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La Lega fa sul serio: «Sì al matrimonio con Musumeci ma per fare figli»

Di Mario Barresi |

Catania – Sono chiusi in una saletta dell’hotel appiccicato all’aeroporto. Sul tavolo smartphone e fogli traboccanti di appunti. Seduti attorno, con aria diligente e rilassata, i quattro “nuovi” deputati all’Ars (il capogruppo Antonio Catalfamo, Giovanni Bulla, Marianna Caronia e Orazio Ragusa) e il parlamentare nazionale Nino Minardo, “cioccolataio magico” che ha incantato il Capitano con le sue doti (non solo) diplomatiche. A capotavola, il padano che Matteo Salvini ha scelto come suo console in Sicilia. Carta e penna. Scrive una formula chimica: «Rame+Stagno=Bronzo». Cioè: «Una nuova Lega, molto più forte e resistente».

Veramente, Stefano Candiani, in Sicilia si parla di salto nel Carroccio di cambiacasacche, se non di impresentabili…

«Si parla a vanvera, allora. Perché, se parliamo di chi è qui dentro, è gente seria, preparata e perbene, che ha fatto una scelta di vita».

Una scelta di vita dopo tante vite politiche precedenti: forzisti, lombardiani, alfaniani, meloniani…

«Noi stiamo costruendo le fondazioni. L’edificio crescerà, ma questa è la fase più delicata. E le ricordo che a Roma, senza il riuso dell’ottimo materiale del Colosseo, non avrebbero costruito San Pietro. L’esperienza politica e il radicamento sul territorio sono valori, non cose di cui vergognarsi. Non diamo fiducia a chi non la merita».

Porte aperte anche ai cinquestelle “pentiti”? Magari sarebbe una bella vendetta: rubare qualche pezzo all’Ars ai vostri ex alleati a Roma…

«Non accettiamo chi porta soltanto un’accozzaglia di ghiaia e sabbia, perché se no l’edificio s’indebolisce… Ma, se il materiale è coerente alla nostra costruzione, perché avere pregiudizi?».

Fino a qualche mese era molto più rigido come “capocantiere”. In nome dello sbarco di Salvini al Sud, magari, s’è abbassata l’asticella della selezione della classe dirigente?

«Assolutamente no. Il nostro, ormai, è il partito più “vecchio” che c’è in parlamento. Fondato su strutture di base, con regole rigide su chi entra. Talvolta c’è un’attesa snervante per l’ok a iscriversi e per passare da sostenitore a militante che elegge ed è eleggibile. C’è un codice etico, c’è un muro contro gli opportunisti, non ci piacciono individualismi e personalismi… Ed è così, da Varese a Catania».

La Sicilia, per antonomasia, ha l’autonomia speciale. Si chiude un occhio…

«Non ci interessa nel senso che dice lei: le nostre regole sono chiare. E valgono per tutti. L’autonomia che ci interessa è quella rivendicata dai nostri governatori, sulla quale il governo Conte sta dormendo. Ne ha parlato anche Salvini con Musumeci: la Sicilia non ha nulla da temere, anzi è una sfida di merito e di responsabilità. Vuoi tenerti tutti i soldi? Se riesci a spenderli bene è la svolta».

Ma Salvini e Musumeci non hanno parlato soltanto di autonomia differenziata. Hanno sdoganato di fatto l’ingresso della Lega nel governo regionale.

«Salvini e Musumeci hanno parlato di tante cose. Fra i due c’è un gradevolissimo rapporto personale, lo stesso che ho io con Nello, nonostante davanti a Matteo mi abbia rimproverato di avergli fatto più critiche che carezze. Ecco, questa è una cosa curiosa che ho trovato nella politica siciliana: tutto è basato sui rapporti personali e sui caffè al bar. Ma il confronto politico è un’altra cosa. Salvini lo ha delegato ai suoi vertici siciliani. E fa sui tavoli. Sì, la Lega entra nel governo regionale. Noi ci siamo, col confronto, con la partecipazione, con i ddl, presto magari con l’azione in giunta. Ma la prego di non farmi la solita domanda…».

Era la prossima: chi farà l’assessore all’Agricoltura?

«Ecco, non le rispondo perché non è la nostra logica. Vorrei che anche qui ci fosse un consenso fondato sul buon governo. Chi vota Lega perché apprezza Salvini in tv dev’essere un valore aggiunto, perché, così come dove governiamo, i voti devono arrivare da chi apprezza un bravo sindaco, un bravo amministratore…».

E un “bellissimo” governatore siciliano, magari organico alla Lega…?

«Anche un bravo governatore, grazie alla nostra iniezione di energia e concretezza. Guardi, noi potremmo aspettare il 2022 sgranocchiando i pop-corn. I siciliani se ne accorgeranno, quando governerà la Lega. La sfida, ora, è anticipare questo momento: vogliamo portare Musumeci dal 19° al 5° posto fra i governatori d’Italia. I primi quattro sono già occupati da quelli leghisti…».

E magari, visto che ha dribblato la domanda di prima, l’auspicato quinto posto potrebbe essere di Musumeci in versione leghista. A che punto è la federazione con DiventeràBellissima? Questo matrimonio s’ha da fare?

«Il matrimonio si fa se c’è chi si presenta con l’anello e fa la proposta».

E se il movimento di Musumeci facesse questo passo? Magari per un bel matrimonio di reciproco interesse…

«Ci si sposa per amore, ma soprattutto per… fare figli. Noi vogliamo far crescere in Sicilia la nuova generazione del buon governo, con una prospettiva almeno decennale. Ora ci sono tutte le condizioni: Salvini considera la Sicilia un punto fondamentale della strategia del partito nazionale. E anche il Ponte sullo Stretto, in un piano di infrastrutture da potenziare, rientra in questa logica. E le confesso che siamo pure in ritardo. Io, appena arrivato, un anno e nove mesi fa proposi a Musumeci un rapporto più stretto. Ma s’è perso tempo, sempre per la logica dei caffè al bar. La migliore bottiglia è quella bevuta e non quella lasciata a invecchiare in cantina».

Candiani, sta ricandidando Musumeci per il bis nel 2022?

«Ma perché corre così avanti? Ogni cosa a suo tempo. C’è un percorso da costruire, con lui e con tutti gli alleati del centrodestra. Alla Regione non c’è cattiva politica, ma bisogna cambiare il metodo. Non vi piace la parola “tavolo”? Chiamiamola condivisione, sintesi. Ma basta con le divisioni, con i giochetti per fottere l’altro. Questo governo ha bisogno di una cabina di regia, per un salto di qualità dall’ordinaria amministrazione al buon governo. Questa è il valore che la Lega vuole portare in dote, visto che le piace la metafora del matrimonio…».

A proposito: fra i parenti più ingombranti dello “sposo” Musumeci c’è Miccichè. Ma anche lui, dopo il selfie della pace con Salvini, è pronto al banchetto di nozze…

«Miccichè ha chiesto scusa a Salvini per i toni usati, pur nella dialettica del contrasto politico. E ha riconosciuto a Matteo una leadership decisiva per la vittoria del centrodestra. E noi siamo pronti ad appoggiare subito la battaglia di Miccichè contro la malaburocrazia, una cosa seria».

E vissero tutti felici e contenti… Ma che fine hanno fatto gli «ascari dell’Ars», i «trasformisti», gli «accoliti lombardiani e cuffariani»? Sono tutte parole sue…

«Noi, anche in Sicilia, vogliamo governare bene e fare buona politica. Ed entrambe le cose si fanno soltanto se hai davanti persone serie».

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