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Urbanistica, stop ai “furbetti” del mattone: cosa c’è nella riforma

Di Giuseppe Bianca |

PALERMO – Andare oltre la storica legge 71/78, improntata a una serie di principi che volendo mettere ordine nel Far West dell’epoca, creò le premesse che costarono l’isolamento al presidente della Regione Piersanti Mattarella, poi ucciso dalla mafia, ha implicato per stessa ammissione del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè «un consistente sforzo per sviluppare e portare a termine un ragionamento comune e condiviso».

Dopo aver lavorato a testa bassa, puntando a realizzare la necessaria sintesi in Aula, l’assessore Toto Cordaro ha forse preso a modello Don Calogero Sedara de Il Gattopardo, per il quale «le grandi gioie sono mute», limitandosi a brevi ringraziamenti istituzionali, non rinunciando però a salutare «l’architetto Giovanni Grutta (che ha continuato a lavorare al progetto pur essendo andato in pensione, ndr) con cui condividiamo questo straordinario risultato».

La legge di riforma dell’Urbanistica in Sicilia approvata qualche giorno fa ha comunque raggiunto l’obiettivo che si era prefissato di stabilire una dimensione corale di interventi abbinando quelle forme di coordinamento tra gli enti territoriali per quanto riguarda l’approvazione degli strumenti urbanistici e provando a valorizzare i concetti generali di semplificazione, flessibilità e perequazione. 

Vengono inseriti nella legislazione regionale limiti per la realizzazione di nuovi insediamenti in aree non urbanizzate e un focus sulla tutela dell’ambiente e la riqualificazione urbana.

A esprimere soddisfazione la Consulta regionale degli Ordini degli architetti siciliani: «Speriamo si apra una nuova e positiva pagina per la nostra Regione, offriremo il nostro contributo anche alla redazione dei decreti di attuazione della norma», assicura il presidente Pino Falzea che ha inoltre aggiunto: «Finalmente lasciamo alle spalle una legge vecchia di oltre 40 anni ormai inadeguata al governo di territori che attendono azioni decise e tendenti verso la salvaguardia ambientale, la drastica riduzione del consumo di suolo, la riqualificazione e rigenerazione urbana».

L’organo non si è tirato indietro anche nel contributo da fornire e probabilmente oggi si sente anche un po’ parte della soluzione: «Abbiamo cercato di supportare la Regione – ha aggiunto Falzea – con diverse iniziative a Milazzo ed Agrigento che hanno aperto e rafforzato il confronto tra istituzioni, noti urbanisti componenti del prestigioso Istituto Nazionale di Urbanistica sezione Sicilia, rappresentanti dei consigli degli Ordini ed estensori della riforma, tra cui l’assessore Totò Cordaro e gli onorevoli Giampiero Trizzino e Pino Galluzzo».

L’elenco dei ringraziamenti della Consulta è lungo e al tempo stesso testimonia il coinvolgimento che, almeno nelle premesse istituzionali messe a punto, ha riguardato i principali portatori di interesse e le categorie.

Adesso la scommessa è quella di fare arrivare ai territori un corpo organico di regole nuove «consapevoli che occorrono i tempi di metabolizzazione delle innovazioni» come evidenzia la stessa Consulta dell’Ordine che aggiungono nella nota: «Gli architetti siciliani continueranno ad offrire il loro contributo anche per la delicata fase di redazione dei decreti attuativi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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