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L’incoronazione di Razza davanti ai manager: «Ora primari e assunzioni»

Di Mario Barresi |

I toni li descrivono «pacati», ovvero «senza troppa enfasi sul gran ritorno», né «caccia alle streghe o applausometro» fra i vertici della sanità siciliana orfani (con diversi gradi di ostentata nostalgia) per quasi due mesi dell’assessore, comunque richiamati a «fare quadrato» nell’ultimo anno e mezzo di governo regionale. Eppure quello che si è consumato a Catania è un passaggio delicato. Nello Musumeci ha incoronato di nuovo Ruggero Razza davanti ai manager di Asp e ospedali. Lo ha legittimato e blindato. «Un avviso di garanzia non può anticipare un giudizio, altrimenti non ci sarebbe una democrazia, ma soltanto una parvenza di essa», ha scandito il governatore nella sala riunioni del PalaRegione, sancendo che «è giusto che l’assessore Razza sia rientrato al suo posto per completare un lavoro positivo». Il diretto interessato si è mostrato nella nuova versione di basso profilo promessa a governatore, alleati e addetti ai lavori. Nessun riferimento all’inchiesta sui falsi dati Covid in cui è ancora indagato a Palermo (sentito in queste settimane dai pm, ai quali ha fornito la sua versione dei fatti), l’assessore alla Salute non ha lasciato trasparire alcuna emozione. Limitandosi a ringraziare «i tanti, fra voi, che mi sono stati vicini» e chi «negli ultimi tempi mi ha chiesto di tornare».

E l’incontro si è spostato subito sulla fase operativa. Il passaggio di consegne fra Musumeci (che ha conservato l’interim fino al 30 maggio) e Razza è chiaramente all’insegna della totale continuità. A partire da luci e ombre nella gestione di questa fase della pandemia. La necessità di recuperare i ritardi su ultraottantenni e over 70, con l’investimento su una «vaccinazione di prossimità» che passa per forza di cose dai medici di base «solo in minima parte in trincea» (assodato cruccio di Musumeci) e dalle farmacie, ma anche la constatazione di un ritmo più rapido negli ultimi giorni (oltre 60mila dosi al giorno) e la prospettiva dell’arrivo di 1,3 milioni di fiale a giugno. Così l’asticella degli obiettivi della Regione, «al quarto posto in Italia per cittadini col richiamo già fatto», che si piazza su fine giugno (almeno il 50% dei siciliani vaccinati, che oggi sono circa il 40%) con la prospettiva di arrivare all’immunizzazione a ottobre per poi lanciare il piano a lungo termine della terza somministrazione.

Ma non s’è parlato soltanto di Covid. Anche perché la sanità, a un anno e mezzo dalle Regionali, resta un bacino elettorale decisivo. E dunque ecco il tema dei concorsi e delle nomine. C’è il bando degli anestesisti (con circa 320 domande su 250 posti), ma soprattutto c’è la «nuova dotazione organica» che a Palermo sarà deliberata «entro la prossima settimana» e c’è l’accorato invito ad «accelerare la predisposizione degli atti aziendali» per nuovi primari e dirigenti.

Nomine ora di nuovo sotto l’egida di Razza, che annuisce quando Musumeci incalza i manager: «Evitate di assumere iniziative non concordate col governo regionale, magari per avere un titolo sulle pagine locali dei giornali». Il nuovo input è esplicito: «Le cose buone che fate vanno condivise, facciamo gioco di squadra». Perché la partita della vita, quella del Musumeci&Razza-bis, va disputata con una tattica ben precisa. Senza lasciare nulla – e soprattutto i voti – al caso.

Twitter: @MarioBarresi

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