Regionale
Festa del Pd con strappo, Bartolo: «Lascio la segreteria del partito. Snobbato nonostante i miei 45mila voti»
L'ex eurodeputato, medico di Lampedusa, denuncia spaccature e rilancia su immigrazione e recupero degli astensionisti
Nel Pd che si riunisce a Catania per la Festa regionale («C’è una questione morale enorme per il governo Schifani - dice il segretario Anthony Barbagallo nella sua relazione - la nostra sfida è farla diventare un tema nazionale»), spunta un’altra sfida che i dem siciliani rischiano di perdere: quella dell'unità interna. L'ultimo ad alzare la voce è Pietro Bartolo, ex eurodeputato, medico di Lampedusa, che pochi giorni fa ha lasciato la segreteria regionale. A luglio aveva ricevuto la delega all’immigrazione. «C'è amarezza. Troppe delusioni».
Cosa non è andato?
«Mi riesce difficile rimanere in quel ruolo. Io sono un uomo di pace e nel Pd siciliano si continua a litigare. Ho provato a armonizzare, a ricucire le spaccature, ma inutilmente. Allora meglio fare un passo indietro dalla segreteria. Ma continuo il mio impegno nel partito».
Perché il Pd siciliano non riesce a ritrovare l’unità?
«Non riesco a capire come non si comprenda che è l'unica cosa che conta. Io ho sposato la mozione Barbagallo, infatti sono entrato in segreteria. Ma ho anche avallato la richiesta della fazione bonacciniana che parlava di primarie. Un modo per riavvicinare alla politica chi non ha più fiducia e anche per ricucire le due anime del partito. Non è stato possibile».
Dopo il passo indietro qualcuno l'ha chiamata?
«Ce l’ha una domanda di riserva? No, nessuno mi ha cercato. L'amarezza aumenta, perché credo che non ci sia stata una valorizzazione della mia attività. Non solo da parte del segretario Barbagallo. Alle elezioni europee mi sono ritrovato schiacciato tra due potenze del partito, quella nazionale sosteneva Giuseppe Lupo, quella regionale Antonio Nicita. Eppure sono arrivato secondo portando 45mila voti: voti miei, di opinione, proprio quelli a cui dovrebbe aspirare il Pd».
E invece?
«Non c’è stata grande attenzione. Io non ho ambizioni personali, ma quei voti servono. Perché vengono anche dalla gente che solitamente a votare non ci va. Invece si pensa a litigare. Mi fa rabbia vedere quelli del centrodestra che si scannano tra di loro ma poi fanno quadrato e governano. Li guardo con un po’ di invidia, noi non riusciamo a fare sintesi. Per soppiantare questa destra deleteria e pericolosa dobbiamo stare vicino a chi soffre, protesta, sciopera, a chi va in piazza per la Palestina».
Che farà adesso?
«L’attivista del Pd: mi occupo di immigrazione, vado in giro per l'Italia. Cerco di portare la gente a votare per il Pd. Per battere le destre. Possiamo fare tutti i campi larghi che vogliamo, ma non ci sono i numeri. I numeri vengono da chi non va a votare, è a questa platea che dobbiamo parlare».
Ma si è aperta la corsa per le Regionali. «Deve chiedere al segretario. Nel 2022 ero disponibile, mi dissero che c'era la Chinnici. E sappiamo come è finita. Io resto a disposizione del partito, non mi tiro indietro per il bene della Sicilia».