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Piano anti siccità per la Sicilia, Barbagallo promette: «Nelle campagne non sarà come gli anni scorsi»

L'assessore regionale all'Agricoltura, nonchè docente ordinario di Idraulica agraria all’Università di Catania, fa il punto sugli invasi soprattutto nella parte orientale dell'Isola

Mario Barresi

08 Giugno 2025, 11:10

Piano anti siccità per la Sicilia, Barbagallo promette: «Nelle campagne non sarà come gli anni scorsi»

In assessorato, per tutti, è «il Prof». E infatti, in ossequio allo stigma professionale, il titolare della delega all’Agricoltura nel governo regionale arriva in redazione con un’ordinata cartella traboccante di grafici, tabelle e numeri. «Sono la dimostrazione che l’estate alle porte, per le campagne siciliane, non sarà come quella terribile del 2024».

Parola di Salvatore Barbagallo, docente ordinario di Idraulica agraria all’Università di Catania. Quel che si dice un tecnico prestato alla politica: prima da fidatissimo consulente dell’ex assessore Luca Sammartino, poi da suo successore. Il ritorno in giunta del leader carismatico della Lega siciliana dovrebbe essere imminente (si parla di metà luglio, magari dopo l’approvazione del bilancio consolidato all’Ars), ma Barbagallo, nel colloquio con La Sicilia evita di coniugare più di tanto i tempi dei verbi. Una specie di present progressive. Da assessore-professore e da professore-assessore. Che non deve capitalizzare consensi, ma «proseguire, finché ce ne sarà l’opportunità, un lavoro che dura senza alcuna discontinuità da due anni», in cui «uno degli obiettivi in assoluto più urgenti è mettere in sicurezza l’agricoltura siciliana da una crisi idrica radicata nel tempo, dovuta anche ad alcuni errori di prospettiva della politica regionale».

I numeri. Che, parlando di siccità, sono innanzitutto «la disponibilità idrica per l’agricoltura siciliana» alla vigilia dell’estate 2025. «Per la prima volta dopo gli ultimi due anni di crisi, sostanzialmente all’inizio della stagione irrigua c’è acqua a sufficienza», afferma. «La parte orientale dell’Isola - e questa è la prima notizia che ci fornisce l’assessore - in questa stagione non dovrebbe entrare in sofferenza, perché i bacini hanno immagazzinato abbastanza acqua per rispondere alle esigenze irrigue». Con questi livelli, aggiornati agli scorsi giorni, dei principali invasi: Pozzillo 33 milioni di metri cubi (nonostante la riduzione di capacità dovuta ai lavori Enel); Ogliastro 18 milioni; Lentini 11,5; Nicoletti 3; Santa Rosalia 2,5; Ragoleto 2,1; Olivo 1,1; Scianguana 200mila metri cubi.

Meno ottimismo per la Sicilia centrale e occidentale, «anche se saremo molto distanti dalla situazione della scorsa estate». L’aggiornamento sull’attuale disponibilità delle singole dighe regionali: Garcia 7,5 milioni di metri cubi d’acqua; Arancio 4,8 milioni; Castello 3,9; Rubino 2,7; Poma 2; Paceco 1,3; Trinità 1 milione; Zaffarana 500mila metri cubi. In questa zona Barbagallo, fatta 100 la (presunta) autosufficienza irrigua della zona est, stima «un dato anche superiore al 70 per cento». Il che non significa che non ci saranno problemi, ma che «ci sono risorse idriche più limitate, con un deficit prevedibile a macchia di leopardo in certe aree». Anche a causa di quella che definisce «la competizione obbligata con l’uso potabile», perché in questa parte dell’Isola «l’Autorità di Bacino rende obbligatorio appostare delle quote a uso potabile con una proiezione a febbraio 2026». Certo, l’assessorato ha anche un piano d’emergenza «per utilizzare l’acqua solitamente non disponibile, la cosidetta “capacità morta”», ma Barbagallo confida di non avere bisogno, nei prossimi quattro-cinque mesi di questa «soluzione estrema».

