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Rifiuti, governo Schifani bocciato dalla Corte dei Conti. «Manca una pianificazione attendibile, impianti a rischio»

I magistrati contabili, che da mesi hanno avviato un confronto con la Regione, nella delibera stroncano la gestione dell'esecutivo, che non ha fornito un lungo elenco di informazioni

Redazione La Sicilia

05 Dicembre 2025, 17:37

19:32

Termovalorizzatori, generico

Termovalorizzatori, generico

In Sicilia, il ciclo dei rifiuti “è caratterizzato da gravi carenze programmatorie, organizzative, gestionali, informative ed attuative”, che determinano a cascata ancor più gravi inefficienze nella pianificazione, nel monitoraggio e controllo delle attività e, conseguentemente, nell'impiego delle risorse pubbliche.

E “la carenza di una pianificazione attendibile rischia di inficiare, in partenza, il completamento di tutta la rete impiantistica integrata, come del resto dimostrano cinque lustri di gestioni commissariali, che avevano come obiettivo la realizzazione delle infrastrutture necessarie, ma che – anche per la mancanza di una visione di carattere generale – non hanno prodotto i risultati auspicati”.

Lo scrivono i giudici della Sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana nella deliberazione approvata ieri sul “referto sulla gestione del ciclo dei rifiuti nella Regione siciliana, sull’economia circolare e, in generale, sulle azioni a tutela dell’ambiente e di manutenzione e valorizzazione del territorio”.

Il documento dei giudici contabili non si limita al linguaggio rituale. Sottolinea che la mancanza di una pianificazione attendibile rischia di far deragliare, “in partenza”, il completamento della rete impiantistica integrata: non un dettaglio tecnico, ma la condizione necessaria per evitare nuove emergenze e costosi trasferimenti fuori regione. Il richiamo è tanto più duro perché intreccia un dato storico: “cinque lustri” di gestioni straordinarie che avrebbero dovuto chiudere il ciclo, ma non ci sono riuscite, anche “per la mancanza di una visione generale”. I magistrati chiedono quindi chiarimenti puntuali: tra questi, verificare se la dimensione dei termovalorizzatori prevista dal Piano regionale e la capacità residua di discarica siano coerenti con i flussi attuali e con quelli previsti, e colmare la “grave e ingiustificabile carenza” di carte su opere, fondi e impianti effettivamente entrati in funzione.

Il piano siciliano e il nodo dei due termovalorizzatori

Nel Piano regionale di gestione dei rifiuti approvato nel novembre 2024, la Regione Siciliana ha inserito la costruzione di due termovalorizzatori: uno nel polo di Bellolampo (Palermo) e uno nella zona industriale di Pantano d’Arci (Catania). L’investimento dichiarato è di 800 milioni di euro nell’ambito dell’Accordo per la Coesione FSC 2021-2027; la capacità prevista è di 300 mila tonnellate/anno ciascuno di CSS e una potenza elettrica complessiva di circa 50 MWe. Obiettivo dichiarato: portare il conferimento in discarica al 10% e spingere il recupero di materia al 65% entro il 2030, in coerenza con gli obiettivi europei. Le stesse schede regionali ripartiscono i bacini: Palermo per 2,31 milioni di abitanti; Catania per 2,53 milioni.

Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha ribadito in più sedi la centralità della scelta: cronoprogramma con avvio cantieri entro fine 2026 e completamento entro il 2028, facendo leva anche sui poteri commissariali per ridurre i tempi. Ma sono proprio il dimensionamento e la coerenza con la gerarchia europea dei rifiuti (prevenzione, riuso, riciclo prima del recupero energetico e dello smaltimento) ad alimentare una parte dei quesiti della Corte e l’attenzione di Bruxelles. Un’interrogazione al Parlamento europeo del 1 ottobre 2025 ha chiesto alla Commissione di verificare eventuali rischi di sovradimensionamento e la coerenza con il principio “Do no significant harm” del Regolamento UE sulla tassonomia.

