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Digiacomo: «Lucia Borsellino delegittimata

Digiacomo: «Lucia Borsellino delegittimata dalla stessa cricca che travolgerà Crocetta»

Intervista al presidente della commissione Sanità I RETROSCENA

Di Mario Barresi |

Pippo Digiacomo, presidente della commissione Sanità all’Ars, siamo ai titoli di coda: l’assessore Lucia Borsellino si dimette.

«Attorno alla Borsellino si è creato un clima da “Salvate il Soldato Ryan”, in versione “Salvate la Soldatessa Lucia”. Un clima che lei non si aspettava, né voleva. Ma sia chiaro: Lucia Borsellino si dimette non soltanto per i fatti di Villa Sofia».  

E perché allora?

«Secondo me l’assessore si dimette soprattutto per una ragione: attorno al presidente della Regione s’è creato un cerchio magico, di poca chiarezza e di grande pericolosità, che ha speso e continua a spendere, il più delle volte impropriamente, il nome di Crocetta in contesti non oltremodo trasparenti. Un giro di persone in malafede, qualcuno pure affarista, che lo sta travolgendo. Io auguro a Tutino, Sampieri e a tutti gli altri di chiarire le loro posizioni nelle sedi più opportune. Ma non v’è dubbio che ci sono personaggi che girano, in nome e per conto del presidente, spero a sua insaputa, per sponsorizzare operazioni poco chiare».  

E che rapporto ha Borsellino con questi personaggi? Non poteva non sapere.

«Villa Sofia è uno scandalo scoperchiato proprio grazie alle sue denunce. Volete che Lucia Borsellino faccia finta di non sapere il rapporto di Crocetta con Candela, Sampieri, Tutino e compagnia bella? Possiamo pretendere che faccia finta di non rendersi conto delle pressioni esercitate da una congerie, per non chiamarla cricca, giorno per giorno, minuto per minuto per delegittimarla? Questo è un sistema contro il quale Lucia ha combattuto per tanto tempo, a dispetto del suo fisico gracile, come una leonessa. Ma questa cosa l’ha stancata. È stanca di essere nell’occhio del ciclone per vicende opache, come quella dell’Humanitas, delle quali è vittima innocente. E poi le tormentate questioni delle nomine dei direttori generali, del San Raffaele-Giglio, e, infine, quella di Villa Sofia. E la partita non è ancora chiusa, purtroppo… ».  

Perché? Quali sono i fronti aperti?

«Sono tanti e tutti delicatissimi. C’è, ad esempio la gara di efficientamento energetico dell’Asp di Palermo, con 126 milioni in ballo, dove il direttore generale si permette persino di non rispondere alle convocazioni dell’assessore, snobbandola con l’invio di un suo delegato. La partita, a Palermo, è ancora aperta nel rapporto fra la direzione generale e la vicenda dei veterinari arrestati. E, a proposito di inchieste, per quello che mi risulta, non possiamo escludere che anche sul caso Humanitas ci possano essere indagini di altra natura, non soltanto amministrativa. Poi c’è la protonterapia del Cannizzaro di Catania, con quasi 200 milioni fra fondi europei, regionali e privati. Sempre a Catania, il robot del Garibaldi, con milioni di euro l’anno di affitto. Sono anche queste le ragioni che spingono Lucia Borsellino alle dimissioni».  

L’assessore Borsellino avrà il tempo di chiudere le partite aperte?

«Dal punto di vista formale firmerà qualche carta da inviare al ministero, al parlamento o in commissione. Ma se per chiusura intendiamo una conclusione di procedimenti complessi per blindarli dagli appetiti, purtroppo la risposta è no. Non ce la può fare. Con tutti i rischi annessi e connessi».  

Ma così si rischia di beatificare l’assessore dimissionaria. Qualche errore l’avrà pure commesso.

«Gliene attribuisco, con affetto, soprattutto uno: per una certa fase della sua esperienza assessoriale, Lucia Borsellino ha dato le chiavi del suo cuore probabilmente a chi non lo meritava».  

Ma, nel gioco della torre, Crocetta sarebbe davvero disposto a buttare giù Borsellino per tenersi i suoi fedelissimi?

«È una domanda difficile. Crocetta prova un sincero affetto per la Borsellino. Ma quando il percorso si deteriora fino al punto in cui siamo arrivati, il presidente dà l’impressione che l’assessore ti serva come una medaglia tempestata di brillanti da appendersi al bavero. Ci sono stati invece tormentoni e patenti di antimafia che Rosario ha rilasciato con troppa leggerezza. Ci sono cose per la cui rilevanza penale bisogna aspettare il processo. Ma politicamente, su alcuni aspetti, si può già trarre qualche conclusione: chi dice al suo amichetto che rimarrai al tuo posto per le nostre entrature col presidente, è una persona che spende il nome di Crocetta, che si qualifica da sé. Ma come si permette? ».  

Può essere anche millanteria. Non è detto che Crocetta avalli questi rapporti.

«Ma doveva essere più accorto. Crocetta, in questo momento, è come il sindaco di Roma, Marino. Il governatore può essere inconsapevole di malefatte che accadono accanto a sé. Diamo lo stesso beneficio del dubbio, parlo senza lingua biforcuta, al presidente Crocetta nei confronti di questi personaggi».  

A proposito di lingue biforcute: non è che fra qualche giorno Digiacomo, come sussurrano, sarà il nuovo assessore regionale alla Sanità?

«Non sono interessato. Per due ordini di ragioni. Innanzittuto: se un’utilità io ritengo di avere, politicamente, è nel posto che attualmente occupo. In secondo luogo perché io le persone che sostengo, e Lucia è una di queste, le sostengo fino in fondo. Qualcuno pensa a un’abile regia per spingere la Borsellino alle dimissioni e prendere io il suo posto, che pure mi è stato proposto da alcuni ambienti. La risposta è: no, no, no! Non sono disponibile».  

Ci rivediamo fra qualche giorno?

«Accetto la sfida dell’onere della prova».  

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