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Vertice Lega, ecco tutti i nomi in lizza per il dopo Candiani in Sicilia

Di Mario Barresi |

Catania – La sera prima dell’udienza, nell’albergo a due passi dall’aeroporto, c’erano «tutti quelli che dovevano esserci», sibila uno dei presenti. Dopo aver finito di studiare gli ultimi dettagli processuali con Giulia Bongiorno, Matteo Salvini si concede un improvvisato incontro con i big siciliani della Lega. Ma si dà il caso che venerdì sia pure il compleanno di Stefano Candiani. Nessuna torta con le 49 candeline per il senatore di Tradate, ma un fuoriprogramma: un intimo rito per preparare il passaggio di consegne al vertice. Lo stesso Salvini, in conferenza stampa, ci conferma l’indiscrezione: «Come in tutte le altre regioni ci sarà un avvicendamento dei coordinatori. Per la Sicilia penso avverrà già nei prossimi giorni», in «una scelta generale di ricambio».

Si volta pagina. A guidare la Lega, in Sicilia, sarà un siciliano. Non è un siluramento di Candiani, che anzi dal leader riceve i complimenti per «un gruppo dirigente che ho trovato più maturo, cresciuto, grazie al tuo lavoro». Nell’incontro di Catania si susseguono gli speech di ognuno degli interlocutori (deputati nazionali e regionali, sindaci, dirigenti di partito) con il “Capitano” «ad ascoltare tutti con molta attenzione». Il format si ripeterà a Palermo, in coincidenza con l’udienza preliminare per il caso Open Arms. «Lo faremo all’Ars, a casa nostra, dove il caffè lo offriamo noi a Matteo».

La missione del viceré padano di Sicilia volge al termine, al netto di un ultimo botto in serbo prima dell’addio. Che forse è più un arrivederci. «Se avrò voglia di cannoli non li andrò certo a mangiare in una pasticceria di Roma», ironizza Candiani, ormai esperto di golosità sicule fino al punto di proclamare «il cioccolato di Modica come uno dei più buoni al mondo». Sembra quasi un indizio sulla successione. E in effetti il deputato nazionale Nino Minardo avrebbe le tre caratteristiche ideali: la fiducia di Salvini, la stima della classe dirigente regionale e il rispetto degli alleati. Ma di nomi, nel giardino dell’hotel, se ne fanno anche altri. Soprattutto quello dell’assessore catanese Fabio Cantarella, già vice di Candiani, unico siciliano chiamato nella segreteria nazionale dopo aver ingoiato con stomaco di ferro i bocconi amari della mancata candidatura alle Europee e del passo indietro last minute sull’assessorato poi andato ad Alberto Samonà. Per quest’ultimo posto s’era pure pensato al giovane sindaco di Furci, Matteo Francilia (stimatissimo dal senatore), che ora potrebbe rientrare in gioco. Ma anche il deputato Alessandro Pagano, leghista della prima ora, potrebbe essere una scelta gradita a molti, fra i quali il sindaco di Motta, Anastasio Carrà. I nomi non mancano. Né le faide interne. Ed è proprio Salvini a scandire: «Ci sono molte persone nella squadra, quindi son contento di non avere una scelta unica». Fino al punto di pensare a una «guida condivisa» come auspica un deputato dell’Ars? «In Sicilia non ci sarà più una Lega orientale e una occidentale», precisa Candiani. Consapevole della «maggiore efficacia di collegialità e gioco di squadra rispetto a una gestione monocratica», ma altrettanto convinto di «una leadership che deve emergere». E allora la soluzione più probabile sembra un commissario con due-tre vice accanto. Chiunque guiderà la Lega dal prossimo anno ha già un percorso a tappe obbligate. La prima è il voto a Palermo. «Stiamo lavorando – anticipa Salvini – a una forte lista e puntiamo ad amministrare con il centrodestra unito». In sala Vincenzo Figuccia annuisce sognante.

Ma l’incombenza più delicata del prossimo commissario regionale sarà il rapporto con Nello Musumeci. Che con Candiani negli ultimi tempi ha quasi rotto, furioso per le critiche al piano siciliano per il Recovery, sull’esito del quale il senatore è stato facile profeta. «Musumeci mi ha ha mandato un messaggino di auguri a cui stamattina ho risposto con cordialità», rivela Salvini. Senza sbilanciarsi sul bis del governatore. «È presto per stabilire chi farà cosa. Non sta a me decidere oggi cosa fa o non fa Musumeci sulla ricandidatura». I presenti all’incontro di venerdì sera giurano che il nome del governatore non s’è fatto, mentre Cateno De Luca «è stato più volte evocato da Matteo, che lo adora». Che sia il sindaco di Messina una delle «tante persone che si stanno avvicinando alla Lega su cui facciamo affidamento per governare la Regione» di cui Salvini parla con i giornalisti? La verità, sussurrata da chi con lui si confronta con più frequenza, è più complessa: il leader della Lega «finalmente ha compreso la gravità dello smacco subito da Musumeci sulla mancata federazione» ed è tentato da “Scateno” per scompaginare gli equilibri. Ma, al di là della disponibilità del diretto interessato, c’è un altro fattore: De Luca frontman potrebbe stridere con la linea di Lega «moderata e radicata» del dopo-Candiani. In attesa dei nuovi acquisti all’Ars (Salvini li annuncia a breve, ma non è così) è lo stesso ex sottosegretario a lasciare una precisa eredità al suo successore: «Per Musumeci il nostro tempo è scaduto». Intendendo che la proposta di federazione non è più sul tavolo e sottintendendo che il sostegno ala ricandidatura non è scontato. E con la Calabria destinata a una nuovo nome di Forza Italia, «in Sicilia la scelta del candidato governatore spetta alla Lega». Non è detto che non sia comunque Musumeci, ma non è più certo che sia lui. Ogni cosa a suo tempo, c’è un tempo per ogni cosa.

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