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Caos Sanità a Ragusa: con gli ispettori la Regione prova a vederci chiaro

Di Franca Antoci |

«Ad oggi le procedure di trasferimento sono in fase di svolgimento. Si registra un lieve slittamento rispetto a quanto originariamente programmato, stante l’insorgere di alcune problematiche tecniche per le quali sono in corso di attuazione le opportune soluzioni». Parola del direttore generale dell’Asp 7 Maurizio Aricò, 21 giugno 2017, comunicato Asp n. 64. La prima mossa è procedere a svuotare i due nosocomi ragusani dalla scomoda presenza di pazienti che potrebbe intralciare il regolare svolgimento di un trasloco complesso nei tempi e nei modi. Per cui via via i primari, qualcuno d’accordo, altri meno, cominciano a dimettere i ricoverati e bloccano i nuovi ingressi. Tutti rispondono soltanto alle logiche dettate dall’emergenza che, anche questa, diventa col passare dei giorni sempre più difficile da gestire. E giusto per continuare a sollevare polvere, il reparto di Chirurgia è il primo a essere trasferito. A deviare il percorso che dal Nor lo porta all’Ompa è ufficialmente l’arrivo della Gdf e l’azione dei detrattori di Aricò e di quelli che non vogliono l’apertura del Nor. Polvere. La verità, che ben conosce il manager, è che il monoblocco non è pronto e manca del collaudo finale. Cioè l’autocertificazione. Si chiama S.c.i.a, attesta la conclusione dei lavori e ne garantisce l’esecuzione a norma di legge. Viene presentata ai vigili del fuoco che entro 60 giorni devono verificare che la veridicità di quanto affermato nella S.c.i.a. Se l’autocertificazione è falsa, si configurano una serie di reati penali e civili. Il manager lo sa. Tanto bene che ad oggi la S.c.i.a non è stata presentata.

Quindi esistono problematiche tecniche che nulla hanno a che vedere con la politica. Ma seminare dubbi, spargere accuse e mezze verità, aiuta a non vedere il problema e a mistificare le cause che lo determinano. In questo il manager è veramente magico. «L’ospedale è pronto e i tempi saranno rispettati» continua a ripetere non solo ai poveri giornalisti, ma persino al sindaco Federico Piccitto e al prefetto Maria Carmela Librizzi mentre infermieri e medici impacchettano orpelli sanitari che raggiungono quotidianamente i nuovi spazi del Nor. E i malati? Vengono distribuiti negli ospedali della provincia, Civile e Ompa diventano deposito merci e il Nor è un cantiere aperto in cui ogni giorno nasce un contrattempo.

La situazione sembra sfuggire di mano. Le voci di gravi carenze tecniche s’inseguono al punto che il manager si gioca la carta della «vittima di giochi politici» e rinvia l’inaugurazione del Nor. Pochi giorni, dice lui che manca il primo obiettivo: essere nominato commissario dell’Asp 7. Ma nulla è perduto. Prima di andarsene has ancora 45 giorni di tempo. Così, nonostante sia perfettamente consapevole delle carenze tecniche e strutturali del Nor, Aricò non si ferma. Incontra i primari e dispone nuove date interne per spostare pedine che nessuno sembra individuare in esseri umani. Perdipiù malati. La polvere offusca persino le idee. Ma non quelle del manager. Lui sa che l’unica strada percorribile porta indietro. Glielo chiedono i sindacati, alcuni politici e tutti quelli capiscono. Aricò sa. Come sa che quando decidono gli eventi, la responsabilità è del caso. Il sistema antincendio e l’areazione dell’ospedale nuovo non sono a norma e non potranno essere sistemati a breve. Per questo sposta l’inaugurazione «a tempo debito» senza mai sospendere il trasferimento delle suppellettili e senza mai annunciare quello dei pazienti.

L’ultima data, la fornisce ai suoi primari: «Bloccate i ricoveri fino al 3 luglio». Via libera a partire dal 4? Eppure chiunque sia entrato nei locali del Nor con gli occhi aperti, ha potuto capire quanto quell’ospedale non sia pronto ad accogliere malati. E nemmeno personale sanitario di alcun genere. Aricò lo sa. Ma non lo dice. Finché a decidere per tutti e in aiuto di tutti, sarà la Procura. Che con un provvidenziale sequestro ferma ogni possibile ipotesi di apertura di un ospedale che non sia completo e a norma di legge. Un ciambellone di salvataggio (inatteso?) per il manager che in tempo reale riavvolge il nastro. I reparti torneranno in funzione al Civile e all’Ompa.

Certo, con tutte le difficoltà e i costi che il caso richiede. Ma lui che c’entra? Ha addirittura proposto (non si capisce bene a chi visto che finora ha agito senza chiedere niente a nessuno) di aprire la parte di ospedale non sequestrata. E giusto per smentire chiunque ipotizzi l’interruzione di pubblico servizio, Aricò il 30 giugno dichiara: «Ricordo che questo ospedale non era entrato in attività, Noi ci stavamo preparando al trasferimento che non era ancora avvenuto». Polvere.

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