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Centrodestra in Sicilia, (non) è qui la festa? E la Lega: «Con Musumeci, un abisso»

Di Mario Barresi |

Catani – È qui la festa? Sì, anche nel centrodestra siciliano dilaniato dalle tribù in guerra, si fanno scorpacciate di “bacioni perugini” con annessi bigliettini densi di cuoricini e speranze. La vittoria in Umbria, per Nello Musumeci, «profuma di libertà». Gongola, il governatore per l’elezione della neo-collega umbra Donatella Tesei, che «consolida il desiderio di cambiamento dei cittadini italiani, che prima o poi saranno chiamati al voto e potranno, finalmente, scegliere a chi affidare la responsabilità di governare la nazione». Sembra un effetto taumaturgico, quello del trionfo della coalizione a trazione leghista alle Regionali in Umbria. Quasi miracoloso, se Gianfranco Miccichè, 24 ore dopo aver annunciato l’idea di rifondare «un nuova Forza del Sud», tira il freno a mano. E poi fa retromarcia: «Non ho alcuna intenzione di creare un nuovo partito per il Sud, la mia voleva solo essere solo una provocazione». Del resto, ammette all’AdnKronos, «non ho la forza né strutturale né economica per potere lanciare un nuovo partito». Allineati e coperti anche gli altri forzisti. Tutti in festa per la vittoria altrui. Per il parlamentare nazionale Nino Germanà «il centrodestra unito fa bene al Mezzogiorno», per il vicecoordinatore regionale Riccardo Gallo il modello umbro è addirittura «la strada maestra da seguire in occasione delle prossime competizioni elettorali».

«Abbiamo vinto in Umbria», è il mantra dei peones sui social. E persino il terremoto istituzionale che faceva tremare Palazzo d’Orléans e Palazzo dei Normanni sembra derubricato a innocuo annacamento. «Ma quale incontro? Io non avrei problemi a incontrarlo. Ma non è previsto alcun incontro con il governatore…», confessa il presidente dell’Ars che vedrà presto (forse oggi) Musumeci. Sembra quasi un altro centrodestra, in Sicilia Sospese le rese dei conti, dimenticati veleni e insulti.

Dall’alfa all’omega. È bastata una notte. Ma in molti dimenticano il delta. Ovvero il differenziale che c’è fra il centrodestra (anzi: il destracentro) che ha sbancato l’Umbria e la «maggioranza che non è maggioranza» al governo della Regione. A misurarlo, con gelida precisione matematica, il viceré salviniano nell’Isola. «Fra il modello umbro e il centrodestra che governa la Sicilia c’è una distanza abissale», scandisce Stefano Candiani.

Il commissario regionale della Lega si dice «divertito, ma soprattutto stupefatto, dalle fantasmagoriche giravolte» che arrivano dal centrodestra siciliano. Musumeci ha appena evocato, da par suo, la manifestazione unitaria: «È ancora salda nella mia mente l’immagine forte della piazza di San Giovanni a Roma. Una piazza gremita, democratica, pulita, onesta. Il centrodestra di oggi ha una capacità in più di interpretare i territori e una leadership forte e trainante». Ma Candiani lo fulmina: «In quella piazza Musumeci ha detto che in Sicilia governa con la Lega. Forse stava sognando. È una circostanza che, francamente, mi sfugge. La Lega non è nel governo di Musumeci, dal quale ci divide un abisso». E poi un avviso inequivocabile: «Quando noi governeremo davvero la Sicilia, se ne accorgerà pure lui. Così come se ne accorgeranno i siciliani, che non ne possono più di gattopardi e giocolieri di Palazzo». Una secca bocciatura del “modello Sicilia”, con la rassicurazione che «la Lega ha già intrapreso un percorso, lo stesso dell’Umbria e di tutte le altre Regioni che governiamo e che vogliamo governare, anche per la Sicilia». Per il senatore leghista «una strada obbligata, che percorreremo con gente nuova e profondo radicamento sul territorio».

C’è anche il vice-Candiani, l’assessore catanese Fabio Cantarella, in un selfie in trasferta, in una trattoria umbra a festeggiare con Matteo Salvini. Un’istantanea molto diversa da quella dei big siciliani del centrodestra, schierati a Palazzo d’Orléans, nel novembre 2017. E anche uno degli artefici di quella foto, l’ex grande tessitore di Musumeci, sembra quasi tirarsi fuori dall’inquadratura.

Raffaele Stancanelli, europarlamentare Fdi

«Il governo regionale, che ha ereditato disastri, solo due anni dopo è già in affanno, inutile nasconderselo», ammette Raffaele Stancanelli, intervistato nel “Faccia a faccia” su Telecolor. Fratelli d’Italia «è l’asse portante del centrodestra, ora deve diventare anche una forza tranquilla», dice. L’ex coordinatore di DiventeràBellissima, oggi eurodeputato di FdI e fra i siciliani più ascoltati da Giorgia Meloni, denuncia che «nel centrodestra siciliano manca una leadership». E promette che lavorerà «per ricostruirla, così come feci nel 2017». Nessuna nomination, ma Stancanelli non si sottrae alle suggestioni. Salvo Pogliese? «Perché no? È un ottimo sindaco di Catania». Ruggero Razza? «Un altro giovane in gamba, rampante». E Nello? Resta l’Innominato.

Twitter: @MarioBarresi

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