12 dicembre 2025 - Aggiornato alle 18:04
×

L'intervista

Il bilancio di Urso sul governo Meloni: «Con noi l’Italia è un modello, Sicilia polo di sviluppo mediterraneo»

Il ministro delle Imprese sulle potenzialità delle isole a cominciare dalla realizzazione del Ponte sullo Stretto

23 Ottobre 2025, 07:00

Adolfo Urso

Adolfo Urso

Ieri il governo Meloni ha compiuto tre anni ed è diventato il terzo Esecutivo più longevo della Repubblica. In questa intervista il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, sintetizza i principali risultati e indica i prossimi obiettivi, con un occhio particolare alla Sicilia.

Ministro, quali soddisfazioni e quali rimpianti?

«Avere contribuito, con la leadership di Giorgia Meloni, a riportare l’Italia in Serie A. Oggi siamo un Paese affidabile, attrattivo e punto di riferimento per gli investitori stranieri. Rimpianti? Nella mia vecchia sezione di Acireale c’era un poster con la scritta: “Un uomo non è vecchio finché i rimpianti non prendono il posto dei sogni”. Il mio sogno è fare diventare il Sud il cuore dello sviluppo della nuova Europa».

Le tensioni nella maggioranza rallentano il lavoro del governo? Possono nuocere alla credibilità internazionale dell’Italia?

«L'Italia oggi è il Paese più credibile sullo scenario internazionale. In tre anni ha scalato sette posizioni nell'indice di attrattività redatto da Ambrosetti, lo spread si è ridotto di oltre 150 punti, la Borsa di Milano è cresciuta del 100% rispetto a ottobre 2022, la più performante d’Europa. L’occupazione è cresciuta di 1,2 milioni, di cui quasi la metà al Sud che cresce oltre la media nazionale e recupera il divario col Nord. Nel 2024 abbiamo toccato il record di investimenti esteri in greenfield, con 35 miliardi, superando Francia e Germania. Siamo riusciti per la prima volta a coniugare rigore e crescita, ridurre il deficit promuovendo lo sviluppo sociale. È il Paese della stabilità, mentre ovunque prevale caos».

Avete affrontato molte emergenze, ma ora le opposizioni vi accusano di non avere una strategia di lungo periodo...

«Ogni giorno incontro Commissari europei, ministri e imprenditori esteri che mi chiedono come abbia fatto il governo Meloni a fare dell'Italia un esempio e un modello in Europa, il Paese con cui tutti vogliono collaborare. Un modello di visione e strategia in politica interna e internazionale, sul fronte dell’immigrazione come in quello finanziario e sociale. Un modello di stabilità e affidabilità, con visione e strategia. Ed è per questo che anche negli altri Paesi europei, ovunque si voti, i cittadini guardano al modello italiano, premiando le forze di centrodestra».

La Manovra apre alle imprese sei strade per agevolare gli investimenti. Ritiene che serva altro?

«Si può fare sempre di più e di meglio. Se non avessimo ancora il pesante fardello del “Superbonus” e del Rdc avremmo potuto fare di più. Ma siamo responsabili e concreti e stiamo riparando ai gravi errori del passato, riportando il Paese sulla strada giusta. L’Italia oggi è un modello di equilibrio tra rigore e crescita. Il giudizio del Fmi fotografa un Paese che ha rimesso in ordine i conti senza rinunciare allo sviluppo, ritrovando solidità e credibilità».

L’Italia dovrà affrontare le sfide lanciate a livello internazionale, che vedono la Sicilia hub strategico, come il Piano Mattei, i biocarburanti, l’energia, le nuove filiere produttive. Cosa può anticiparci?

«La Sicilia potrà diventare il polo di sviluppo del Mediterraneo, anche perché l’Europa dei prossimi anni potrà crescere solo con e attraverso il Mediterraneo, la grande visione strategica che proprio Giorgia Meloni ha indicato all’Europa con il Piano Mattei. Per cogliere questa straordinaria opportunità dobbiamo completare il piano infrastrutturale con la privatizzazione degli aeroporti siciliani, che diventeranno un grande hub intercontinentale, e realizzare il Ponte, simbolo dell’Europa che proietta nel Mediterraneo».

I dazi Usa penalizzano l’export, anche in Sicilia. La Farnesina ha riformato le ambasciate e lanciato il “Piano per il Made in Italy”. Lei ha messo in campo le “Case del Made in Italy”. Ma la concorrenza è più veloce di noi. Cosa si può fare?

«Accelerare sull’apertura di nuovi mercati e sulla costruzione di catene del valore più autonome. È ciò che stiamo facendo. Abbiamo chiesto alla Commissione Ue di concludere rapidamente gli accordi di libero scambio con Mercosur, Indonesia, India, Paesi del Golfo e Sud-Est asiatico, per offrire nuove opportunità alle nostre imprese. Con le “Case del Made in Italy” e con la rete delle “Ambasciate economiche” stiamo accompagnando le aziende, soprattutto Pmi, a presidiare i mercati più dinamici. Dobbiamo continuare su questa strada, sostenendo l’internazionalizzazione e rafforzando le nostre filiere, per garantire che il Made in Italy resti sinonimo di eccellenza e competitività in ogni continente».

Ci sono varie vertenze industriali siciliane ancora aperte. Non crede che serva un colpo di reni per chiuderle e avviare una nuova stagione di politica industriale in Sicilia?

«Con il nuovo progetto di STMicroelectronics, un investimento di 5 miliardi, e il progetto sulla Linea Pilota “Wide Band Gap”, coordinato dal Cnr e che può contare su circa 195 milioni, l’Etna Valley diventerà il più significativo polo della microelettronica del Mediterraneo, garantendo la sovranità tecnologica dell’Ue e contribuendo alla competitività in un settore cruciale per la transizione energetica e digitale. Con accanto 3Sun - il più grande stabilimento europeo di pannelli fotovoltaici - che potrà contare anche nel 2026 sulle agevolazioni previste dal Nuovo Piano di Transizione 5.0. Mentre nel Polo di Augusta-Siracusa si affermerà la chimica green. Sappiamo le problematiche di Isab, che abbiamo già affrontato con determinazione. Abbiamo gli strumenti per assicurarne la continuità produttiva. A Termini sono iniziati i lavori propedeutici alla realizzazione di un parco industriale. Dopo quasi 15 anni di Cig sono rientrati in attività i primi 60 lavoratori. Per gli altri assicureremo la prosecuzione degli ammortizzatori sociali e i percorsi di riqualificazione. Su Termini, ma in generale su tutti questi investimenti, il ministero è impegnato in un’attenta attività di vigilanza e monitoraggio».

Pare che due vostri interventi non abbiano inciso in modo significativo: il taglio del prezzo dell’energia e di quello dei carburanti. Serve più coraggio con le compagnie?

«Sul fronte dei carburanti i dati dicono il contrario: martedì, come rilevato dall’Osservatorio prezzi del Mimit, la benzina ha toccato il suo minimo da ottobre 2021. Un risultato che riflette le dinamiche di mercato, ma che conferma l’efficacia delle misure del governo, che hanno rafforzato i poteri del “Mister Prezzi” e reso più trasparente l’intera filiera. Quanto al costo dell’energia, prosegue il confronto costante con il ministro Pichetto Fratin e sono fiducioso nei risultati delle misure che il suo dicastero, in collaborazione con il Mimit, sta realizzando e che porteranno a risultati concreti. Tre anni fa l'inflazione era al 12,6%, la più alta in Europa, ed ora è appena all'1,6%, al di sotto della media dell'Eurozona. Anche per questo le famiglie hanno recuperato potere d’acquisto».