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Salvini, due nomi per l’assessore Francilia insidiato da “mister X”

Di Mario Barresi |

Catania. Il nome di Matteo Salvini, sul display del telefonino di Nello Musumeci, non s’è materializzato fino a ieri sera. E dire che il governatore, fra una videoconferenza con Palazzo Chigi e una limatura dell’ordinanza sulle riaperture, più d’uno sguardo – anche impaziente – sul cellulare l’ha buttato. Perché aspetta il nome per l’ormai rovente posto di assessore ai Beni culturali. Il leader della Lega ha avuto un’interminabile giornata di impicci interni, col commissariamento del partito in Emilia-Romagna, Sardegna e Marche. Ma è anche una pausa, più lunga del previsto, di riflessione. Perché Salvini ha in mano le nomination dei due finalisti (con allegato curriculum) che gli ha inviato il suo viceré Stefano Candiani. E oggi arriverà la decisione. Anche perché Musumeci – logorato dall’ondata di proteste al grido di «la Cultura siciliana non si Lega!» – non vuole perdere altro tempo.

«Si chiude», rassicura Salvini. Che si fida ciecamente di Candiani, a cui riconosce il merito di un’operazione perfetta. Il segretario regionale, anche se non l’ammetterebbe nemmeno sotto tortura, martedì è arrivato al vertice del centrodestra con l’idea di portare al “Capitano” il preziosissimo scalpo dell’Identità siciliana. E, insistendo sull’Agricoltura ,«oppure non entriamo in giunta», è riuscito persino a farsi chiedere «per cortesia» di accettare ciò che in realtà voleva sin dall’inizio: i Beni culturali. Chapeau.

Ma l’intensità della pressione mediatica sull’assessorato ha superato ogni previsione. E c’è il fuoco amico degli alleati, con l’autonomista Carmelo Pullara che annuncia per lunedì «un disegno di legge che modifichi lo status dell’assessorato» trasferendo al governatore «la delega all’identità siciliana». Più che un benevolo assist, un avvertimento dei Lombardo-boys innervositi dalle critiche di musumeciani e leghisti all’assessore Antonio Scavone. Nel frattempo l’identikit di «un politico, un amministratore non deputato all’Ars», chiodo fisso di Candiani (un nome in cima alla lista: Matteo Francilia, sindaco ex centrista di Furci) è stato messo in discussione da chi, non solo all’interno del partito, lo implora per «una scelta di alto profilo culturale». Una preferenza, più che una richiesta, emersa anche da Palazzo d’Orléans. Con le voci più disparate che si diffondono nel corso della giornata. Da un super tecnico siciliano (Daniele Malfitana, direttore dell’Ibam-Cnr) pallino di Musumeci, al sondaggio sulla disponibilità della vedova di Sebastiano Tusa, la sovrintendente del Mare Valeria Li Vigni. Tutte ipotesi smentite, così come la buttanissima suggestione di Pietrangelo Buttafuoco, evocato da più di un fan di rango. Ma il giornalista avrebbe a sua volta fatto un endorsement per il collega palermitano Alberto Samonà, leghista in grande ascesa, dopo i burrascosi trascorsi nel M5S. Nel calderone, da fonti dell’Ars, finisce pure Gianni Puglisi, rettore della Kore di Enna. Anche Vittorio Sgarbi riceve più di una telefonata e dà qualche consiglio.

Ma più arrivano i «non ne so nulla» e gli «assolutamente no» dei diretti interessati, e più si rafforza la linea di Candiani: la Lega non indicherà un Franco Battiato di destra. «È finita l’era delle icone, la scelta è di non “fare fotografie” ma di “far funzionare”: azzerare le 18mila pratiche di cui parla Miccichè, ridurre da sei mesi a tre settimane i tempi delle autorizzazioni». Con l’idea di una “rete di protezione” costruita anche con intellettuali e tecnici (compreso Fabio Granata) per rafforzare il neo-assessore. Che dovrebbe essere Francilia. O l’altro misterioso secondo curriculum dato a Salvini. Sono «due profili politici», assicura Candiani in serata. Il che escluderebbe il “sogno proi bito” di alcuni: Roberto Centaro, magistrato ed ex senatore presidente dell’Antimafia, semmai l’interessato ci stesse. C’è chi su Centaro spera ancora: il deputato modicano Nino Minardo. E se invece fosse proprio lui (intenzionato però a restare a Montecitorio) il secondo mister X «politico» sul tavolo di Salvini?

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