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Vittoria, barricate in via Magnani contro l’ufficiale giudiziario

Di Giuseppe La Lota |

La signora Rosa Maria Genovesi, ridotta pelle e ossa da quando è cominciato il suo calvario, ha avuto sbalzi pressori tanto da richiedere il soccorso sanitario. L’infermiera del “118” che l’ha soccorsa aveva consigliato il ricovero, ma la donna, d’accordo don il marito, s’è rifiutata decisamente. “Lasceremo questa abitazione solo dopo la morte- hanno detto entrambi i coniugi- ci barricheremo e non usciremo più dall’abitazione esposta a questi blitz improvvisi”.

Il parapiglia, come detto, è cominciato di buon mattino. Intorno alle 8 il campanello di via Anna Magnani (una casa sita al primo piano di un piccolo condominio alla periferia di Vittoria, nei pressi del mercato dei fiori) ha suonato con insistenza. Il custode giudiziale è giunto scortato dalle forze dell’ordine per ordinare lo sgombero della casa già venduta all’asta per 38 mila euro. Nel giro di pochi minuti sono arrivati i rappresentanti del movimento Riscatto, di Altragricoltura, del Comitato no aste e l’ennesimo “assalto al fortino” è sfumato. Alle 11, prima dell’arrivo di cronisti e televisioni per la preannunciata conferenza stampa di Maurizio Ciaculli e Tano Malannnino, il custode giudiziale era già andato via. Sono stati attimi terribili, raccontano i sostenitori dei coniugi Trigona-Genovesi. Minacce di suicidio, bottiglie di benzina in circolazione, lamette da barba fra le mani, urla di rabbia e disperazione.

Sdraiata sul divano, la signora Genovesi ha un filo di voce per un ultimo appello: “In questa situazione noi non ci vediamo chiaro, ci sono delle anomalie. Chiediamo di attendere l’udienza del 22 febbraio 2018 per sapere come va a finire. Abbiamo denunciato delle irregolarità e riteniamo che siano fondate. Vogliamo la certezza prima uscire. Ci sono tante cose a nostro favore. Hanno bussato alla porta con insistenza ma noi non abbiamo aperto. Mio marito si voleva cospargere di alcol, poi aveva aperto la bombola del gas rischiando di far saltare in aria tutto il condominio (dice singhiozzando), io da qui dentro da viva non esco. Avevamo chiesto un piano di rientro con la banca, invece nel mese di luglio viene una signora e mi dice che è la nuova padrona di casa. E’ disposta pure ad affittarmela. Per me è speculazione”. Il marito rincara la dose: “Da vivo da qui dentro non esco”.

Gran lavoro per l’assistente sociale del Comune, Salvina Alescio e dell’assessore ai Servizi sociali, Gianluca Occhipinti. “Sicuramente c’è qualcosa che non funziona – dice l’assessore- Mi sembra un accanimento esagerato. Se ci sono i presupposti il Comune darà anche il supporto legale. Disponibili anche a pagare qualche mese di affitto dell’immobile in attesa che la vicenda si definisca giuridicamente”.

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