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Salvini-Musumeci, niente tête-à-tête politico e finisce con “Ne riparliamo”

Di Mario Barresi |

Catania – Talvolta il senso delle cose sta in una strana unità di misura: la differenza fra le attese e la realtà. Dice Matteo Salvini: «Con il presidente della Regione Siciliana parleremo di sviluppo, di crescita, di lavoro, di futuro, di sostegno agli agricoltori e ai pescatori, di sviluppo dei porti». Dice Nello Musumeci: «Con il senatore Salvini parleremo di priorità del programma regionale, di infrastrutture, di utilizzi del Recovery fund. Lo abbiamo già fatto per pochi minuti l’altro giorno a Roma. Approfittando della sua presenza in Sicilia, lo faremo in maniera più approfondita». È tutto vero. Hanno parlato di questo.

Ma la notizia è nel non detto. In ciò di cui Salvini e Musumeci non hanno parlato. Nemmeno ieri, infatti, hanno affrontato il discorso della federazione fra la Lega e il movimento del governatore. E non perché quest’ultimo non volesse affrontare l’argomento. Anzi. «Vienimi a trovare a Catania, così parliamo un po’ con calma», l’invito del leader di DiventeràBellissima all’ex ministro oggi atteso nell’aula-bunker di Bicocca per l’infinita udienza preliminare sul caso Gregoretti. Salvini accetta di buon grado. E così la vigilia si consuma all’insegna della speranza. Unilaterale. Tanto più che stavolta, accanto al Capitano, non c’è Nino Minardo. Un’assenza (dovuta al voto di fiducia alla Camera in cui è impegnato il segretario regionale della Lega) che aumenta le aspettative politiche del fronte musumeciano. Minardo, infatti, è il fautore del patto con gli Autonomisti, ma prima ancora è colui che convinse Salvini, con la complicità di Stefano Candiani, a esporsi in prima persona nell’invito sul quale Musumeci, da giugno scorso, ha dato i primi segnali d’interessamento soltanto nelle scorse settimane. Il tempo, per la Lega, sembra essere scaduto. Tant’è che l’incontro di Minardo con Ruggero Razza, sabato scorso, per riparlare del “matrimonio”, alla fine è saltato. Anche perché una clausola dell’accordo con l’ex Mpa prevede che per estendere la federazione ad altri movimenti regionali ci vuole l’assenso di entrambe le forze. Dunque: per allearsi con Salvini, Musumeci deve chiedere il permesso a Lombardo.

E ieri, con Minardo convitato di pietra, nella testa del governatore c’è finalmente un incontro riservato con il leader della Lega. Non un passo decisivo, ma un riavvicinamento che possa garantire anche la polizza salviniana per la ricandidatura alle Regionali del 2022. E dunque Musumeci all’incontro, oltre all’onnipresente Razza, convoca anche il suo fedelissimo Gino Ioppolo. Ottimo sindaco di Caltagirone, ma al PalaRegione presente da coordinatore regionale di DiventeràBellissima e non certo in veste di esperto di Recovery o di Ponti sugli Stretti. Per l’occasione, nelle ore precedenti la venuta di Salvini, Musumeci e il suo Pizzo Magico limano l’ultima versione della bozza di federazione da sottoporre all’assemblea di DiventeràBellissima. Una prova d’amore. Tutto sembra perfetto. Ma quello che doveva essere un tête-à-tête riservato si trasforma in un assembramento politico. Perché Salvini si presenta all’appuntamento accompagnato da: Anastasio Carrà (vicesegretario regionale), Alberto Samonà (assessore regionale), Antonio Catalfamo (capogruppo all’Ars), Vincenzo Figuccia (deputato regionale) e Fabio Cantarella (assessore a Catania e unico siciliano nella segreteria nazionale). Una compagnia tanto allegra e numerosa (i guru social della “Bestia” non diffondono foto, anche perché il distanziamento dei presenti è borderline) che rompe sul nascere ogni libido d’intimità.

Ed è per questo che il leader della Lega e il governatore, alla fine, parlano davvero dei temi annunciati nell’immancabile punto stampa all’ingresso. Musumeci ha bisogno di Salvini per portare le istanze della Sicilia sul tavolo del governo Draghi; e Salvini ha bisogno di Musumeci per rafforzare la leadership del centrodestra in una fase delicata. Ma niente di più. E il padrone di casa? «C’è rimasto male, quando ci ha visti arrivare», confessa uno dei presenti, che descrive il governatore «infastidito e dimesso» dopo la carrambata leghista, con Salvini «attento ma freddo». Per intenderci: se avesse voluto presentarsi da solo, il leader della Lega, l’avrebbe fatto. Ma se non è stato così ci sarà pure un motivo. Soltanto pochi secondi di solitudine di Musumeci con Salvini, tallonato come un dobermann da Figuccia per tutto il tempo. «Nello, poi per le nostre cose magari ci vediamo un’altra volta…», il congedo dell’ospite d’onore sull’uscio.

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