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Corruzione e frode, 26 indagati per lavori nuovo ospedale di Ragusa

Di Redazione |

PALERMO – Corruzione, falso e interruzione di pubblico servizio per il completamento dell’ospedale di Ragusa, frode nelle pubbliche forniture ai danni dell’Asp per oltre 3,5 milioni di euro nell’ambito dell’appalto pulizie, segnalazione alla Corte dei Conti per danno erariale di circa 4,5 milioni di euro. E’ quanto emerge dall’operazione “Ethos” della Guardia di Finanza di Ragusa che si è conclusa con la notifica dell’avviso di conclusione indagini, emesso dalla Procura iblea nei confronti di 26 persone tra dirigenti, tecnici, collaudatori e rappresentanti di imprese.

I filoni investigativi hanno riguardato diversi aspetti della gestione dell’Asp di Ragusa. L’indagine, durata oltre un anno, è partita da una segnalazione che evidenziava anomalie sulla gestione del servizio di pulizie eseguito a favore degli ospedali e degli uffici dell’Asp dell’intera provincia. L’appalto in argomento, del valore di 32 milioni di euro, è stato assegnato ad una ditta di Udine, costituendo il primo caso di servizio di questo tipo affidato in provincia a favore di un unico soggetto economico. Attraverso la ricostruzione quali-quantitativa del servizio prestato e dagli altri accertamenti eseguiti, è stato possibile verificare che a fronte della fatturazione del servizio, eseguita dalla ditta sulla base della estensione delle superfici da pulire, indicate nel capitolato d’appalto, l’azienda appaltatrice forniva una prestazione sensibilmente diversa, sia per numero di dipendenti impiegati che per monte ore effettuate, inferiori di oltre il 20% rispetto a quello previsto. Anche la quantità e qualità dei macchinari forniti era difforme da quella indicata in sede di aggiudicazione dell’appalto, laddove veniva accertato un minor numero di tali dotazioni, per una percentuale pari all’80%. Nella ricostruzione delle vicende, l’autorità giudiziaria ha ravvisato anche ipotesi di corruzione, legata all’assunzione nella ditta di pulizie di due soggetti parenti o vicini alla vecchia dirigenza dell’Asp. Le assunzioni, infatti, sarebbero state effettuate, secondo la Procura, in cambio di un comportamento «morbido» degli enti competenti che non procedevano a far rilevare le numerose irregolarità nella esecuzione del servizio di pulizia.(ANSA).

L’attività investigativa, sviluppata in concomitanza delle fasi di completamento della struttura destinata ad ospitare il nuovo ospedale, ha fatto emergere gravi irregolarità nella realizzazione di alcuni impianti tecnologici. Si tratta dei collaudi delle unità di trattamento d’aria (Uta), al servizio di ambienti particolarmente delicati, quali il blocco parto, il blocco operatorio, nonché i locali destinati alla terapia intensiva coronarica ed a quella neonatale. La sanificazione dell’aria avviene proprio attraverso il passaggio dell’aria «pulita” prodotta dalle Uta e l’estrazione di quella «sporca». Le unità sono risultate tutte collaudate tra la fine del mese di maggio e l’inizio di giugno 2017, grazie a false attestazioni di perfetto funzionamento, mentre le successive attività tecniche, eseguite in contraddittorio con la parte, hanno fatto emergere che il funzionamento delle unità avveniva in maniera difforme rispetto al progetto. In tre casi, è stato riscontrato, nelle sale operatorie, una pressione «negativa», che significa che invece di essere immessa nell’ambiente aria pulita ed estratta aria sporca, avveniva l’esatto contrario.

False attestazioni hanno riguardato anche il collaudo e la revisione di parti importanti dell’impianto antincendio. Falsi preventivi e false relazioni hanno interessato anche un’altra delibera del direttore generale, collegata alla assegnazione di lavori per circa 40 mila euro, con affidamento diretto, a favore della ditta in quel momento presente nel cantiere. Le intercettazioni telefoniche disposte ed il riscontro documentale svolto dai finanzieri, ha permesso all’autorità giudiziaria di accertare una ipotesi di corruzione tra il direttore dei lavori, interno all’Asp ed il collaudatore, soggetto esterno, che in cambio della disponibilità prestata alla redazione del controllo «a campione», sulla scorta di quanto redatto dal direttore dei lavori, richiedeva di elevare il compenso spettante, da circa 1.500 a 7.000 euro.

L’assessore regionale alle Attività Produttive, Sergio Emidio Bini, «che all’epoca dei fatti non rivestiva alcuna carica politica, quando ebbe a ricevere le informazioni di garanzia, decise con la massima trasparenza, nonostante il segreto delle indagini e l’assenza di conoscenza degli atti del procedimento, di presentare una memoria per chiarire la propria estraneità ai fatti contestati». Lo dice all’ANSA Luca Ponti, legale dell’assessore Sergio Emidio Bini, in merito all’avviso di conclusioni indagini, emesso dalla Procura di Ragusa che ha coinvolto una azienda di Udine di cui Bini era presidente. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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