Anche perché il titolare dell’Agricoltura, grato al governatore Renato Schifani «per la fiducia e per lo spirito collaborativo con cui sin dal primo giorno è stato impostato il nostro rapporto», confida molto nella parte più voluminosa che porta con sé nella carpetta. Quella relativa a «cosa abbiamo fatto in questi due anni». Barbagallo rivendica un doppio canale in materia di siccità: «La programmazione infrastrutturale, con risvolti percepibili sugli impianti pubblici e privati, ma anche la risposta tempestiva alla crisi con i sostegni finanziari alle imprese agricole in difficoltà». Partendo dal primo punto - quello di cui, da buon accademico, è più orgoglioso - il tecnico “in quota Lega” srotola sul tavolo un lungo elenco, con fotografie e dettagli tecnici dei progetti, sul cosiddetto «piano traverse». Che, a dispetto dell’ingannevole suggestione a cui il nome si presta per i non addetti ai lavori, non c’entra nulla né con la viabilità né con l’incontinenza senile. Le traverse idriche sono degli sbarramenti artificiali che servono a regolare il livello dell’acqua, creando un piccolo invaso a monte, per consentire così il prelievo e aumentare la disponibilità d’acqua a uso irriguo. «Piccole ma importanti opere irrigue per la rifunzionalizzazione delle opere di presa», le definisce Barbagallo nella sua “lingua”. Elencando gli interventi già effettuati (negli invasi di Scanzano, Fanaco, Arancio, Castello e Rubino) e quelli in progettazione (Dittaino nella diga Ogliastro, Barbajanni e Trigona nel lago di Lentini, Riuzzuto a Comunelli, Maroglio nel bacino di Cimia e Dirillo al Biviere di Gela). In tutto 10 milioni di euro impiegati.
Opere in apparenza minori, così come - nella Regione in cui un deputato dell’Ars passò alla storia per l’autodefinizione di «piccolo uomo in un grande laghetto» - i contributi per i serbatoi aziendali: il bando da 50 milioni è servito a decine di aziende, un altro in arrivo con 35 milioni di Poc-Psc.

Un investimento minimo, soprattutto se paragonato a quello complessivo per «la rifunzionalizzazione delle reti irrigue». Non soltanto i 30 milioni dal Piano di sviluppo rurale e i 10 milioni di risorse regionali, ma soprattutto con il “ripescaggio” di gran parte dei 31 interventi del Pnrr (definanziati circa 400 milioni per «investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche») «giustamente bocciati dal ministero per la modesta qualità progettuale», ammette con piglio professorale Barbagallo, mai stato tenero nel giudizio sul passato prossimo del precedente governo regionale. «Grazie al lavoro dell’onorevole Sammartino, che io ho ereditato, sono state recuperate 21 opere con circa 210 milioni del Fsc», scandisce.
Segue (lungo) elenco delle opere. Solo per citare quelle della Sicilia orientale: l’adduttore Gerbini Magazzinazzo nel Consorzio di Bonifica di Catania, le condotte secondarie a Caltagirone, il serbatoio Tenuella a San Giorgio, le centrali di sollevamento di Ponte Barca e dell’impianto irriguo di Scicli, l’ammodernamento delle infrastrutture consortili di Siracusa, la sostituzione di tratti di condotta nella rete irrigua Olivo a Enna, del comprensorio nord di Siracusa e della rete irrigua Nicoletti a Enna, il ripristino della funzionalità idraulica del canale Cavazzini e del torrente Monaci in territorio etneo, la ristrutturazione dell’impianto di irrigazione a valle del serbatoio ennese di Pozzillo, l’impermeabilizzazione delle vasche di Gornalunga (Gerbini) e Tanazzi (Dittaino), le opere secondarie degli impianti Piana Moio, Piano Olive-Furnari e San Paolo a Messina. Le due più importanti progettazioni riguardano i canali Cavazzini e Gerbini, nel Catanese. Ma il vero simbolo del piano anti siccità dell’assessore è il lago di Lentini. «Qui - ricorda - abbiamo rimesso in attività pompe di sollevamento abbandonate da cinque anni. Il ripristino dell’impianto, costato 600mila euro, ha permesso di ottenere 1.200 litri di acqua al secondo: dal 20 luglio avremo a disposizione 7 milioni di metri cubi e la stima per tutto il 2025 è di 12 milioni». Appaltato per 1,5 milioni di euro un «ulteriore potenziamento per arrivare a oltre 3.000 litri al secondo». Ma su questi lavori Barbagallo ha voluto evitare l’effetto deleterio dei cantieri nelle autostrade siciliane: «Ho disposto lo stop totale ai cantieri fino a ottobre: la priorità è utilizzare le risorse attuali per la campagna irrigua».

Barbagallo continua a dare i numeri. Quelli dei sostegni finanziari alle imprese colpite dalla crisi nel biennio 2024/25: 35 milioni per l’emergenza peronospera nella viticoltura e la “vendemmia verde”; 25 di contributi per il fieno, 20 alla cerealicoltura, 18 all’agrumicoltura, 11 all’olivicoltura, 6 ai produttori di pistacchio e mandorla, 1,5 all’apicoltura.
Ma non sono tutte rose e fiori, nelle campagne siciliane. La grande incompiuta, denunciata dagli imprenditori quanto dai sindacati, è la legge sui Consorzi di Bonifica. Barbagallo, ricordando «i cinque milioni stanziati nella manovrina per Ragusa e Agrigento», fornisce finalmente delle date precise: «Martedì 10 il ddl sarà incardinato all’Ars e entro fino giugno si arriverà al voto». Sarà «una delle riforme più qualificanti di questo governo regionale», dice con più di una punta d’orgoglio. La soddisfazione più grande e forse anche l’ultima, prima di riconsegnare il testimone dell’Agricoltura siciliana al suo predecessore-successore Sammartino.