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Soleimani, il ministero della Difesa «Nessun drone da Sigonella per il raid»

Di Eloisa Gallinaro |

Nessun drone è partito da Sigonella per il raid americano a Baghdad in cui è stato ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani. Il ministero della Difesa e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio rispondono alle voci e alle indiscrezioni circolate sul presunto coinvolgimento dell’Italia nell’operazione con una secca smentita. «In merito alle notizie apparse su alcuni organi di informazione relative all’ipotesi di partenza di droni dalla base aerea di Sigonella per l’operazione che ha portato all’uccisione del generale iraniano Soleimani, la Difesa – si legge in una nota – smentisce categoricamente anche alla luce delle ottime relazioni e contatti con la controparte militare americana presente sul territorio italiano». «Da qualche giorno – rincara il titolare della Farnesina in un post su Fb – leggo false notizie sul fatto che il drone statunitense che ha colpito Soleimani in Iraq, sia partito dalle basi Nato italiane. È assolutamente falso». Il ministro degli Esteri ci tiene poi a sottolineare che «in queste ore insieme al Ministero della Difesa siamo al lavoro per garantire la sicurezza dei nostri soldati e scongiurare una ulteriore escalation, senza clamori, senza slogan e senza iniziative improvvisate». Richieste di chiarimenti erano venute dal Partito comunista italiano, LeU, Rifondazione e Verdi che avevano denunciato il silenzio attorno al presunto coinvolgimento della Naval Air Station siciliana nell’azione contro il capo della divisione Qods, ritornando peraltro su polemiche già scoppiate in passato in merito a possibili raid in Libia condotti dagli Usa partendo da Sigonella. Anche Pippo Civati, fondatore di Possibile, ha invocato chiarezza sul decollo da Sigonella del drone che ha colpito Soleimani. A dare fuoco alle polveri della polemica sull’uso dello spazio aereo italiano e delle basi sparse nella penisola la decisione americana di preallertare le proprie truppe di stanza a Vicenza per un eventuale dispiegamento in Libano a difesa dell’ambasciata Usa a Beirut. E soprattutto il fatto che a Sigonella, principale base per le operazioni americane nel Mediterraneo sono ospitati, tra l’altro, i droni MQ-9 ‘Reaper’ come quello usato per uccidere il generale iraniano. I Verdi avevano evocato, in caso di coinvolgimento italiano, la necessità di una «revisione del Trattato del 1954 tra Usa e Italia sull’utilizzo delle basi americane sul suolo italiano».

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