Averone: «Giasone e la violenza del capitalismo»
Al Teatro Greco di Siracusa tornano rappresentazioni classiche
«Io volevo sempre vivere bene/ la povertà non ha amici». È la logica stringente di Giasone, un edonismo dichiarato come necessario alla moglie Medea, abbandonata per contrarre il nuovo matrimonio di interesse con la figlia del re Creonte. Per la prima volta a Siracusa, l’attore torinese Alessandro Averone – una carriera a fianco di maestri come Giuseppe Patroni Griffi, Gigi Proietti e Peter Stein - interpreta Giasone - acclamato eroe degli Argonauti - e torna a collaborare con il regista Federico Tiezzi dopo il fortunato spettacolo “Il Purgatorio. La notte lava la mente” di Mario Luzi.
«Giasone e Medea hanno condiviso crimini e orrori, in fuga dalla Colchide. C’è tra di loro un’attrazione e una complicità molto forte. Giasone è convinto di poter mantenere una sorta di famiglia allargata. Lui rappresenta i valori e la violenza di una società capitalistica che antepone il denaro al sentimento, ma sottovaluta la violenza istintiva, dirompente e arcaica incarnata da Medea».