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il monito

L’allarme di Mattarella su disinformazione, frammentazione occidentale, attacchi all'Ue e armi intelligenti: “Non è un gioco a somma zero”

Alla Farnesina il Capo dello Stato richiama i diplomatici a una “poli-diplomazia” capace di respingere l’offensiva contro i valori liberali, mentre l’evoluzione degli armamenti e l’uso dell’IA aprono scenari inediti e rischiosi

Redazione La Sicilia

15 Dicembre 2025, 12:52

13:00

“Non è un gioco a somma zero”: l’allarme di Mattarella su disinformazione, frammentazione occidentale e armi intelligenti

Una sala affollata, il brusio che si spegne, lo sguardo dei delegati fissato sul palco della Farnesina. Sergio Mattarella pronuncia parole che pesano come pietre: “È evidente che è in atto un’operazione diretta contro il campo occidentale”. Non un inciso retorico, ma l’asse portante di un messaggio politico-diplomatico che lega tra loro tre linee di frattura del tempo presente: la pressione strategica che tenta di separare le democrazie dai propri valori, la tentazione della frammentazione nelle relazioni internazionali – con il ritorno allo schema a somma zero – e l’avanzata di armamenti sempre più “intelligenti”, fino all’ipotesi inaccettabile di demandare a algoritmi decisioni di vita o di morte. In platea siedono ambasciatrici e ambasciatori: a loro il Presidente chiede di essere cerniere, filtri e acceleratori insieme, in un mondo di “policrisi” che pretende una poli-diplomazia.

Un’aggressione disordinata contro l’Unione Europea

Nell’intervento alla XVIII Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia, il Capo dello Stato allarga il fuoco: definisce “singolare” la disordinata e ingiustificata aggressione contro l’Unione Europea, spesso distorta come apparato oppressivo anziché come una delle esperienze storiche di successo per democrazia e diritti. Qui la narrazione è il campo di battaglia: non è un segreto che alle sovrapposizioni di conflitti “caldi” si sommino campagne di disinformazione e interferenze informative mirate a logorare la coesione delle opinioni pubbliche occidentali. Non è solo un’allusione: i report europei indicano che nel 2024 ben 90 Paesi hanno subito operazioni di manipolazione e interferenza da parte di attori stranieri, con un “allineamento strategico” tra reti russe e cinesi nella promozione di messaggi anti-occidentali. Il quadro conferma che la pressione è “esterna” e “interna” allo stesso tempo: si colpisce l’arena informativa per ottenere risultati politici reali.

Il monito di Mattarella non nasce nel vuoto. A Roma, la Conferenza della Farnesina (in agenda il 15-16 dicembre e con follow-up a Milano il 17-18 dicembre) è esplicitamente orientata a strumenti operativi: migrazioni, energia, diplomazia cyber e digitale, crisi regionali, rafforzamento della proiezione internazionale dell’Italia. È il contesto in cui la difesa delle democrazie passa anche dalla resilienza informativa, dalla cooperazione europea e dalle regole.

Dallo schema cooperativo al ritorno della “somma zero”

“Se qualcuno guadagna, qualcun altro perde”. È la trappola di un pensiero corto che ha accompagnato le grandi rivalità geopolitiche del Novecento e che oggi riappare in un mondo interdipendente. Il Presidente ricorda che lo sviluppo del dopoguerra si è alimentato con lo schema opposto: cooperazione, multilateralismo, istituzioni comuni – dall’ONU all’UE – capaci di generare benefici diffusi. Rompere questa matrice significa riconsegnare l’ordine internazionale all’arbitrio del più forte, minando “la pace nella sicurezza” evocata da Aldo Moro. È un avvertimento che risuona mentre la guerra in Ucraina prosegue, la Striscia di Gaza resta sul filo, e l’Asia orientale vede crescere tensioni e retoriche muscolari. Non sorprende che Mattarella richiami la necessità di una massa critica europea e multilaterale per evitare derive velleitarie.

Disinformazione come arma sistemica

La pressione contro il “campo occidentale”, per il Presidente, si gioca anche nella sfera ibrida: campagne coordinate, bot, reti di amplificazione che manipolano emozioni e incentivi degli algoritmi social. Il Servizio europeo per l’azione esterna fotografa un ecosistema in cui media di Stato russi e cinesi moltiplicano i contenuti l’uno dell’altro; e dove l’UE rafforza i propri strumenti – dal Democracy Shield al Centro europeo per la resilienza democratica – per identificare e neutralizzare operazioni FIMI (manipolazione e interferenze informative straniere). È una dimensione che coinvolge piattaforme, governi e operatori dell’informazione: una partita di governance tecnologica e di accountability politica.

