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REGIONE

Primavera torna all’Ars: in extremis un verdetto della Cassazione ribalta ancora gli equilibri e chiude la staffetta del seggio catanese di ScN

Fine della corsa per Salvo Giuffrida: la fine della “guerra dei ricorsi” e cosa significa per la maggioranza

Alfredo Zermo

29 Dicembre 2025, 21:30

Primavera torna all’Ars: la Cassazione chiude la staffetta nel seggio catanese

Santo Orazio Primavera e Salvatore (Salvo) Giuffrida

La scena è questa: è il pomeriggio del 29 dicembre 2025, l’aula è vuota, ma a Palazzo dei Normanni rimbalza una notizia che sembra cucita per l’ultimo notiziario dell’anno. La Corte di Cassazione mette il timbro finale su una contesa elettorale che da più di due anni agita il seggio catanese di Sud chiama Nord nell’Assemblea regionale siciliana. Risultato: Santo Orazio Primavera torna deputato regionale. Fine della corsa per Salvatore (Salvo) Giuffrida, che aveva riconquistato quello scranno a maggio grazie a una sospensiva, e che adesso deve cederlo di nuovo. Una staffetta giudiziaria che si chiude dove era cominciata: nella convinzione — ora cristallizzata — che a Sala d’Ercole il posto tocchi a Primavera.

Il verdetto che cambia (di nuovo) il seggio catanese

A firmare l’ultimo capitolo è la Cassazione, che chiude la contesa e consente a Primavera di rientrare a Sala d'Ercole  mettendo la parola fine a una delle dispute più lunghe e tecniche scaturite dalle Regionali del 25 settembre 2022. In concreto, la sentenza ribalta l’assetto maturato a luglio e a dicembre — quando Giuffrida aveva vinto due round davanti alla Corte d’Appello di Palermo — e sancisce il “cambio di guardia” fra i banchi della rappresentanza catanese.

«Abbiamo atteso confidando nell’ordinamento giudiziario italiano e la giustizia ha finalmente prevalso», ha commentato a caldo Primavera, che dedica il traguardo alla memoria del padre e annuncia la collocazione fra gli “autonomisti”, indicando la scelta di lavorare con il gruppo del Movimento per l’Autonomia (MpA). Un approdo politico coerente con i suoi riferimenti, Antonio Scavone e Raffaele Lombardo, e destinato ad avere effetti immediati sugli equilibri di maggioranza.

Un percorso tortuoso: dal caso Vasta al valzer delle sospensive

Per capire come si è arrivati alla sentenza di fine anno bisogna tornare all’origine. Dopo le elezioni del 2022, il primo scossone lo provoca il caso Davide Maria Vasta (eletto con la lista di Cateno De Luca, “Sud chiama Nord”). Il Tribunale Civile di Palermo, nel marzo 2023, dichiara Vasta ineleggibile per conflitto d’interessi: aveva rivestito incarichi con delega nella cooperativa Cot, soggetto in rapporto con la Regione Siciliana. Il seggio passa così al primo dei non eletti, Salvatore Giuffrida.

Qui entra in scena Santo Orazio Primavera, secondo dei non eletti nel collegio di Catania nella stessa lista, che impugna l’elezione di Giuffrida sostenendo la sua ineleggibilità per il mancato rispetto dei tempi di collocamento in aspettativa dalla dirigenza regionale. Il Tribunale di Palermo inizialmente respinge il ricorso, ma in appello arriva la svolta: a gennaio 2025 la Corte d’Appello dichiara Giuffrida ineleggibile, determina la decadenza e apre le porte dell’Ars a Primavera, che presta giuramento il 28 gennaio 2025.

La vicenda, però, non finisce lì. Giuffrida, difeso dagli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, ricorre in Cassazione e, nelle more, chiede alla Corte d’Appello la sospensione della sentenza di ineleggibilità. La Procura generale esprime parere favorevole; il 19 maggio 2025 arriva l’ordinanza di sospensione: Giuffrida rientra in Aula, “congelando” l’efficacia della decadenza fino al verdetto di legittimità. Un nuovo ribaltone.

A luglio, quando Primavera prova a ottenere dalla Corte d’Appello la revoca di quella sospensiva, i giudici dichiarano l’istanza inammissibile. A metà dicembre, un ulteriore passaggio conferma lo status quo: Giuffrida resta in carica in attesa della Cassazione. Fino a oggi, quando la Suprema Corte chiude il contenzioso: il seggio torna definitivamente a Primavera.

Il cuore giuridico: aspettativa, termini e ineleggibilità

La controversia ruota attorno a un nodo tecnico: i termini per l’aspettativa dei dirigenti pubblici candidati alle regionali. Secondo la motivazione ricordata dalla stampa, per Giuffrida, dirigente regionale a Catania, la rimozione della causa di ineleggibilità sarebbe avvenuta “tardivamente”, non rispettando i tempi — variamente individuati dalla giurisprudenza e dalla normativa — entro cui collocarsi in aspettativa rispetto alla data elettorale e/o alla pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi. La Corte d’Appello aveva già tracciato la cornice: che si tratti dell’articolo 8 o dell’articolo 10 della legge regionale 29/1951, la tardività resterebbe il punto decisivo. La Cassazione ora chiude il cerchio, confermando quel ragionamento di fondo.

Il precedente di giugno richiamato dal Tribunale di Palermo — utile a comprendere la logica che aveva retto la prima decisione favorevole a Giuffrida — evocava la disciplina eccezionale in caso di scioglimento anticipato della legislatura e la regola dei “10 giorni” dalla pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi (pubblicato il 10 agosto 2022). Ma l’appello ha rovesciato questa prospettiva, e la Cassazione l’ha sostanzialmente blindato sul piano della legittimità. Risultato: il seggio spetta a Primavera.

Politica e numeri: cosa cambia per la maggioranza

L’elemento politico immediato è il posizionamento annunciato: Primavera intende lavorare con i colleghi del Movimento per l’Autonomia (MpA). È un’informazione tutt’altro che marginale, perché incrocia gli equilibri della maggioranza che sostiene il governo regionale guidato da Renato Schifani. In termini aritmetici, il passaggio di testimone riduce di una unità la pattuglia della Democrazia Cristiana — il partito di Totò Cuffaro, al quale aveva aderito Giuffrida — e rafforza invece l’area autonomista. Le cronache di maggio e luglio già fotografavano quanto quel seggio pesasse, soprattutto nelle giornate di voto più tese. Oggi il trend si ribalta, con possibili nuovi assestamenti nei rapporti di forza interni alla coalizione.

Sarà interessante osservare le ricadute nei lavori d’Aula, dalla prossima sessione di bilancio ai dossier più controversi — dalla sanità agli appalti — dove una maggioranza ampia ma composita ha dovuto spesso negoziare al millimetro. Un deputato in più tra gli autonomisti e uno in meno tra i democristiani non sovverte la geografia di Sala d’Ercole, ma può incidere su commissioni, relazioni e, in alcuni passaggi, sui numeri di sicurezza.

Che cosa succede adesso

Per Primavera si apre una fase operativa immediata: insediamento e primi atti in coerenza con la collocazione fra gli autonomisti. La sua agenda, nelle dichiarazioni raccolte, parla di “rilanciare la vocazione autonomista e statutaria della Regione”. Per la maggioranza, si tratta di riallineare i conti interni in vista dei dossier caldi dell’inverno e di fissare un metodo di lavoro con un attore che, per storia e riferimenti — Scavone, Lombardo — si muove lungo l’asse dell’MpA. La prossima sessione di bilancio offrirà la prima cartina di tornasole.