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l'intervista

Trantino: sicurezza, rifiuti e cultura per una Catania che cambia: «La città avrebbe bisogno di maggiori coccole da parte dei suoi cittadini»

Tra sicurezza, rifiuti, turismo e cultura: il sindaco ha spiegato le strategie per i prossimi anni

Vittorio Romano

29 Dicembre 2025, 08:46

Trantino: sicurezza, rifiuti e cultura per una Catania che cambia: «La città avrebbe bisogno di maggiori coccole da parte dei suoi cittadini»

Potremmo definirla l'intervista di fine anno la chiacchierata intrattenuta col sindaco Enrico Trantino sui temi “più caldi” che interessano la città.

La percezione di sicurezza, nonostante gli sforzi di tutti gli attori in campo, è sempre bassa. Dopo l'arrivo di nuovi vigili urbani è prevista qualche altra misura, visto la sua interlocuzione privilegiata con il governo?

«Io ci conto sempre. Come ho spesso detto, sto cercando di fornire possibili soluzioni al governo mediante delle modifiche normative che mi consentano di essere più efficiente su alcune cose, per esempio contrastare meglio il fenomeno dei parcheggiatori abusivi. Ma detto questo, mi sembra che ci sia una situazione molto più rosea del passato. Naturalmente i problemi ci sono, come in tutte le grandi città, non d'Italia, ma del mondo. Per questo confido sempre sul fatto che nel 2026 potremo assumere altri agenti di polizia locale».

Nel nodo sicurezza si inserisce anche il problema dei rifiuti e dei tanti incivili che rendono la città una pattumiera.

«Stiamo percorrendo la strada della repressione, ma anche della costruzione di un nuovo rapporto basato su una maggiore consapevolezza della gente, chiamata a garantire l'osservanza delle norme. Perché è chiaro che solo con le sanzioni e con l'attività repressiva non potremmo mai ottenere quello che vogliamo».

Arrivano in soccorso anche i droni per stanare gli incivili.

«Sì. L'attività che noi intendiamo compiere con droni, telecamere e videotrappole speriamo ci consenta di procedere al sequestro dei mezzi e delle patenti. Ma dobbiamo dire che il problema non riguarda solo i catanesi: su venti soggetti intercettati, 19 sono residenti fuori Catania. Per questo il problema dovrebbe essere trattato in una dimensione più ampia. Ma gli altri Comuni non ci staranno mai. Quindi dobbiamo centellinare le risorse e individuare strategie efficienti, compresa la comunicazione, compreso l'aiuto di tantissime associazioni e dell'ispettore ambientale. Si tratta di un percorso lungo e noi continuiamo a compiere tutti i passi necessari, con incontri continui anche nelle scuole».

Avete modificato il regolamento sui rifiuti.

«Esatto. Che adesso dovrebbe portare al conferimento non più dei sacchetti ma solo di carrellati al di fuori dei condomini. Una modalità che impedisce la formazione di quelle discariche che prima si vedevano, per esempio, al viale Mario Rapisardi, in via Aurora, in corso Indipendenza».

Molti Comuni dell'hinterland sono tagliati fuori dai collegamenti col centro città effettuati dai bus urbani. Ci sono speranze in tal senso, vista la crescente domanda?

«In questo caso non parlo al plurale ma parlo al singolare e mi permetto di dire che io, come sindaco metropolitano, ho agito dando un milione di euro all'Amts proprio per organizzare questo servizio. Siamo pronti a partire. Abbiamo fatto tutti i passaggi necessari affinché si realizzasse questo collegamento con i Comuni di prima fascia. Aspettiamo solo che la Motorizzazione ci dia l'ok, cosa che dovrebbe avvenire a inizio anno».

Catania è ormai una meta turistica consolidata, sono cresciute le presenze. Qual è la strategia di valorizzazione anche nell'ottica di evitare che i quartieri centrali della città siano totalmente airbnbificati e trasformati, come già accade in alcune strade, a mangiatoie per i turisti?

