Playa Grande e la foce del fiume Irminio, un angolo di paradiso che si trasforma in pattumiera
Il presidente dell'associazione Paolo Mezzasalma: "Ogni estate è la stessa storia, non se ne può più"
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La riserva naturale del fiume Irminio e la spiaggia di Playa Grande, tra le aree costiere più suggestive della provincia, continuano a subire l’inciviltà di chi, ignorando ogni regola di rispetto ambientale, trasforma questi luoghi in una discarica a cielo aperto. L’ultimo episodio si è verificato nei giorni scorsi, per la seconda volta in appena due settimane, con falò notturni e rifiuti lasciati sulla sabbia da gruppi di giovani.
A denunciare la situazione è Paolo Mezzasalma, presidente dell’associazione Playa Grande, che ha scelto di rendere pubblico il proprio sfogo, amareggiato dal ripetersi di comportamenti che «sfregiano la spiaggia della riserva naturale» e testimoniano, dice, «l’imbarbarimento di una parte della società locale». «Ogni estate – scrive Mezzasalma – è sempre la stessa storia. Nei centri vicini, a cominciare da Marina di Ragusa, tutto questo non è permesso e c’è controllo. Ma sia chiaro: neanche a Playa Grande è permesso, tanto meno nella riserva naturale. La differenza è che qui non c’è nessun controllo». L’impressione, aggiunge, è che «Playa Grande sia vista come una sorta di sfogatoio della costa ragusana, forse persino tollerato dalle amministrazioni». I falò sulla spiaggia, prosegue, sono una pratica che «sta nel dna dei giovani: anche io ero tra quelli. Ma adesso è troppo. La riserva viene maltrattata impunemente. E questo non è più accettabile».
Il racconto si fa ancora più amaro quando Mezzasalma ricorda un episodio del 2023: «Il primo agosto di due anni fa chiesi un intervento urgente per la pulizia dell’arenile. La risposta fu: “Ti dico che abbiamo 18 km di spiagge e che è impossibile controllarle e pulirle tutte giornalmente. In ogni caso vedo cosa posso fare”. Non fu fatto nulla».
Da quel momento, spiega, «non mi rivolgo più all’amministrazione comunale. Non serve. Ci autotassiamo e puliamo. Ma non può andare avanti così. L’amministrazione di Scicli non può continuare ad abdicare al proprio ruolo».
C’è anche un risvolto educativo, sottolinea Mezzasalma, che riferisce un episodio emblematico: «Chiacchierando con la madre di una ragazza che aveva partecipato a episodi della ‘mala movida’ di Marina di Ragusa, questa non si lamentava per i comportamenti della figlia – come l’ubriacarsi o l’abbandonare bottiglie dentro proprietà private – ma perché i bidoni erano troppo piccoli».
Da qui una riflessione amara: «I giovani, che siano ex, attuali o futuri, sono portati a sbagliare. Noi ex giovani, però, sapevamo che erano sbagli. L’esempio dei nostri genitori a questo serviva. Ho l’impressione che molti giovani di oggi non sanno di sbagliare. Tutto è per natura concesso».
Mezzasalma riconosce che «non tutti i giovani sono così. C’è chi fa un falò e poi raccoglie tutto. Ma ce ne sono altri, tanti, troppi. E dagli scontrini capiamo da dove arrivano: da dove certi comportamenti sono meno tollerati».
Nonostante tutto, un barlume di speranza resta: «Pochi minuti dopo l’avviso del regalo notturno, un gruppetto di persone ha pulito tutto. Ecco la speranza». Ma la speranza, da sola, non basta. E l’appello resta rivolto alle istituzioni, perché tornino a presidiare, vigilare, educare.