Consiglio comunale
Tram, le nuove tratte si “salvano”, ma adesso si allontana il ponte sull’Oreto
Approvazione in extremis, frizioni anche dentro il fronte di opposizione
tram a Palermo, generico
Il tram passa, anzi passerà, ma come è noto non da tutte le tratte nel calderone: intanto sulle tratte E ed F, cioè stadio-Zen e stazione-Giachery. Il consiglio dice sì alla delibera da 504 milioni di euro e scongiura la catastrofe della perdita del finanziamento a una manciata di giorni dalla mannaia programmata il 31 dicembre. La “Tramnovelle”, parafrasando alta letteratura e cinema, giunge alla fine della corsa come un ciclista al traguardo dopo innumerevoli cadute ed escoriazioni, alcune delle quali ancora brucianti. L’opposizione non marca visita e garantisce la tenuta dei numeri, comunque ridotti ai fini della conta del numero legale, e, prima di astenersi (non all’unanimità, ne parliamo tra poco) qualche sasso dalle scarpe se lo toglie. A partire dall’oblio nel quale sarebbe caduta la tratta D, «la più strategica - hanno sottolineato in tanti, in ordine di tempo da Franco Miceli del misto ad Antonino Randazzo del M5s, fino a Giulia Argiroffi di Oso - per il proprio ruolo di ricucitura tra centro e periferia e di bypass nodale per l’attraversamento dell’Oreto», fino a raggiungere, dalla stazione centrale, Bonagia.
Facile leggere soddisfazione e anche una punta di sollievo, nella relazione dell’assessore alla Pianificazione Maurizio Carta, che rievoca la trincea comune dalla quale, il 4 dicembre 2024, il voto bipartisan aveva approvato la maxi variante urbanistica che permise di rinviare a questa fine anno la scadenza per la firma dell’obbligazione giuridicamente vincolante. «Un modo - ha detto Carta - di sigillare la sacralità e l’importanza di questo atto, da parte di tutto il consiglio». Una tacita chiamata alle armi, in stile Churchill versione bellica, che non ha mancato di riecheggiare anche in questi giorni, per l’immancabile appuntamento con la fretta di fine anno. Poi, la ridda dei “te l’avevo detto” e nuove cambiali di fiducia per i buchi che il progetto ancora esibisce. Le minoranze hanno strappato il sì all’emendamento che impegna l’amministrazione alla «priorità alla tratta D e della realizzazione del ponte di attraversamento del fiume Oreto, azione strategica per la mobilità urbana e per la protezione civile». Argiroffi strappa anche un mezzo impegno sulla questione del verde, a secco di fondi per la compensazione, unitamente alla questione della demolizione della cancellata della villa monumentale all’imbocco di via San Lorenzo. Per la prima grana, trepida attesa dei fondi Fua; per la seconda, palla alla progettazione esecutiva.
Le minoranze: se non sono spacchi, sono crepe. Rosario Arcoleo e Fabio Teresi del Pd, più Franco Miceli del misto, hanno votato con la maggioranza, a dispetto dell’intesa per astenersi. Poi hanno disertato la successiva conferenza stampa congiunta, dopo un nervoso scambio Arcoleo-Argiroffi, secondo la quale il collega del Pd non avrebbe «fatto opposizione né dato seguito agli accordi». Al comunicato mancano le firme dei dem Arcoleo, Teresa Piccione, e di Franco Miceli: «Grazie a questo atto di responsabilità - si legge - si è evitata la perdita di un intervento strategico da 500 milioni di euro. Preso atto dell’inadeguatezza di chi avrebbe dovuto garantire la correttezza di un atto tanto delicato – liquidando un errore grave come un “refuso” – constatiamo il fallimento politico di un’amministrazione che, pur riconoscendo a parole il valore strategico della Tratta D, non è stata capace di ottenere il risultato promesso». Da Antonio Rini di FdI, presidente della commissione Urbanistica, «un grazie al consiglio, al presidente e alla commissione, che hanno garantito un iter puntuale e responsabile».