IA e armi: il crinale sottile tra potenza e hybris

Il passaggio più netto e, in un certo senso, più controintuitivo del discorso riguarda l’intelligenza artificiale. Proprio mentre molte capitali investono per integrare IA e autonomia nei sistemi d’arma, Mattarella individua un rischio: “Nei domini più pericolosi, affidare ad algoritmi la decisione sulla vita e sulla morte segnerebbe un arretramento drammatico della sicurezza collettiva”. Il riferimento al celebre aforisma attribuito a Albert Einstein – la “stupidità naturale” che può tendere all’infinito – non è ironia, ma segnaletica etica. L’IA accresce velocità e precisione, ma diluisce responsabilità e trasparenza se non progettata e governata con cautele robuste.

Non è una posizione isolata. Già il 5 maggio 2025 il Presidente, ricevendo i vertici dell’Esercito, aveva ammonito: la tecnologia non annulla l’etica, e demandare a sistemi dotati di IA scelte di vita o di morte sarebbe un “grave errore”. È la stessa bussola che porta altri attori – dalla Santa Sede, che chiede una moratoria sulle “armi autonome letali”, alla NATO, che ha aggiornato la propria strategia su IA e autonomia – a ribadire l’esigenza di controllo umano significativo, tracciabilità e governabilità. In parole povere: l’efficienza non può divorare l’umanità.

Regole, non slogan: dove passa la linea rossa

Le democrazie non partono da zero. L’Unione Europea ha varato l’AI Act, prima cornice al mondo sull’IA con approccio basato sul rischio: entra in vigore il 1 agosto 2024, definisce obblighi per gli usi ad alto rischio, vieta alcune pratiche e – elemento chiave – esclude dal proprio perimetro gli usi militari e di difesa, rimandando a regimi ad hoc e alla responsabilità degli Stati membri e delle alleanze. Nel dominio della difesa, la convergenza europea con i principi NATO – legalità, responsabilità, spiegabilità, affidabilità, governabilità, mitigazione dei bias – è la strada maestra per ridurre il divario tra capabilità e accountability. Anche oltre Atlantico, il Dipartimento della Difesa ha aggiornato le proprie policy su autonomia e AI per imporre valutazioni più rigorose prima dell’impiego operativo di sistemi autonomi.

Diplomazia come infrastruttura di sicurezza

Il cuore dell’appello di Mattarella è la diplomazia come infrastruttura della sicurezza. In tempi in cui cresce la tentazione di ridurre tutto a coercizione e sanzione, il Capo dello Stato rimette al centro l’arte paziente del negoziato, la costruzione di fidu­cia e la difesa della legalità internazionale. È un’agenda che passa attraverso il rafforzamento dell’UE, il legame atlantico e la rete multilaterale. E ha un’esigenza pratica: una diplomazia “competente e ben formata” capace di leggere la complessità, colmarne il “deficit di fiducia” e resistere alle forzature di chi “riabilita” la politica di potenza come scorciatoia.

Perché l’IA in armi non è un dossier tecnico

Nel dibattito su IA e autonomia applicate alla difesa, la tentazione è rinviare tutto agli “esperti”. È un errore.

La dimensione è strategica: la velocità decisionale promessa dai sistemi autonomi spinge a ridefinire regole d’ingaggio, deleghe e catene di comando.

La dimensione è etica: anche ammettendo controllo umano significativo, resta il tema di cosa sia “significativo” quando la finestra temporale tra rilevazione e ingaggio è di millisecondi.

La dimensione è politica: chi risponde quando un algoritmo sbaglia? E come si audita un modello complesso sul campo? Le alleanze (come la NATO) e le istituzioni europee hanno già tracciato principi, ma l’implementazione è la vera frontiera.

L’orizzonte: governare la transizione, non subirla

Il filo rosso del discorso di Mattarella è la responsabilità di governare la transizione, non di inseguirla. Le policrisi – clima, sicurezza, disuguaglianze, rivoluzione tecnologica – non hanno un’unica causa né un’unica cura. Ma hanno un presupposto comune: o le democrazie conservano la propria unità di scopo e l’anello etico che ne struttura le scelte, oppure lo spazio normativo verrà occupato da potenze e attori che propongono ordine senza diritti.

In questo quadro, l’Italia ha una carta distinta: soft power culturale e politico, e una posizione geopolitica che impone responsabilità nel Mediterraneo allargato, nei Balcani, nel Vicino Oriente. La diplomazia, ricorda il Presidente, non è un notaio delle forze in campo: è artigianato politico che disinnesca, riallaccia, costruisce. E che oggi deve farlo in rete, dentro alleanze e istituzioni capaci di assorbire gli urti.