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Galvagno indagato per corruzione, la seduta all'Ars. Il presidente all'Aula: «Non faccio un passo indietro»

L'intervento in diretta e le risposte dei deputati regionali. Cracolici: «Il problema è la corrente turistica di Fratelli d'Italia»

Redazione La Sicilia

01 Luglio 2025, 14:27

Gaetano Galvagno riferisce all'Ars

«Ho ritenuto di non intervenire in aula fino a questo momento perché anche questo mi sembrava una distorsione del sistema. Nessun altro cittadino ha la possibilità che ho io di potere parlare al parlamento, peraltro dallo scranno più alto. Dai giornali, tra l'altro, apprendo quello che di cui nemmeno io ho conoscenza da indagato. E dai social apprendo che molti altri hanno disponibilità di atti che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio». Comincia così l'intervento di Gaetano Galvagno, presidente dell'Assemblea regionale siciliana, coinvolto in un'indagine per corruzione partita dallo scandalo Cannes. Galvagno sta parlando a Palazzo dei Normanni in questi minuti.

Ieri si è dimessa Sabrina De Capitani, l'ormai ex portavoce dell'enfant prodige di Fratelli d'Italia, protagonista di molti degli episodi emersi sui giornali, a partire dal quotidiano La Sicilia.

L'intervento di Galvagno: «Molti mi chiedono di fare due passi in avanti»

«A gennaio di quest'anno - afferma Galvagno poco dopo l'inizio del suo intervento - ho ricevuto un avviso di proroga dei termini delle indagini preliminari. Non mi era noto quale fosse l'ipotesi di reato. Mi sono messo, quindi, a disposizione dei magistrati e ho chiesto immediatamente di essere interrogato. Quel momento è arrivato lo scorso 24 maggio, quando mi è stato notificato l'invito. Il 7 giugno sono stato sentito e ho risposto a tutte le domande che mi sono state fatte».

«La presidenza non è mai stata messa a disposizione di alcun interesse personale. Questo parlamento ha approvato una enorme mole di documenti di natura finanziaria, per un totale di 13 miliardi di euro - dice Galvagno - Ci siamo fatti promotori di una modifica nell'assegnazione delle risorse dell'Assemblea regionale, non più ad associazioni bensì a enti pubblici, di per sé sottoposti agli obblighi di trasparenza propri della pubblica amministrazione».

«In questi giorni sono stato sottoposto a diverse sollecitazioni. C'è chi mi chiede di fare un passo indietro e chi mi chiede di farne due in avanti - continua Gaetano Galvagno, avviandosi alla conclusione - Io non credo di essere attaccato alla poltrona. Ma se decidessi di fare un passo indietro rischierei di fare passare il messaggio che una richiesta veicolata sui canali digitali ha più peso della nostra Costituzione. Stiamo parlando di un'indagine non conclusa, che eventualmente dovrà passare attraverso diversi gradi di giudizio».

Comincia il dibattito in aula

Intorno alle 14.30, finito il suo intervento, Galvagno lascia il posto sullo scranno della presidenza dell'Ars al vicepresidente Nuccio Di Paola e comincia il dibattito. Il primo a parlare è il deputato Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale antimafia.

L'intervento di Antonello Cracolici: «Contesto degradato»

«Chi come noi svolge funzioni pubbliche non può soltanto richiamarsi ai diritti individuali ma deve anche tenere conto del sistema complessivo delle regole che tutelano ogni cittadino e che devono tutelare anche le istituzioni. Mi auguro e gli auguro che questa vicenda possa avere l'esito di una richiesta di archiviazione», comincia Cracolici. «Diversa è la situazione nel caso in cui dovesse essere disposto un formale rinvio a giudizio. Perché, e varrebbe per tutti incluso per me, io non esiterei a dare le dimissioni. Qui però abbiamo una questione di altra natura: questa vicenda fa emergere un contesto di degrado, al di là delle responsabilità individuali».

«Chiunque possa ritenersi al di sopra della legge, con sistemi di scambio o di attività corruttiva, deve spingere la politica a interrogarsi. Questa vicenda è paradigmatica di un contesto. Qui il tema non sono le leggi che fa questo parlamento, che rappresentano interessi della Sicilia, di categorie sociali, blocchi di una società complessa come la nostra. La rappresentanza deve esprimersi anche con l'attività legislativa». Il punto, però, per Cracolici non è che «il parlamento sia un luogo criminogeno. Questo è un insulto. Ma se qualcuno, tradendo le ragioni per cui la democrazia funziona, può pensare di utilizzare singoli provvedimenti per averne un tornaconto personale».

