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E la Lega assolda l’ex burocrate anti-fannulloni della Regione Siciliana

Di Mario Barresi |

CATANIA –  Era prevedibile. Ma non con questa velocità. È durata quanto un’eiaculatio precox la tranquilla vita da pensionato di Tuccio D’Urso, l’ex dirigente regionale dell’Energia diventato un’icona nazionale anti-fannulloni. Cacciato dalla finestra dall’Ars (che con il voto segreto ha bocciato una norma ad hoc con cui il governo regionale voleva consentire al burocrate di restare in servizio fino a 70 anni), l’Ingegnere rientra subito nei palazzi della politica dalla porta principale. Quella della Lega. Nelle scorse settimane D’Urso – da tempo molto in sintonia con i Matteo-boys di Sicilia, soprattutto con Fabio Cantarella, assessore a Catania e vicesegretario regionale – è volato a Roma dov’è stato accolto dai vertici della Lega.

Assoldato. L’ex super burocrate, in pensione dal 30 agosto dopo essere stato testa di ponte di Nello Musumeci nella crociata contro i dipendenti regionali che «all’80 per cento si grattano la pancia», ha conquistato la fiducia del segretario regionale Stefano Candiani, emissario di Matteo Salvini nell’Isola. E D’Urso sarà subito messo alla prova: da “esperto d’area” è stato incaricato di coordinare una tavola rotonda sull’energia all’interno della kermesse di tre giorni che la Lega organizza a Catania in coincidenza con l’inizio del processo a Salvini per il caso Open Arms, fissato per il 3 ottobre. L’esordio di D’Urso come leghista dovrebbe essere giovedì 1° ottobre al porto di Catania. «Del resto è facilitato – raccontano fonti leghiste – dai tanti contatti che nel corso di questi anni ha creato anche con imprenditori del Nord vicini al partito. Ci aspettiamo molto da lui, è un uomo del fare che incarna molti degli ideali che vogliamo diffondere anche in Sicilia quando andremo al governo della Regione».

Un’investitura in piena regola. Partendo col ruolo di tecnico, ma con una prospettiva (che il diretto interessato non disdegna affatto) destinata a diventare sempre più politica. Fino ad aspirare a un posto da assessore regionale al prossimo giro o magari a uno scranno a Roma.

Del resto il senso di Tuccio per la politica non è una novità. Candidato all’Ars nel 2006 nell’Udc di Totò Cuffaro (2.443 voti nel collegio etneo), divenne celebre a Catania per il suo caschetto giallo, da braccio destro di Umberto Scapagnini col ruolo di capo dell’ufficio speciale per l’emergenza traffico. Prima di tornare nei ranghi di Mamma Regione uscì indenne da inchieste giudiziarie e soprattutto dal processo sullo scandalo parcheggi. E provò anche l’avventura elettorale in prima persona: candidato sindaco nel 2013. Sempre con l’inseparabile casco da cantiere, appoggiato dalla sua la lista “Aggiusta Catania”. Risultato: 378 preferenze, lo 0,43%.

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