«Mentre prima Catania era vista semplicemente come una città di passaggio, che godeva dell'opportunità straordinaria concessa dall'aeroporto, adesso invece è meta ricercatissima. Negli ultimi quattro anni siamo passati, spero di non sbagliare, dalle 700 case vacanza alle oltre 5.000. Proprio a dimostrazione di un'offerta turistica che genera quella domanda che trova spazio attraverso l'azione di neoimprenditori o comunque di soggetti che mettono a disposizione il proprio alloggio. E questo è significativo anche per le dinamiche che crea. Perché se noi abbiamo, per il piano San Cristoforo, individuato quel quartiere per la destinazione di 20 milioni, l'abbiamo fatto proprio perché abbiamo visto che in via Plaia, per esempio, una volta i turisti venivano depredati, ora invece tutti hanno capito che il turista è fonte di economia pulita. Ecco, tutto questo diventa un circuito sempre più virtuoso».

Catania rischia l'overtourism?

«Siamo molto attenti al fenomeno, che comunque a Catania non ha ancora quella dimensione che invece raggiunge in altre realtà, quali Firenze e Venezia. C'è anche un'attenzione del governo nazionale affinché questo non si verifichi. Perciò ci saranno dei correttivi nel momento in cui dovesse esserci qualche campanello d'allarme».

Catania candidata a capitale italiana della cultura: tutto il dossier si basa su quest'idea di partecipazione e di visione che non si limita al riconoscimento in sé, ma guarda anche al futuro. Come procede?

«La cosa che più ci ha reso orgogliosi è che il dossier sia stato preparato con oltre cento associazioni. Quindi attraverso una partecipazione corale che mostra come Catania sia una città dinamica, sempre in fermento, in cui non ci si abbandona a sterili pregiudizi politici, ma si cerca di costruire al di fuori di logiche di appartenenza o di steccati tradizionali. Per questo, a prescindere dall'epilogo, in ogni caso questo progetto lo porteremo avanti. E abbiamo detto infatti di diluirlo fino al 2038, indicando idealmente una data che fa capire come noi sulla cultura ci vogliamo scommettere. Proprio perché vogliamo approfittare del fatto che Catania, fra tutte le città siciliane, è quella improntata al maggior dinamismo, alla maggiore energia. E questo un po' traspare anche dal dossier. Adesso aspettiamo che a febbraio ci sia la prima selezione, perché rimarranno solo dieci candidati in campo, e in primavera sarà aggiudicato il riconoscimento».

L'Istat ha di recente fotografato una città di crescenti disuguaglianze, soprattutto in alcuni quartieri con tassi alti di abbandono scolastico, Neet e povertà. Come si può immaginare uno sviluppo se non c'è coesione? E poi, gli strumenti a disposizione del sindaco sono sufficienti?

«Per quanto riguarda il fenomeno della dispersione scolastica, per fortuna i dati sono un po' in diminuzione rispetto all'anno scorso. Poi c'è il problema delle disuguaglianze sociali, che noi patiamo. Ma consideri che stiamo stanziando oltre 105 milioni nel settore socio-assistenziale, un'enormità rispetto a un bilancio comunale che presenta forti difficoltà».

Con l'Università c'è una visione congiunta per diffondere conoscenza e per formare le nuove generazioni, che crea anche un indotto importante per l'economia locale?

«Più che congiunta, è una visione di assoluta sintonia. Perché condividiamo le analisi e la visione, oltre che la strategia. Noi vogliamo, da un lato, cercare di arginare il fenomeno di crescente migrazione dei nostri ragazzi, sebbene spesso lo facciano per vivere nuove esperienze e poi magari tornare nel territorio. Ma nello stesso tempo ci prepariamo anche a un fenomeno di immigrazione di talenti, perché il fatto che Catania sia leader nel campo dell'ecosistema dei conduttori farà sì che ci saranno sempre più persone che vorranno venire da noi, e dobbiamo farci trovare pronti anche come Ateneo per raccogliere questa sfida».

Sindaco Trantino, vuole rivolgere un augurio ai catanesi per il nuovo anno?

« Che il 2026 sia un anno di consolidamento dei progressi nel rapporto tra Catania e i catanesi. Che questi ultimi possano convincersi che questa città è quella che ci riconosce chi viene da fuori: ricca di bellezza. Dobbiamo meritarci una città che è stata sempre più forte delle calamità naturali e che forse, oggi, avrebbe bisogno di maggiori coccole da parte dei suoi cittadini».