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Come spendere bene in Sicilia i fondi del Recovery Plan: un decalogo (con preghiera)

Di Andrea Bartoli* |

Ecco 10 indicazioni per investire bene le risorse per la Sicilia del Recovery Fund. Le mie riflessioni, sono anche una preghiera a chi ci governa. Per carità, non buttiamo al vento anche questa occasione, se realmente questi denari verranno mai investiti.

1. Niente furbetti.

Mi auguro che non nascano improvvisamente imprese legate a questo o quel politico o burocrate di turno che improvvisamente si interessino alle attività da finanziare; lo squallido spettacolo nazionale dei mesi scorsi, di familiari produttori di mascherine e materiale sanitario è stato già abbastanza deprimente.

2. Nessun territorio indietro.

Equa distribuzione in tutte le province. Chi governa le somme deve distribuirle in modo paritario in ogni territorio.

3. Ripartire da organizzazioni di cittadini

Anche con tutta la buona volontà, con tutta la buona fede e con tutte le competenze è difficile da Bruxelles o da Roma (e persino da Palermo) immaginare quello che serve a Favara, a Catania o a Taormina; il più delle volte occorrono strategie differenti e peraltro quello che serve oggi a Favara é diverso da quello che serviva dieci anni fa e sarà diverso da quello che servirà tra dieci anni. E che sia molto chiaro, non credo neanche che la soluzione siano i Comuni. La maggior parte dei Comuni del sud Italia è fallito. Tra questi Favara, 44 milioni di euro di debiti e troppi dipendenti il più delle volte assunti con modalità clientelari. Facciamo finta di nulla, nominiamo commissari, teniamo in vita cadaveri.

Occorre iniziare a sperimentare nuovi modelli di ripensamento e governo dei nostri territori, anche avendo il coraggio di sbagliare.

Io penso che occorra abilitare i cittadini in cittadini attivi e quando possibile in leader civici.

I cittadini devono imparare a lamentarsi di meno, a diventare attori e protagonisti nel ripensamento dei loro territori, a condividere gli immobili inutilizzati o sottoutilizzati, i loro risparmi (in questo modo le risorse del Recovery Fund verrebbero duplicate o moltiplicate) e le loro competenze. Un poco come stiamo provando a fare noi a Favara con Società per Azioni BUONE –Impresa Sociale.

E poi perché mai, dovremmo essere così stupidi da continuare ad affidare i nostri risparmi a Banche e Assicurazioni, società quotate in borsa, che non mostrano nessun interesse per il futuro delle piccole comunità, e non chiedere ai nostri concittadini di investirli in progetti pluriennali di sviluppo della nostra città?

4. Bambini-Progetti educativi fuori dalle scuole

Portiamo i bambini fuori dalle scuole, nei musei, nei parchi, nei boschi, ma anche al mare, in campagna, negli studi degli artisti e degli architetti. Esponiamoli alla bellezza dei luoghi e consentiamo loro di incontrare persone belle e interessanti, esperti di settori diversi: antropologi, geografi, architetti e urbanisti, artisti, botanici e agronomi… Questo facciamo con SOU, la Scuola di Architettura per bambini di Farm Cultural Park che quest’anno aprirà anche ad Ostuni, a Roma e Firenze.

5. Empowerment femminile

Progettiamo luoghi, attività, possibilità per le bambine, le adolescenti, le donne in genere. Favoriamo la nascita e il consolidamento di imprese femminili. Farm Cultural Park e Movimenta con Prime Minister, la scuola di politica per giovani donne stanno formando ragazze tra i 13 e i 19 anni, dando loro strumenti e metodo, e facendo loro incontrare ambasciatrici, intellettuali, deputate, artiste…

6. Parchifichiamo la Sicilia

Piantiamo alberi e piante in ogni luogo possibile. Depavimentiamo le nostre città e forestiamole così come sta facendo la città di Prato che ha intercettato grandi risorse europee in un progetto che coinvolge Stefano Mancuso e Stefano Boeri. Finanziamo nuove imprese di giovani che si formino e specializzino per fare questo.

7. Cultura è Salute

Una recente ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato quanto sia importante la cultura per la salute, il benessere psico-fisico e mentale dei cittadini.

Promuoviamo e sosteniamo la nascita e il consolidamento di imprese culturali, specie quelle transdisciplinari che intrecciano le discipline e che hanno ricadute sociali.

8. Learnability

Progettiamo un grande piano di formazione e inserimento lavoro per baby-sitter e badanti.Si prenderanno cura dei bambini e delle persone anziane con meno improvvisazione e più professionalità, con più diritti e conseguenti responsabilità. Rilanciamo un grande piano di formazione per le attività agricole, artigianali e manuali, nessuno sa più fare un orto, allevare una gallina, lavorare il legno o il ferro. Progettiamo dei dispositivi che ci insegnino ad imparare ogni giorno cose nuove per poter intraprendere una nuova professione se per caso ne dovessimo avere bisogno.

9. Burocrazia: “passare dalla (non) cultura del no, perché a quella del si, se”. (Charles Landry)

Dall’amministrazione pubblica ci aspettiamo che ripristini la normalità necessaria perché i cittadini si concentrino sul fare le cose e vivano la burocrazia come un fattore abilitante e non come un ostacolo da scavalcare. Merito, trasparenza e competizione devono diventare i cardini della condotta di funzionari e dirigenti pubblici. Questa trasformazione deve passare da un profondo processo di aggiornamento delle competenze e digitalizzazione e dall’assunzione di giovani di comprovate capacità e competenze.

Proviamo a costituire un’Autorità Regionale che diventi unico interlocutore con poteri decisionali per promuovere e incentivare, previa una adeguata attività di progettazione, gli investimenti in Sicilia. Dovranno essere garantite procedure per ottenere autorizzazioni e concessioni semplici e veloci, certezza del diritto e giustizia dedicata.

Ogni anno prendiamo l’abitudine di valutare l’operato e gli impatti di ciascun incaricato; chi non funziona ritorni a casa.

10. Cambiamo la narrativa per cui dalla Sicilia si può solo scappare.

Tutti i giorni mi capita di parlare a studenti, giovani, nelle scuole o alla Farm. Consiglio loro di essere curiosi e di viaggiare il più possibile ma di ricordarsi che l’occasione più grande della loro vita è magari ad un palmo dal loro naso, magari nel paesino sfigato dove sono nati i loro genitori e dai quali non vedono l’ora di scappare.

Ogni anno 20mila giovani vanno via dalla Sicilia, e in parte è colpa di tutti quelli che continuano a ripetere che in Sicilia non cambia mai nulla, che non hanno altre possibilità che andare via.

La Regione investa risorse economiche per riportare in Sicilia in modo definitivo i nostri migliori cervelli.

* Fondatore di Farm Cultural Park

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