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Dentro il “banco” delle sardine catanesi: antifasciste ma non solo, anche antimafia

Di Pinella Leocata |

CATANIA – Di “sardine” ne sono arrivate tante che piazza Alonzo di Benedetto, la Pescheria, non ha potuto contenerle. Così il banco è dilagato in piazza Duomo, con l’autorizzazione della Digos cui, al termine della manifestazione, è andato il grazie degli organizzatori. Uno spostamento consentito alle persone, ma non agli strumenti per l’amplificazione. Non per questo i giovani promotori – Irene Distefano, Francesco Nicosia, Davide Caudullo, Francesca Di Giorgio e Nicolò Marino – si sono scoraggiati. Un megafono, un microfono e una bicicletta con casse amplificate e la festa è ripresa, attorno alla fontana dell’Elefante, il simbolo di Catania.

E sono ripartiti gli slogan. “Siamo sardine, siamo un banco, siamo la spina nel tuo fianco”, “Né odio né tensione, solo amore per la Costituzione”. E, soprattutto, “La Sicilia non si Lega”. Non solo non si Lega, ma ci scherza su, come sanno fare i catanesi, che alzano cartelli che non le mandano a dire: “Sgombriamo il Capitone”, “A Catania la Lega “allicca” la Sarda”, “I sardini ‘a piscaria cu s’accatta s’arricria”.

La piazza è un mare di “sardine”, 6.000 secondo i promotori, la metà secondo la Digos. “Sardine” in carne ed ossa e tante, tantissime di cartone, di stoffa, di legno. Sardine d’ogni colore, sardine arcobaleno, sardine dorate, sardine giganti, altre piccolissime nei cerchietti delle ragazzine e persino donne sardine, quasi sirene. In piazza tante persone di mezza età e tanti giovani, volti che si vedono sempre nelle manifestazioni e tanti altri nuovi. Tra i manifestanti anche politici e sindacalisti, ma tutti a titolo personale, come vogliono le regole delle “sardine”, che si muovono al di fuori dei partiti.

La festa si apre con l’inno ufficiale del movimento, “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla, cantato in coro, mentre le lucette dei cellulari agitate da centinaia di mani si trasformano in un brillio di lampare e di stelle. La piazza canta, a squarciagola. Canta “Imagine”, l’inno pacifista di John Lennon, canta “La storia siamo noi” di De Gregori, e canta soprattutto “Bella Ciao”. Canta e balla. E ogni volta esplode un grido. “Catania è antifascista, è antirazzista”.

Per questo i ragazzi rivendicano la bellezza e l’attualità della nostra Costituzione. Per questo ne scandiscono gli articoli alternandosi al megafono. Art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali”. Art. 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Art. 10: “Lo straniero … ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. E poi l’Art. 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. E scoppia l’applauso che si fa frastuono quando viene letta la XII disposizione transitoria, quella in cui si sancisce che “E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”.

Antifasciste e antirazziste, ma non solo. Le “sardine” catanesi si dicono anche antimafiose. Per questo il loro pensiero va a Pippo Fava e alla sua lezione del dicembre 1983 quando spronava i giovani a lottare per rimuovere le cause su cui la mafia cresce e si radica, che sono la povertà e l’ingiustizia. Le stesse che costringono le persone ad emigrare, dall’Africa come dalla Sicilia. Dunque, lotta per la giustizia sociale e impegno perché la politica torni ad occuparsi del bene comune. Da Pippo Fava a Peppino Impastato. E parte la musica dei “Cento passi”. E ancora canti, balli e abbracci mentre in aria si alzano bolle giganti di sapone.

«Questa piazza piena, allegra e creativa – dice Irene Distefano – è la risposta più bella a chi semina odio, a chi vuole tenerci divisi e aizzarci gli uni contro gli altri». Le “sardine” sanno che c’è un’Italia diversa da quella di Salvini e che nella società civile sta crescendo «un fiume in piena pronto a esondare all’insegna i valori dell’antirazzismo, dell’antifascismo, della solidarietà, della tolleranza e della pace».

Per questo contrastano Salvini e la Lega, che hanno reso possibile l’avanzata della destra e della xenofobia, ma sono consapevoli che «loro non sono le cause, ma gli effetti di un malessere collettivo prodotto dalle politiche liberiste che hanno aumentato le disuguaglianze sociali, il divario tra ricchi e poveri, disgregando le trame del tessuto sociale e innescando una guerra tra poveri dove diventa una colpa anche scappare da guerre e torture».

«Siamo qui accomunati dagli stessi valori, da principi umani, universali. Siamo per una società più equa, inclusiva e plurale», ripetono impegnandosi a tutelare la vocazione all’accoglienza della nostra città e a contrastare l’odio generato strumentalmente attraverso i social. «Se nuoteremo tutti nella stessa direzione – assicurano nel chiudere la manifestazione – sconfiggeremo odio, razzismo e ingiustizie». Allora “Benvenuti in mare aperto”. L’appuntamento è il 14 a Roma e alle prossime assemblee cittadine.

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