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Giochiamo al FantaArs: come cambierebbe il Parlamento siciliano con la norma sul deputato “supplente”

Dalle panchine di tre partiti della maggioranza si sono già alzati in sei per scaldarsi, tanti quanti gli assessori del governo Schifani che fanno anche parte dell'Assemblea

Salvo Catalano

08 Dicembre 2025, 06:00

Giochiamo al FantaArs: come cambierebbe il Parlamento siciliano con la norma sul deputato “supplente”

Nel calcio è stato il Covid a sdoganare la panchina lunga. La pandemia rese necessario passare da 3 a 5 sostituzioni a partita. Con conseguente allargamento delle rose. Nella politica siciliana lo stesso effetto potrebbe avere la norma sul deputato supplente, che la scorsa settimana ha fatto un decisivo passo avanti col via libera del Senato. La legge sancisce l'incompatibilità tra il ruolo di assessore e di deputato regionale. Senza imporre al parlamentare di dimettersi qualora venisse scelto per far parte della giunta. Ma solo di congelarsi. Per essere sostituito dal primo dei non eletti della stessa lista e dello stesso collegio. Risultato? Dalle panchine di tre partiti della maggioranza si sono già alzati in sei per scaldarsi, tanti quanti gli assessori del governo di Renato Schifani che fanno anche parte dell'Ars: Edy Tamajo, di Forza Italia; Luca Sammartino e Mimmo Turano, della Lega; Elvira Amata, Alessandro Aricò e Giusi Savarino di Fratelli d'Italia.

Appena la legge sul deputato supplente ultimerà il suo iter, sarà immediatamente operativa, senza aspettare la prossima legislatura. Chi sarebbero quindi i sei nuovi deputati premiati dal turnover?

Il seggio di Aricò spetterebbe a Brigida Alaimo, che nel 2022 fu quarta tra i meloniani palermitani. Vicina alla sempre più influente parlamentare nazionale Carolina Varchi, il suo nome sarebbe in pole anche nel caso in cui Amata dovesse dimettersi dalla giunta Schifani, alla luce dell'indagine per corruzione a suo carico. Intanto Alaimo ha il suo bel da fare come assessora al Bilancio a Palermo, nella giunta Lagalla.

Se Amata conserverà il suo posto di assessora regionale al Turismo, la nuova legge le imporrebbe di lasciare lo scranno di deputata a Ferdinando Croce, nel 2022 terzo nella lista di Fdi nel collegio di Messina. Croce - già capo della segreteria dell'ex assessore Ruggero Razza - fu prontamente ricollocato al vertice dell'Asp di Trapani, da dove si dimise a seguito dello scandalo dei ritardi sui referti istologici denunciato dalla professoressa Gallo, morta un anno e mezzo dopo. Oggi Croce continua a svolgere l'incarico di assessore comunale del suo paese, Giardini Naxos.

Per trovare il sostituto di Savarino bisogna scendere di 5mila voti nella lista di Fdi ad Agrigento. Primo dei non eletti nel 2022 fu Giovanni Di Caro, oggi assessore al Comune di Ribera che però nel frattempo ha lasciato il partito di Meloni e sarebbe in corso di migrazione verso Forza Italia.

Sono due, invece, gli assessori in quota Lega della giunta Schifani: Sammartino a Catania lascerebbe il posto di deputato a Ezio Mannino; Turano, invece, libererebbe lo scranno per Eleonora Lo Curto. Mannino è stato vicesindaco di Paternò in quota Fdi fino al 2022, nella prima amministrazione Naso, quest'ultimo poi accusato di voto di scambio politico mafioso nell'inchiesta Athena, alla base dello scioglimento per mafia del Comune etneo. L’aspirante deputato è poi transitato nella Lega seguendo Sammartino, che lo ha premiato nominandolo commissario dell'Istituto d'incremento ippico di Catania.

