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Il disturbo da gioco d'azzardo: come capire se si soffre di questa dipendenza

Carlo Varchi

12 Novembre 2019, 18:57

Il disturbo da gioco d'azzardo: come capire se si soffre di questa dipendenza

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Il disturbo da gioco d’azzardo (DGA) viene classificato dal “Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali” (DSM-5) come una dipendenza comportamentale. Consiste, dunque, nella difficoltà a resistere agli impulsi, condizione a cui si associano, successivamente, una serie di situazioni disabilitanti dando vita a vere e proprie disfunzioni comportamentali. Vi sono tre tipi di livelli: lieve, moderata e grave. E’ un vero e proprio disturbo psichiatrico ed è spesso sottodiagnosticato in quanto difficile da individuare specie nella sua fase precoce e, purtroppo, tende a cronicizzarsi. 

Il primo contatto con il gioco d’azzardo è simile ad una fase di conoscenza e corteggiamento con l’oggetto desiderato sia esso il famoso gratta e vinci, slot-machine, video poker, scommesse on line che fanno da ponte con il sogno  della vincita creando dipendenza. Pensiamo per un attimo al contatto con una slot-machine, un rapporto a due, dove si ha la convinzione distorta di essere superiori alla macchina: meccanismi, dunque, di onnipotenza che fanno pensare a comportamenti simili alle psicosi. Nei casi più gravi sono evidenti veri e propri squilibri cognitivi come nelle attività di pensiero, della critica, e si registra, un evidente sospensione del giudizio fornendo, di fatto, una valutazione distorta della realtà.

“Dalla valutazione neuropsicologica riferita ai casi in esame, infatti, emergerebbero caratteristiche simili a pazienti con danno alle regioni frontali del cervello e sono evidenti alterazioni alle funzioni esecutive. Questo significa: compromissione dei processi decisionali, marcata difficoltà a reprimere gli impulsi e alterazioni cognitive significative.”

Il gioco d’azzardo attraversa due fasi: quella iniziale molto euforica dove si cerca di sopperire a varie perdite con altre giocate più cospicue dando vita, in molti casi, a dei veri comportamenti ossessivi-compulsivi  sperimentando un umore altalenante e ansioso.  La fase finale è quella dove si realizza, insieme alla famiglia, di aver perso tutto e dove, spesso, sono evidenti i sintomi depressivi indicatori del rischio suicidario.

Altri casi, invece, ci dicono che spesso per fronteggiare lo sperpero di denaro ci si rifugia all’alcool e agli stupefacenti aggravando continuamente la situazione sviluppando, inoltre, la compresenza di più disturbi comportamentali. La sostanza, dunque, assume una nuova fase e cioè quella dell’automedicazione per il contenimento dell’astinenza dal gioco d’azzardo. In alcuni casi, invece, accade l’esatto contrario: dall’uso degli stupefacenti si passa al gioco d’azzardo e ci si rende conto solo dopo aver fatto razzie del proprio conto in banca di aver rovinato la propria vita e quella dei familiari.

* psicologo esperto in neuropsicologia clinica