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Padre Salonia la (doppia) “investitura”, «Solo bugie»

Di Mario Barresi |

Palermo – Nelle cinque pagine del saluto dell’arcivescovo Corrado Lorefice – ascoltato da 100mila persone al Foro Italico, ma consegnato in versione cartacea agli addetti ai lavori (giornalisti e clero) – c’è poco più di una riga che per la Chiesa di Palermo ha un significato molto particolare. L’avranno colta davvero in pochi, quella noticina a margine su una citazione: l’Eucarestia «rappresenta la vera esperienza relazionale che forma e trasforma nello Spirito i legami affettivi». Non è tanto il contenuto, pur nella sua profondità teologica, a fare la differenza, quanto l’autore citato Giovanni Salonia, nel suo Odós. La Via della vita. Genesi e guarigione dei legami fraterni.

Chi è Salonia? È il frate cappuccino che Papa Francesco aveva nominato vescovo ausiliare a Palermo già lo scorso mese di febbraio e che aveva poi preferito la rinuncia, a seguito dello scatenarsi di “macchina del fango” nei suoi confronti. Articoli su quotidiani nazionali, spifferi sui media vaticani .

“Don Corrado”, come si fa chiamare a Palermo l’arcivescovo, ha sempre difeso il frate, legatissimo a lui sin dall’esperienza iblea. Del resto, Lorefice, una sorta di “alieno” nelle consolidate gerarchie ecclesiastiche palermitane, s’è dovuto lui stesso difendere, sin dal suo arrivo, dalle sussurrate critiche su una sua presunta inadeguatezza nel ricoprire un ruolo dov’è stato catapultato nel 2015. «Non ci si può improvvisare arcivescovo metropolita di Palermo». Ma Lorefice, in totale sintonia con Bergoglio, più che se stesso ha sempre pensato a tutelare il suo conterraneo vicario. «Nel corso dei secoli ci sono stati nella Chiesa -scrisse nella sua prima lettera pastorale – uomini che hanno dato peso unicamente alle grida dei potenti e non alle urla dei disperati».

La nomina di Salonia, macchiata da un dossier su presunti scandali finanziari, è stata sostenuta da una petizione online con 6mila firme. Ma è la “giustizia vaticana” ha fatto chiarezza: l’esito del supplemento d’indagine sul dossier, auspicato da Lorefice e poi messo in atto dal Papa, ha rivelato l’irrilevanza e l’infondatezza delle accuse mosse a padre Salonia. Che ha sempre detto di voler fare un passo indietro, per non creare imbarazzi.

E ieri, in Cattedrale, c’è un altro passaggio. Un incontro privato a tre nella sagrestia: Bergoglio, Lorefice e Salonia, che il Papa avrebbe espressamente chiesto di incontrare per «salutarlo e ringraziarlo». Il segnale – forte e chiaro – è arrivato all’esterno. A Palermo, ma anche a Città del Vaticano e a qualche “corvo” di Ragusa.

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