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Gaffe, defezioni e mal di pancia, così la “Leopolda col pizzetto” è slittata

Di Mario Barresi |

Già a metà maggio, sui social ufficiali, era spuntata persino la locandina. Con un layout quasi identico alla campagna di comunicazione sul Covid (un gruppo di giovani stilizzati, tanto entusiasti da sembrare esultanti), sul quale spiccavano il titolo, “Il governo della Regione”, e il tema su “Tre anni di lavoro per la Sicilia. Immagini, realizzazioni, prospettive”. Ma, soprattutto, due date e un luogo: 11-12 giugno, a Palermo.

In principio doveva essere la convention per lanciare la ricandidatura di Nello Musumeci; poi, per una serie di circostanze, è stata derubricata a passerella per mostrare i risultati del governo regionale; infine, però, della manifestazione (in teoria in programma da domani, visto che nessuno ha mai rettificato l’annuncio) non se n’è saputo più nulla. O meglio: è sicuro che non si terrà nelle date annunciate, per il semplice fatto che nessuno, a Palazzo d’Orléans, s’era accorto che il via libera del governo nazionale ai convegni, pur con alcuni accorgimenti anti-Covid, fosse da tempo fissato a partire dal 15 giugno.

Una gaffe istituzionale, magari dovuta all’ansia da prestazione per un evento concepito come il trampolino di lancio del Musumeci-bis, con i big del centrodestra che avrebbero dovuto chiedere, in coro, al governatore di «completare il percorso iniziato» con altri cinque anni di tempo. Ma, già nel vertice di maggioranza dello scorso 4 maggio, s’è capito che non era aria. Con la diserzione di Lega e Autonomisti, infatti, è rimasto nel cassetto presidenziale il documento che gli alleati avrebbero dovuto firmare: una specie di cambiale in bianco per chiedergli il sacrificio del secondo mandato. Il piano salta ed ecco le esplicite pressioni sugli assessori. «Chi non è d’accordo con la mia ricandidatura può anche uscire dalla porta: o con me o contro di me», è l’editto musumeciano nel corso di una seduta di giunta definita «surreale» da qualcuno dei partecipanti.

Niente da fare. E dunque si cambia format. «Abbiamo fatto tante cose, ma non le abbiamo sapute comunicare: raccontiamo ai siciliani i nostri grandi risultati», è la nuova idea. E così comincia a prendere forma la parata governativa. Quella della locandina. Una specie di “Leopolda col pizzetto”: c’è anche l’ipotesi di farla ai Cantieri della Zisa, con tavoli tematici bilaterali (due assessori per volta) e una lista di giornalisti da coinvolgere. A gestire i dettagli politico-logistici dell’organizzazione, naturalmente, è Ruggero Razza, sin da prima del suo rientro. Viene pure ingaggiato il conduttore dello show sul palco principale: il palermitano Massimo Minutella. Nella bozza di programma si delinea il gran finale del secondo giorno: prima una tavola rotonda sul Ponte e infine la chiusura di Musumeci, con in mezzo gli interventi dei big regionali di centrodestra ospiti della kermesse. Ed è quest’ultimo il punto di caduta. Fra defezioni sussurrate, mal di pancia incombenti ed esplicite mine vaganti. Come Gianfranco Miccichè. Al culmine di un duro scambio di sms con Musumeci (che addita i «traditori fra i tuoi alleati», con risposta piccata per rivendicare che «sono gli stessi che ti hanno fatto eleggere!»), il presidente dell’Ars annuncia la sua presenza: «Io verrò, ma è meglio per te se non parlo».

Ora la convention, già slittata alle ipotetiche date del 18 e 19 giugno, scompare dai radar governativi. E gli assessori, da tempo compulsati per fornire le “schede” sul lavoro svolto (materiale per le slide da proiettare, ma anche per un volume celebrativo da stampare e distribuire), fino a ieri sono all’oscuro. «Il presidente ha detto che si farà, ma a fine giugno», rivela chi accredita un semplice rinvio. Ma altri sostengono che, nel lungo esilio catanese, il governatore sia giunto a più miti consigli. Ascoltando chi, fra i pochi di cui si fida ancora, gli ha suggerito di rinviare a tempi migliori. Più o meno con queste parole: «Nello, non ha senso fare la convention adesso. Non tutti gli alleati sono pronti a ufficializzare il sostegno alla tua ricandidatura. E poi, anche sui risultati del governo, ogni cosa che diremo sarà dimenticata, cancellata dalle vacanze estive». L’idea, dunque, è «far decantare le tensioni, riprogrammando l’evento a settembre». Quando la temperatura, anche nella maggioranza, sarà meno torrida. Magari grazie alle nomine estive in Irfis, Fondo Pensioni, Iacp Palermo e altri strapuntini di sottogoverno. E, soprattutto, quando il lavoro di moral suasion sugli alleati affidato a Razza, redivivo Richelieu musumeciano che ha già reso visita anche a Raffaele Lombardo, avrà prodotto i primi frutti. Autunnali, si spera.

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