«Se in Sicilia sta emergendo, purtroppo da più tempo, un dato strutturale: il tema di Fratelli d'Italia e della corrente turistica che governa non solo in Sicilia ma governa in Italia. Ripetutamente, prima che iniziasse questa legislatura, già con il caso Cannes, si è aperta una voragine. Si pongono degli interrogativi, compresa la notizia dell'indagine a carico dell'assessora Amata. Di cui abbiamo appreso solo ieri, dopo mesi. I temi che abbiamo davanti non si chiuderanno solo con questo dibattito».

L'intervento di Ismaele La Vardera: «Galvagno si autosospenda, Schifani chieda le dimissioni di Amata»

Prende la parola, dopo il democratico Antonello Cracolici, Ismaele La Vardera di Controcorrente, componente del gruppo Misto. «Per quanto mi riguarda - inizia La Vardera - o noi rispettiamo la funzione pubblica della stampa, o cambiamo Paese e ci trasferiamo in Uzbekistan. Oppure accettiamo che se ricopriamo un ruolo pubblico dobbiamo rendere conto, anche delle intercettazioni pubblicate dalla stampa», afferma il deputato regionale, prima di chiedere al presidente Renato Schifani di domandare le dimissioni dell'assessora Elvira Amata.

«Biglietti per i concerti, soldi pubblici utilizzati come se fossero i suoi per agevolare gli amici, presunte consulenze a parenti dopo stanziamenti e una portavoce che accetta regali da 30mila euro. Il quadro è chiaro e siamo davanti a un sistema di favori che non fa altro che mettere Gaetano Galvagno in una posizione di conflitto dal suo ruolo di presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Ho atteso prima di esprimermi per leggere gli atti e capire, senza limitarmi a quello che usciva dalla stampa. Intercettazioni e comportamenti che si evincono dai documenti fanno capire che l'attuale presidente dell’Ars ha perso la bussola dell’etica e della morale, cosa inaccettabile per il suo ruolo. In attesa della decisione della procura di Palermo, presidente Galvagno si deve auto-sospendere e nel caso fosse rinviato a giudizio, io non glielo auguro, si dovrà dimettere».

«Siamo arrivati al punto più basso della legislatura, dopo l’indagine per corruzione che riguarda il presidente Galvagno anche l’assessore regionale Elvira Amata risulterebbe indagata per corruzione. Un quadro desolante che dovrebbe portare il presidente Schifani a un sussulto di dignità sollevandola dall’incarico in attesa delle risultanze investigative a garanzia dell’onorabilità di un regione al centro di un vero e proprio terremoto. La politica deve arrivare prima della magistratura».

L'intervento di Giuseppe Lombardo: «Pressioni mediatiche mai viste»

Per Giuseppe Lombardo (Grande Sicilia), è «apprezzabile l'intervento di Galvagno, ma sull'indagine si alimentano sospetti non indifferenti. Lo stillicidio mediatico che lo ha riguardato è una cosa che non ha precedenti, o ne ha pochissimi. E noi ne sappiamo qualcosa». Per Lombardo sono stati «superati i confini della libera informazione. Prima del politico e del deputato c'è la persona, la cui dignità va tutelata nella sua interezza. Parliamo di un indagato, non di un imputato e nemmeno di un condannato».

Giuseppe Lombardo sottolinea che «per rispetto nei confronti della magistratura inquirente» bisognerebbe fermare le fughe di notizie. «Presidente - dice Giuseppe Lombardo - le chiediamo di fare due passi in avanti. Di continuare su questa strada. Nella Costituzione non esistono valutazioni a due pesi e due misure, la presunzione di innocenza è un baluardo del nostro stato di diritto. Deve andare avanti e continuare col senso di responsabilità e l'equilibrio che ha avuto in questi mesi, dando una prova esemplare».

Antonino De Luca (M5s): «Abbandoniamo le logiche del maxiemendamento»

«Non nascondo l'imbarazzo provato in questi giorni. Perché non riconoscevo il politico che ho conosciuto in questi anni con quello che leggevo sui giornali», afferma Antonino De Luca del Movimento 5 stelle. «Di certo bisogna fare delle riflessioni sulle responsabilità che ha ognuno di noi. Oggi quella che esce malmenata è proprio la figura dell'istituzione parlamentare. Perché in questo momento c'è la sensazione che determinati ruoli vengono usate per favoritismi che sono anche squilibrati rispetto al ruolo», afferma De Luca.