Da Trapani arriverebbe l'altra new entry leghista: Lo Curto, già deputata regionale ma con l'Udc. Oggi è il nome del centrodestra per le elezioni amministrative del 2026 a Marsala. Ma le cronache politiche la ricordano anche per la strenua opposizione alla legge anti massoneria, varata nella passata legislatura su input dell'ex presidente dell'Antimafia Claudio Fava. Nel 2019 la norma introdusse l'obbligo per governatore, deputati e assessori di dichiarare l'eventuale appartenenza a logge massoniche. All'Ars in due si rifiutarono: il messinese Antonio Catalfamo e proprio Lo Curto, che precisò: «Non perché sono massona, ma in difesa della libertà».

La norma sul deputato supplente, infine, imporrebbe un passo indietro dall'Ars anche a Tamajo. Al suo posto tornerebbe a Palazzo dei Normanni Francesco Cascio, primo dei non eletti nella lista di Forza Italia a Palermo. Cascio, berlusconiano della prima ora, dal 2001 al 2016 fa la spola tra l'Ars e le giunte: deputato, presidente dell'assemblea, assessore con Totò Cuffaro. Poi un processo per corruzione da cui esce assolto. Torna a fare il medico all'Asp di Palermo e finisce per sostituire Pietro Bartolo al poliambulatorio di Lampedusa. Oggi Cascio è amministratore unico di Sicilia Digitale, la partecipata della Regione che si occupa dei servizi informatici. Nel gioco del turnover non rientrerebbe Schifani. Il governatore entra di diritto anche all'Ars e non avrebbe un sostituto. I due assessori della Dc sospesi, invece, Nuccia Albano e Andrea Messina, avrebbero liberato altre due caselle. Rispettivamente per Mauro Pantò, primo dei non eletti tra i democristiani a Palermo e ricollocato alla guida della partecipata regionale Sas. E per Giuseppe Marletta, oggi assessore al Bilancio al Comune di Catania.

Questo è lo scenario del futuro prossimo. Ma continuando a giocare con il FantaArs, cosa sarebbe successo se il deputato supplente fosse stato in vigore nella precedente legislatura?

Nel governo di Nello Musumeci sono stati 7 gli assessori che erano anche deputati. Toto Cordaro avrebbe dovuto lasciare il posto a Roberto Lagalla, che però, da collega di giunta prima di diventare sindaco di Palermo, avrebbe ulteriormente fatto scalare la lista: alle elezioni del 2017 tra i Popolari e Autonomisti a Palermo, il secondo dei non eletti è stato Filippo Tripoli, oggi sindaco di Bagheria transitato nella Dc. A Bagheria, però, governa insieme al Pd, che esprime il vicesindaco Daniele Vella, componente anche della segreteria regionale dei dem con delega alle legalità.

Due assessori di Musumeci sono in continuità con Schifani: Aricò nel 2017 avrebbe lasciato il seggio da deputato a Tommaso Di Giorgio, secondo nella lista palermitana di Diventerà Bellissima e oggi sindaco di Bisacquino. L'altro che ha fatto il bis in giunta è Turano, che sarebbe stato sostituito all'Ars da Giuseppe La Porta, primo dei non eletti a Trapani con l'Udc e oggi assessore nel capoluogo.

Vincenzo Figuccia per un solo mese, nel 2017, riuscì a coronare il suo sogno di entrare nella giunta regionale. E per quel breve lasso di tempo avrebbe subappaltato il suo seggio all'Ars a Pietro Alongi, all’epoca primo dei non eletti nell'Udc e oggi assessore al Comune di Palermo in quota Forza Italia. Tre invece sono stati i deputati di Forza Italia nominati assessori da Musumeci: Edy Bandiera a Siracusa, Marco Falcone a Catania e Bernardette Grasso a Messina. Al loro posto rispettivamente sarebbero subentrati in assemblea: Antonello Rizza, ex sindaco di Priolo; Dario Daidone, che poi ha centrato l'obiettivo Ars al turno successivo ma con Fdi; e Nino Germanà, oggi commissario della Lega in Sicilia, che nel collegio di Messina prese più voti di Grasso, che però gli soffiò il seggio grazie al posto blindato nel listino del presidente.

Noi ci fermiamo qui. Ve lo immaginate il FantaArs del deputato supplente con i 41 assessori e le 55 nomine (tra conferme e rotazioni) di Rosario Crocetta?