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La città di Ragusa divisa in due trecentotrenta anni fa oggi

I parrocchiani di San Giovanni ottennero, nel 1695, di separarsi dal quartiere che faceva riferimento alla parrocchia dedicata a San Giorgio martire

17 Aprile 2025, 16:02

Cattedrale-di-San-Giovanni-Battista-di-Ragusa

Il 17 aprile di trecentotrenta anni fa cambiava la storia della città di Ragusa. I parrocchiani di San Giovanni Battista (nella foto odierna la cattedrale dedicata al santo precursore) ottenevano la separazione in due quartieri dell’allora Ragusa. L’altro quartiere era quello che faceva riferimento alla parrocchia dedicata a San Giorgio Martire.

La Sicilia era allora governata dal viceré don Francesco Paceco, duca di Uzeda. E la città di Ragusa era parte della Contea di Modica, che aveva allora a capo il conte Tomaso Enriquez de Cabrera. In quell’aprile del 1695, ad un anno e mezzo dallo sconvolgente terremoto del 9 e 11 gennaio 1693, la città di Ragusa decideva di dividersi, di seguire due distinte – e col senno di poi anche distanti – strade.

I ricchi nobili e i poverissimi popolani (fondamentalmente servi della gleba, quelli che nella nostra lingua sono i “jurnatari”, lavoratori a giornata) decisero di ricostruire la città dov’era e com’era, cambiando solo la collocazione della chiesa madre, quel San Giorgio che lascerà l’antico sito (oggi ne rimane a testimonianza il solo antico portale di stile gotico-aragonese) e si sposterà dov’era l’antica chiesa di rito greco dedicata a San Nicola. Per il resto nulla fu modificato.

I ragusani sopravvissuti al terremoto (che aveva dimezzato la popolazione che nel gennaio 1693 era di circa 10.000 abitanti) e appartenenti al ceto medio, come lo si chiamerebbe oggi, ovvero ricchi commercianti, artigiani e professionisti, piccoli proprietari terrieri e allevatori, decisero invece di cambiare tutto. Le loro case le ricostruirono sull’altopiano, in quella contrada “Prato” che appariva loro ottima per spazi e salubrità dell’aria, e con la enorme potenzialità di sviluppo demografico e urbanistico che in effetti si concretizzò da quel momento e non si è più fermato.

La decisione dei “sanciuvannari” presa nell’aprile di trecentotrenta anni fa venne poi revocata solo otto anni dopo, nel 1703. E poi ancora una separazione, quella famosissima sintetizzata nella frase “Italia una e Ragusa due” quando, nel 1860 si realizzava l’unità nazionale ma la città tornava a dividersi per tornare con due municipi, uno denominato “Ragusa Inferiore” corrispondente alla parte antica, che impareremo a chiamare Ibla, e la “Ragusa Superiore” o “Nuova”.

Bisognerà attende poi altri sessantasei anni per arrivare a quel dicembre 1926 quando il capo del governo – nell’elevare Ragusa a capoluogo di Provincia – riunisce le due parti nell’unica (finora) città di Ragusa.