Tra emergenze e obiettivi UE: perché la pianificazione è decisiva

Le contestazioni dei giudici arrivano mentre l’Italia registra, a livello nazionale, un quadro che migliora: nel 2023 la raccolta differenziata ha raggiunto il 66,6%, con un riciclaggio del 50,8% e una riduzione del ricorso alle discariche al 15,8% del totale, pari a 4,6 milioni di tonnellate (in calo dai 5,2 milioni del 2022). Il Mezzogiorno resta sotto media ma è l’area che, dal 2019, cresce di più nella differenziata. La Sicilia avanza ma resta in coda: 55,2% nel 2023, con forti differenze tra capoluoghi (dal 16,85% di Palermo al 55,4% di Messina, fino a 34,7% Catania). Sono numeri che, letti insieme, spiegano perché il tema del “dimensionamento” degli impianti non sia una pedanteria tecnica, ma un bivio strategico: carte e dati aggiornati servono a calibrare le capacità, evitare sovraimpiantistica e puntare — per davvero — sulla prevenzione e sul recupero di materia, come chiede l’Europa.

Le 11 richieste della Corte

I magistrati contabili, pur in presenza di un contraddittorio in corso con la Regione e gli altri enti coinvolti, chiedono nuovi atti, risposte puntuali e ulteriori approfondimenti, segnalando la “grave ed ingiustificabile carenza della documentazione riguardante le gestioni commissariali” che “ha impedito a questa sezione di svolgere il controllo sulle relative attività”, anzitutto per verificare in maniera puntuale quali infrastrutture pubbliche siano state realizzate con i fondi assegnati ai commissari e quali di esse siano attualmente in funzione. Nella delibera si rileva inoltre “una commistione non giustificabile tra le gestioni commissariali e la gestione ordinaria, non adeguatamente coordinate in un quadro unitario”.

La Corte indica undici richieste principali, tra cui un riscontro informativo e tecnico sul dimensionamento di termovalorizzatori e discariche alla luce dei dati più recenti sui flussi dei rifiuti urbani. Nel dettaglio, si chiede di: completare la trasmissione delle relazioni periodiche dei commissari straordinari, con particolare riguardo allo stato degli interventi loro delegati; fornire aggiornamenti sull’iter di approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti – stralcio rifiuti speciali e stralcio bonifiche; comunicare lo stato di attuazione di una piattaforma web unica per l’acquisizione integrale e dettagliata dei dati relativi a tutti i flussi del ciclo; illustrare le concrete misure di prevenzione della produzione dei rifiuti poste in essere dall’amministrazione; presentare un quadro aggiornato delle dotazioni impiantistiche, pubbliche e private, per ciascun Ato, specificando capacità potenziali e reali, operatività, utilizzo effettivo e impianti dismessi, al fine di garantire l’autosufficienza degli ambiti nello smaltimento dei rifiuti urbani; fornire l’elenco degli interventi programmati e in corso (pubblici e privati), con fonti di finanziamento e relativi cronoprogrammi; rendicontare in modo analitico economicità, efficacia ed efficienza degli Ato, indicando eventuali iniziative per la razionalizzazione dell’assetto d’ambito; produrre un riscontro tecnico sul dimensionamento di termovalorizzatori e discariche, alla luce dei flussi aggiornati dei rifiuti urbani; fornire un quadro completo dei Centri comunali di raccolta attivi, programmati e in realizzazione sull’intero territorio regionale; aggiornare sui flussi di rifiuti trasferiti fuori Regione e sui relativi sovracosti, anche in relazione alla costruzione degli impianti previsti nel Prgru 2024; indicare lo stato di adozione della tariffazione puntuale sul territorio regionale.

