Truffa all'Inps con falsi braccianti: 293 persone indagate nel Ragusano
1527088042300_1618573207916
RAGUSA - Truffa ai danni dell’Inps, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e caporalato. Sono 293 le persone indagate nell'ambito di due operazioni (una denominata "Ingaggio" e l'altra "Mercurio) della Guardia di Finanza di Ragusa che hanno permesso di individuare due organizzazioni criminali dedite a una vera e propria compravendita di lavoro con assunzioni fittizie in aziende agricole finalizzate ad ottenere indebitamente indennità di disoccupazione, malattia, maternità e assegni familiari, anche a favore di famiglie non sempre presenti sul territorio nazionale. E in alcuni casi le false assunzioni servivano anche per richiedere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.
Le indagini hanno permesso di individuare oltre 250 lavoratori fittiziamente assunti e indennità riconosciute per oltre un milione di euro, di cui circa la metà (470mila euro) è stata bloccata prima dei pagamenti da parte dell’Inps. Cinquantanove gli extracomunitari identificati e fittiziamente residenti tra Ispica e Pozzallo mentre beni e risorse economiche per un valore di circa 65mila euro sono stati sequestrati agli indagati.
Le indagini hanno preso il via dall'analisi di una evidente sproporzione (oltre il 700%) tra le giornate di lavoro che gli imprenditori segnalavano all'Inps mensilmente e quelle desunte dai dati statistici regionali sulla base dei terreni in uso agli indagati. Agli arresti domiciliari è finito un imprenditore agricolo di 32 anni di Comiso che, avvalendosi della complicità di un consulente del lavoro di Santa Croce Camerina (per cui è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), a fronte di circa duemila giornate necessarie per l’esecuzione delle colture dichiarate, ha effettuato comunicazioni all'Inps per l’assunzione fittizia di circa 400 posizioni di operai a tempo determinato per un totale di 16.852 giornate di lavoro dichiarate.
I finanzieri hanno scoperto una vera e propria compravendita di giornate di lavoro dove anziché essere il datore di lavoro a retribuire il bracciante era quest’ultimo a pagare l’imprenditore, spesso all'esito della percezione delle indennità. I lavoratori fittizi corrispondevano al datore di lavoro una parte delle somme ricevute nella misura di circa 14-17 euro per ogni giornata di falso ingaggio. Sono 150 i lavoratori che hanno lavorato sulla carta e in almeno 30 casi i contratti fittizi sono stati utilizzati per richiedere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. Per rendere verosimile la presenza di braccianti, i titolari delle aziende agricole eseguivano una minima attività lavorativa all'interno dei terreni impiegando forza lavoro irregolare, sottopagata con circa 3 euro l’ora e tenuta in condizioni igienico sanitarie ed abitative precarie. Da qui l’ipotesi di reato di caporalato.
Ad occuparsi del reclutamento dei finti braccianti agricoli, la maggior parte dei quali si trovavano fuori dal territorio nazionale mentre risultavano a lavoro in Italia, erano due tunisini. L'organizzazione criminale era in grado di fornire svariati servizi agli extracomunitari con un vero e proprio tariffario a seconda delle esigenze. Particolarmente grave è il caso di un operaio assunto in nero che a causa di un infortunio sul lavoro ha perso un braccio. L'organizzazione, grazie all'intervento di un professionista, è riuscita a retrodatare l’assunzione al giorno precedente a quello dell’incidente evitando così eventuali profili di responsabilità nei confronti del datore di lavoro e truffando l'Inail.