono legate alla «garanzia che il congresso si svolga con tutti i crismi della regolarità».

E qui si riportano indietro le lancette della faida dem: fra i contenziosi possibili c’è quello sulla «lista dei dirigenti che hanno firmato il regolamento congressuale». Quello proposto - o, come sostiene qualcuno, «imposto» - da Barbagallo, che ha chiuso alle primarie limitando il voto soltanto agli iscritti. «Fuori tutti i documenti: quei nomi non li conosce nessuno», sostiene una parte del fronte di opposizione. Pronto ad aprire la contesa, anche a colpi di carte bollate, contro il segretario regionale. Ma anche contro il Nazareno, visto che da Roma è arrivato Nico Stumpo con il ruolo di commissario per il congresso.

Eppure c’è chi, fra gli anti-Barbagallo, sostiene che «una scelta del genere andrebbe spiegata bene, perché il rischio è finire dentro il tritacarne mediatico di narrazione che ci vedrebbe come degli azzeccagarbugli contro il candidato della Schlein». Meglio, dunque, «giocare a carte scoperte». Magari con una via di mezzo: denunciare con forza le presunte «irregolarità» dell’iter, ma senza bucare il pallone congressuale.

E a questo punto entrerebbe in ballo Venezia. Che, a chi l’ha sentito in queste ultime ore convulse, s’è mostrato «fiducioso». Al “RigeneriAmo il Pd” del segretatio uscente, l’ex sindaco di Troina è pronto a opporre «una mozione che racconti di un partito che in alcune parti c’è già: un Pd che sa amministrare e che sa anche vincere». Con il sostegno dello zoccolo duro del gruppo all’Ars (anche se ieri Valentina Chinnici, dopo il vertice dei cuperliani, ha accettato di fare la vice di Barbagallo) e con «l’orgoglio di chi non ha mai fatto giravolte e non ha scheletri negli armadi giudiziari».

Eppure nemmeno oggi, dal “comignolo” di via Bentivegna, è previsto lo sbuffo bianco. Se ne riparla domani, ultimo giorno utile per le candidature alla segreteria. Soltanto allora si capirà se si profila una “semplice” battaglia congressuale. O una guerra d’indipendenza dal Nazareno dichiarata da una parte del Pd siciliano.