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Recovery Plan: mobilità e scelte smart per avvicinare (finalmente) la Sicilia al Continente

Di Massimiliano Vitrano* |

Dopo il termine “lockdown” è l’espressione “Recovery Fund” quella con cui abbiamo imparato a familiarizzare in queste settimane di strenua resistenza a Covid-19.

Queste due paroline – prese a prestito dalla sempre disponibile lingua inglese – rappresentano realmente la scommessa per il nostro futuro.

Ecco che l’Europa, per contenere gli effetti (disastrosi) della pandemia sul suo sistema economico, ha messo a disposizione di tutti gli Stati membri un ammontare di 750 miliardi di euro (tra prestiti agevolati e sussidi) per avviare una serie di investimenti pubblici e di misure di sostegno finanziario che possano accendere la ripresa e avviare una fase di crescita sostenibile dell’intera Unione.

Guardare al futuro – anche partendo da un presente così opaco – potendo contare su questo polmone aiuta.E aiuta anche noi siciliani, spesso diffidenti rispetto all’Europa: troppo lontana da noi, troppo grande per noi.Per la Sicilia e per tutto il Mezzogiorno i piani di investimento da scatenare grazie al Recovery Fund rappresentano l’ultima possibilità di “rimbalzo” in avanti, per agganciare il trend di crescita nazionale, ed attenuare – magari azzerandolo – il fastidioso divario Nord/Sud.

Non è mai stato un divario di competenze, né tanto meno culturale o motivazionale. Siamo italiani, siamo europei e siamo prima di tutto siciliani: il nostro è un mix esplosivo di talento, ingegno e capacità a cui spesso non abbiamo saputo dare sfogo.

Abbiamo tenuto a bada, contenendolo dentro di noi, il nostro lato più autentico: la capacità di creare. Non ci sono responsabilità o colpe, e facilmente sappiamo riconoscere le mille occasioni sprecate nei decenni buttati così, dietro facili illusioni.

Ma pensandoci bene, quante volte abbiamo potuto realmente scendere in campo e giocarci la partita “alla pari”? Il sistema produttivo siciliano ha uno scheletro che zavorra ogni sua potenzialità, definendone in maniera marcata il divario di competitività con il resto del Paese.

Solo un alleggerimento strutturale e la creazione di reti di trasporto capaci di agevolare il trasferimento di risorse – tra ambiti e comparti diversi – potrà potenziare il nostro sistema produttivo.

È tempo di dotare l’isola di un sistema di infrastrutture che possa finalmente collegarla all’Italia, all’Europa.Solo agevolando la circolazione di risorse e persone sul territorio si può alimentare la sua economia, garantendo così una crescita sostenibile di ogni comparto. È tempo di immaginare nuove rotte, creando nuove strade (che si possano finalmente definire tali) , nuove vie del mare, potenziare i porti , le line ferroviarie e forse immaginare anche nuovi areoporti sull’Isola. Forse i fondi del Recovery Fund (all’Italia spetteranno 209 miliardi di euro!) possono servire alla Sicilia , anzi servono maledettamente alla Sicilia e non possiamo sprecare questa irripetibile occasione: il reale miglioramento dei trasporti, della mobilità da e per l’Isola permetterà – come inevitabile conseguenza – quel salto in avanti che aspettiamo da troppo tempo.Non possiamo immaginare che nel prossimo futuro l’alta velocità non arrivi finalmente in Sicilia, o che la rete autostradale non raggiunga capillarmente ogni parte dell’Isola.

Deve immaginarsi una nuova mobilità all’interno delle città siciliane: ogni centro urbano deve abituarsi a nuovi mezzi di trasporto più efficienti e a basso impatto ambientale.

È tempo forse di immaginare una compagnia aerea per i siciliani e dei siciliani, non più disponibili ad accettare tariffe fuori mercato per volare “nel continente”.

Ed è solo questo senso di vicinanza al “continente” che può salvarci: non è emulazione , né voglia di ripercorrere vecchi schemi , ma è senso di appartenenza e di vicinanza – appunto – a quella visione “smart” e moderna che l’Europa ci sta offrendo.

È arrivato il momento di ricordarcelo.

* Area Manager Sicilia di Banca Sistema

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