La replica del governo regionale

La presidenza della Regione premette che "il referto della Corte dei conti si concentra su diversi decenni di attività delle amministrazioni statali e regionali competenti in materia delle quali tutte le amministrazioni pubbliche interessate debbono prendere atto". Rispetto al vigente Piano regionale per la gestione dei rifiuti (urbani e speciali) "l’amministrazione commissariale intende, nel rispetto della funzione di controllo collaborativo offerto dalla Corte, raccogliere gli spunti ed i suggerimenti forniti che saranno oggetto di un confronto continuo in sede attuativa, proseguendo con determinazione nel completamento di un moderno ed efficiente sistema di gestione del ciclo dei rifiuti". 
La Regione sottolinea la differenza con il caso Ponte sullo Stretto. "Non si tratta di controllo su atti puntuali di rilevanza finanziaria, come nel caso della delibera Cipess sul Ponte sullo Stretto con effetto sospensivo del procedimento, ma di controllo sulla gestione che si sostanzia, come evidenzia la stessa Corte, in raccomandazioni sollecitatorie di interventi e misure correttive. Quindi - continuano da Palazzo d'Orleans - nessun freno né paralisi, come qualcuno sostiene, semmai uno sprone a procedere con aggiustamenti che rendano più efficace il riordinamento avviato ed ancor più speditamente.
La realizzazione di un modello che assicuri una gestione integrata del sistema dei rifiuti secondo i principi dell’economia circolare nel pieno rispetto della gerarchia dei rifiuti è l’obiettivo che stiamo proseguendo e che, attraverso il completamento della rete impiantistica e la realizzazione dei termovalorizzatori, dei quali è in corso di definizione la progettazione, potrà finalmente liberare la Sicilia da una questione per troppo tempo rimasta irrisolta".

Le reazioni


Schifani come Attila, dove passa lui non cresce più nulla”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca, commentando la delibera della Corte dei Conti. "Non è un richiamo formale: è un’accusa pesante e definitiva nei confronti di chi ha governato per lustri, riducendo la Sicilia a un’isola in emergenza continua, col governo Schifani che in questo disastroso ambito, con la fallimentare decisione di realizzare due inceneritori, rischia di fare la parte del leone”.

“Gli inceneritori – continua De Luca – secondo la magistratura contabile non bastano a garantire una gestione sostenibile, visto che, come rilevano i magistrati e come abbiamo sempre sostenuto noi, non esiste certezza su tempi, dimensioni o efficacia degli impianti. Il rischio, anche per loro, è che diventino soltanto un costo aggiuntivo per cittadini e Comuni, con scarti ancora da smaltire ed emissioni ambientali da gestire senza un piano credibile”. “La Corte – aggiunge il capogruppo M5S – descrive un sistema allo sbando: senza visione, senza competenze, senza trasparenza e soprattutto senza infrastrutture adeguate. La conseguenza di tutto ciò – prosegue De Luca – è sotto gli occhi di tutti: costi altissimi a carico delle comunità locali, trasferimento sistematico dei rifiuti fuori regione, incapacità di applicare una tariffazione puntuale, assenza di impianti funzionali per il trattamento e la raccolta differenziata. Il risultato è un ciclo dei rifiuti che non solo non è chiuso, ma non è mai stato nemmeno progettato in modo serio e duraturo”.

Critico anche il Partito democratico. "Schifani, dopo essersi autoconferitosi il premio come ambasciatore dell’ambiente, è pronto per la candidatura ai Razzie award, i premi che vengono assegnati alle peggiori performance",  afferma il vice capogruppo del Pd in Senato Antonio Nicita. “In 200 pagine – aggiunge – vengono elencate tutte le falle, gli errori e le mancanze di un piano regionale che è praticamente da rifare. Tutte cose che il Pd aveva denunciato da tempo e a cui Schifani aveva sempre risposto in modo confusionario e raffazzonato. L’unico premio che Schifani davvero merita – conclude – è quello per aver fatto lievitare i costi per la gestione scaricandoli sui cittadini riuscendo, contemporaneamente, a tenere questa regione in ostaggio di interessi e rifiuti”.