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Crocetta: «Pronto a dare la mia vita

Crocetta: «Pronto a dare la mia vita per una colpa che comunque non ho»

Il governatore rompe il silenzio: «Non ho lasciato sola Lucia»

Di Alfredo Pecoraro |

Non parla di dimissioni, ma dice che “se qualcuno vuole la mia vita per riparare a quella colpa che non ho, io la darò: tutto accetterò tranne che morire come un pezzo di merda in un letto”. Il suo tono, al telefono, è accorato. Circondato da pochi fedelissimi, ma in realtà solo da giorni, chiuso nella sua casa a Tusa, Rosario Crocetta decide di rompere il silenzio. Le parole di Manfredi Borsellino, durante la cerimonia per la strage di via D’Amelio, davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella, lo hanno colpito. È ferito, ma si difende: «Non ho mai lasciato sola Lucia Borsellino, la sua sofferenza e il suo calvario sono stati anche miei». E attacca: «Poteri forti volevano far saltare Lucia sul caso della piccola Nicole, per poi far saltare me». Parla di Lucia. E lo fa ricordando alcuni episodi. «Mi sono sempre opposto alle sue dimissioni – afferma – Se volevo che se ne andasse avevo un’occasione ghiotta: quella del caso della morte della piccole Nicole. Invece le sono stato vicino, come amico, come fratello, come presidente della Regione, assumendomi gli attacchi del ministro, caricando su di me le responsabilità, così come ho fatto in altre vicende». Rilancia: «Il calvario è cominciato fin dal primo giorno della mia elezione, sicuramente per Lucia molto più grande e insopportabile di quanto non lo fosse per me. Solo che io Lucia in quel calvario non l’ho mai lasciata da sola, in un pressing terribile e continuo affinché lei lasciasse, in un contesto in cui tutti le rimproveravano di far parte di un governo “indegno” mentre denunciavamo gli scandali e resistevamo insieme contro ogni tentativo di lottizzazione della sanità. Lucia con sconforto mi parlava di pressioni e io le dicevo di resistere e di non mollare». È convinto che ci fosse da tempo il tentativo di far fuori Lucia Borsellino per la sua azione di legalità nella sanità. E rivela che l’ex manager di Villa Sofia, Giacomo Sampieri, anche lui intercettato dagli investigatori al telefono con Matteo Tutino, gli parlò di un tentativo da parte «di ambienti politici». «Sampieri fu nominato manager di Villa Sofia, avendo il punteggio più alto tra i candidati; poi quando ricevette l’avviso di garanzia, gli telefonai lo stesso giorno chiedendogli di dimettersi e lo fece», riferisce. «Dopo due anni – continua – ci fu una circostanza che riabilitò Sampieri ai miei occhi: fu il caso della piccola Nicole. In quei giorni mi chiamò Tutino, dicendomi che Sampieri doveva dirmi cose importanti – prosegue Crocetta – Andai nel suo studio: Sampieri mi disse che ambienti politici siciliani erano in grado di farlo inserire nella commissione del ministero della Sanità sul caso Nicole. Chiesi a Sampieri di non prestarsi a questo sciacallaggio e chiamai Lucia Borsellino che sentì quella storia con le sue orecchie». Per Crocetta «da quel racconto era chiaro che i poteri forti volevano fa saltare Lucia per fare saltare poi anche me». Il governatore ribadisce che «qualunque decisione è stata presa insieme a Lucia», come «la revoca della gara da 150 milioni di euro per l’appalto dell’assicurazione, là dove dentro la struttura sanitaria e persino tra i dirigenti dell’assessorato non c’era condivisione e io insistetti: Lucia lavorò nel mio ufficio per quella revoca, senza mai informare nessuno». Poi lo sfogo finale: «Se qualcuno mi chiede di espiare una colpa che non ho, lo farò; se qualcuno vuole che io insozzi la mia vita per quella colpa, lo farò; se qualcuno vuole la mia vita per riparare a quella colpa che non ho, io la darò».

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