Le armi a Kiev e le scintille in maggioranza, la Lega: «No al decreto senza pace»
Tensioni nella maggioranza, Forza Italia e Fdi: «Troviamo la quadra»
Il governo si appresta a varare un nuovo provvedimento per prorogare l’invio di armamenti a Kiev, mentre il conflitto entra in una fase particolarmente delicata e sul fronte diplomatico riparte la lunga e complessa trattativa per una pace stabile. Una scelta politicamente sensibile, che coniuga il sostegno all’Ucraina con la necessità di rafforzare il negoziato, anche all’interno della maggioranza. La Lega torna a far sentire la propria posizione con una nota firmata dal senatore Claudio Borghi: “Non voteremo una semplice ennesima riproposizione del vecchio decreto armi. Ci attendiamo un cambiamento che ravvisi una discontinuità che tenga conto della situazione attuale e dei negoziati in corso”, avverte. E precisa: “Nessuna intenzione di mettere a rischio un governo che con la sua stabilità è l’unica salvezza per l’Italia in uno scenario mondiale pericolosissimo: si tratta di una semplice richiesta di buonsenso, peraltro diffusissima fra i cittadini, solida e ben motivata. La Lega, come tantissimi italiani, vuole solo la pace e le idee belliciste della Ue, prima dell’intervento di Trump, hanno fatto di tutto per allontanare la fine delle ostilità anziché avvicinarla”.
Da Forza Italia, interpellata dall’Adnkronos, arrivano segnali distensivi: fonti azzurre assicurano che il centrodestra resterà compatto. “Come al solito si discute, si ragiona e poi si troverà una quadra, nessun problema”, garantiscono, sottolineando che nel decreto figureranno richiami espliciti agli sforzi diplomatici per giungere alla pace. In tale direzione si è espresso anche il sottosegretario all’Attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari, che a margine di Atreju ha confermato che il provvedimento vedrà la luce e includerà il capitolo sulla pace: “Il decreto ci sarà. E se bisogna parlare anche, giustamente, di lavorare per la pace si farà perché è da sempre l’intenzione del governo”.
Dalla stessa kermesse di Fratelli d’Italia è intervenuto il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha escluso frizioni con gli alleati leghisti: “Tutti che mi parlano come se fossi lo psicologo di Salvini... In tre anni non ho mai avuto una discussione o un problema con Salvini. Lui manifesta giustamente le sue idee”.
Intanto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attesa lunedì a Berlino per il nuovo vertice dei leader europei e della Nato con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Sul tavolo uno dei dossier più sensibili: il destino degli asset russi congelati. L’Ue ha approvato il loro blocco a tempo indeterminato con 25 voti favorevoli e i soli no di Ungheria e Slovacchia. Tra i sì anche l’Italia, che però ha espresso un assenso con riserva, manifestando perplessità sulla cornice giuridica. In una nota congiunta con Belgio, Malta e Bulgaria, l’esecutivo italiano ha evidenziato “la necessità che decisioni di una tale portata giuridica, finanziaria e istituzionale siano sempre precedute da una discussione a livello politico e non vi siano fughe in avanti a livello tecnico”.
In vista del Consiglio europeo del 18 dicembre, l’Italia ha quindi invitato Commissione e Consiglio “a continuare a esplorare e discutere opzioni alternative per rispondere alle esigenze finanziarie dell’Ucraina, basandosi su un prestito Ue e su soluzioni ponte”. Una linea ribadita anche dal ministro per gli Affari europei Tommaso Foti, che ha messo in guardia dal rischio di creare precedenti: “Stiamo parlando del blocco, non dell’utilizzo degli asset. Per l’utilizzo serve una base giuridica solida, che oggi non esiste. L’Europa dei diritti, che condanna chi viola il diritto internazionale, non può violare le proprie regole”.