«Sui giornali si parla dei biglietti dei concerti o di un'auto a noleggio. Non posso credere che siano questi i fatti corruttivi, proprio per la loro banalità. O c'è altro oppure l'indagine si risolverà a breve. Io penso che dobbiamo affrontare le prossime norme in materia finanziaria con la serenità dovuta ai lavori parlamentari. Io penso che il collega qualche riflessione la debba fare su come affrontare il suo ruolo: non parlo di dimissioni né di sospensione. Però sicuramente quest'Aula deve prendere delle decisioni, abbandonando le logiche del maxi-emendamento e cominciare a dare un segnale da questo punto di vista. Perché diversamente è troppo semplice anche andare a indagare la singola norma, la singola questione, e poi mettere in discussione tutto il sistema legislativo e questo noi non lo possiamo consentire».

«Chiedo la convocazione di una seduta d'Aula per parlare di SeeSicily, Cannes... Per parlare con il presidente Schifani e con l'assessora Amata, per avere dei chiarimenti su fatti che sono già stati all'attenzione della magistratura, della Corte dei Conti e della stampa. Se i cittadini non hanno fiducia in noi non possono avere fiducia nelle istituzioni».

Gianfranco Miccichè: «Giornata surreale, non abbiamo diritto di dire se Galvagno è colpevole o innocente»

«Io stamattina in capigruppo ho spiegato come questa giornata d'aula fosse surreale. Penso che nessuno di noi ha diritto di dire se Galvagno è innocente o colpevole, perché non si sa nemmeno di cosa è innocente o colpevole. Credevo che Galvagno fosse obbligato a venire in aula a comunicare cosa ha ricevuto, come ha fatto. E da quel momento aspettare che la giustizia faccia il suo corso. Se dovesse succedere qualcosa di diverso, ci comporteremo di conseguenza», lo ha detto Gianfranco Miccichè, oggi deputato ma già presidente dell'Assemblea regionale siciliana, predecessore di Galvagno sulla poltrona più alta di Sala d'Ercole.

«So che significa avere questi pesi, significa non dormire, significa pensare a chissà quali complotti si stanno facendo alle nostre spalle… Per cui, presidente Galvagno, non posso che augurarle che questa inchiesta si svolga velocemente. Questa seduta parlamentare non si sarebbe dovuta fare».

Michele Catanzaro (Pd): «Dal 2023 chiediamo a Schifani di occuparsi del Turismo»

«Io ho grande rispetto dei tribunali dove avvengono i processi. Qui siamo in un parlamento e c'è da affrontare la questione politica. Lei, presidente, ha detto che già da mesi sapeva di questa indagine. Io non voglio entrare nel merito rispetto alle cose che anche lei ha voluto esternare, cioè il fatto che non è in possesso di tante delle cose che legge sui giornali. Però noi oggi siamo chiamati al senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni», comincia Michele Catanzaro, capogruppo del Partito democratico.

«Il 5 gennaio 2023 avevamo proposto un'interrogazione sul tema del turismo», dice Catanzaro rivolgendosi al presidente della Regione Renato Schifani, presente in aula. «Lei ha cambiato gli assessori, ma alla fine rimane sempre lo stesso partito politico. Io non voglio fare demagogia... Però io non accetto, e lo dico ai colleghi, di essere tutti nello stesso calderone. Anche noi, nei mesi passati, lo abbiamo detto quando ci si accingeva a fare la finanziaria: bisognava stare attenti, tralasciando le associazioni e guardando i Comuni. E questo io lo rivendico. Non mi vergogno a dire che noi come Pd abbiamo portato avanti degli emendamenti. Non possiamo emettere giudizi fino a quando non sappiamo quello che avviene. Però è ovvio che come deputati dobbiamo rispondere agli articoli che ci vedono tutti dentro ai giornali».

Carmelo Pace (Dc): «No alla gogna mediatica e ai processi sui giornali e in parlamento»

«L'intervento di Galvagno è l'ennesimo atto di rispetto delle istituzioni», interviene il deputato agrigentino e capogruppo della Democrazia cristiana, Carmelo Pace. «C'è un vero massacro mediatico contro il presidente Gaetano Galvagno. Come garantisti diciamo no alla gogna mediatica, no ai processi sui giornali e no ai processi in parlamento. A giudicare devono essere esclusivamente i giudici»

L'intervento di Cateno De Luca: «Da ex imputato, pregherò per Galvagno»

«Questa è una fase molto delicata, nella quale bisogna avere fede ed essere convinti della funzione che si svolge. Quando sono stato assolto mi sono stati riservati dei necrologi, nei giornali. Spazi piccoli. Io mi permetto, presidente Galvagno, di dirle che lei oggi non deve dare conto a questo parlamento: lei di fronte alla legge è un cittadino come gli altri, quindi è in quel contesto che deve dare conto a chi ha aperto dei procedimenti nei suoi confronti», afferma Cateno De Luca, di Sud chiama Nord, prima di richiamare le vicende penali che lo hanno riguardato in prima persona.

«Io sono stato oggetto, per anni, di pedinamenti e intercettazioni - continua De Luca - Ho subito anche la decontestualizzazione delle intercettazioni sbattute sui giornali. Più di me in questo parlamento non le può dire nessuno cosa significa. Gente senza arte né parte, che non è capace di svolgere la funzione per la quale è stata eletta, approfitta di queste dinamiche per mettersi in mostra perché non ne ha altre. Io e la mia famiglia aspettiamo le scuse di chi è stato sciacallo quando io mi sono trovato in quel contesto. Quest'aula non si può trasformare in un'aula di tribunale. E il dibattito politico che riguarda la nostra funzione non può essere avvelenato da questi atteggiamenti che minano la democrazia. Due arresti, diciassette processi: sempre assolto. Vuol dire, presidente Galvagno, che alla fine la giustizia giusta arriva. Ma ci vuole tempo e pazienza. La terrò presente nelle mie preghiere».

Stefano Pellegrino: «Le intercettazioni dovevano essere segrete»

«L'indagato non può avere conoscenza degli atti che lo riguardano attraverso i giornali. Lo dico come deputato e lo dico come componente della Camera penale. Il processo mediatico parallelo genera delle situazioni veramente imbarazzanti», afferma Stefano Pellegrino di Forza Italia. «Rischiamo di influenzare negativamente chi deve giudicare. Chi sono i giudici? Sono i giornalisti? Chi è la pubblica accusa? L'opposizione?», domanda Pellegrino. «Nel mio cinquantennio di ministero forense ho sempre pensato che al centro di ogni processo esiste una persona. Un soggetto con le sue preoccupazioni, la sua famiglia, le sue speranze. Ricordiamocelo: al di là delle cicatrici indelebili che lascia lo stigma sociale della colpevolezza, perché nei processi fuori dalle aule di tribunale non c'è difesa e non c'è Appello».

Giorgio Assenza (FdI): «Opinione pubblica famelica di sangue»

«L'opinione pubblica è sempre più famelica di sangue nei confronti dei "potenti"», dice Giorgio Assenza, esponente ragusano di Fratelli d'Italia. Ringrazia il governo regionale, presente in aula, e ringrazia tutto il gruppo dei meloniani. «Al di là di qualche svarione che si poteva evitare il tono del dibattito è rimasto entro le righe. Di che cosa parliamo? Parliamo di una richiesta di proroga delle indagini che chi vive il mondo dei processi sa che il più delle volte è un atto dovuto. Poi dico: la richiesta di proroga delle indagini è avvenuta a gennaio, ma si parla di intercettazioni avvenute due anni prima. C'è qualcosa in questo meccanismo che non quadra».

Per Assenza, quando si parla di "legge bavaglio" si dovrebbe pensare a quello che sta succedendo in questi giorni. «L'unico bavaglio è una battaglia navale: indagato o non indagato, diventi D6 o A4. Faccio l'avvocato da 46 anni. La tutela dei diritti, solo chi non la vive sulla propria pelle, può non capirla. Presidente Galvagno, la ringrazio per questo suo senso di responsabilità che ha avuto nel dire al parlamento le poche cose di cui ha notizia. Il mio non è un intervento dovuto solo ad affetto e stima, immutati, nei suoi confronti e nel suo operato. Ma anche per richiamare tutto il parlamento a un'assunzione di responsabilità: non possiamo buttarci in pasto del circo mediatico».

Le conclusioni di Gaetano Galvagno

«Io non ho molto da aggiungere, così come avevo anticipato. Però in maniera molto sentita ci tengo a ringraziare tutti i deputati che hanno voluto partecipare e sono voluti intervenire a questa seduta. Li ringrazio anche, e non è scontato, per il riconoscimento della disponibilità ad affrontare l'argomento. Ringrazio anche il presidente della Regione che ha voluto partecipare a questa seduta e per me la sua presenza è certamente significativa. L'emozione che ho dentro di me è forte, ma devo tenerla a bada prima di qualunque affermazione. L'Assemblea regionale siciliana deve andare avanti. Chiederò al vicepresidente Di Paola di continuare i lavori, passo a lui la presidenza».

Alle 15,44 la seduta viene sospesa.