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Ricerca: lo studio, digiuno ‘analgesico’ per combattere il dolore cronico

Roma, 19 lug. (AdnKronos Salute) – Digiunare per combattere il dolore. Un regime alimentare controllato, con pochissime calorie, per periodi intermittenti, potrebbe essere utile a combattere il dolore cronico di tipo neuropatico. E’ quanto sostiene il gruppo di ricerca coordinato da Sabatino Maione, ordinario di Farmacologia dell’Università degli studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, che in […]

Di Redazione |

Roma, 19 lug. (AdnKronos Salute) – Digiunare per combattere il dolore. Un regime alimentare controllato, con pochissime calorie, per periodi intermittenti, potrebbe essere utile a combattere il dolore cronico di tipo neuropatico. E’ quanto sostiene il gruppo di ricerca coordinato da Sabatino Maione, ordinario di Farmacologia dell’Università degli studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, che in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica ‘Faseb’ ha identificato il possibile coinvolgimento di un nuovo recettore che sembra avere un potere analgesico importante in condizioni di neuropatia periferica, come sciatalgie, nevralgie, dolori provocati da ernie.

La ricerca è stata condotta su topi da laboratorio e rappresenta una prima evidenza del coinvolgimento del recettore Hcar2 nella fisiopatologia del dolore neuropatico. I risultati – osservano i ricercatori – potrebbero aprire nuove strade per il trattamento di questa patologia cronico-degenerativa, che vede combinare la farmacologia con regimi alimentari condizionati come il digiuno o la stessa dieta chetogena.

“Ad oggi – ricorda Maione – la patologia neuropatica viene trattata con farmaci antidepressivi, anticonvulsivanti e terapie di supporto psico-cognitivo, poiché non risponde alla maggior parte dei classici farmaci analgesici”.

“Sui topi si parla di due giorni di digiuno – spiega Livio Luongo, uno dei ricercatori del gruppo di studio – che nell’uomo corrisponderebbero a circa 4-5 giorni di digiuno. Il recettore Hcar2 riduce significativamente le alterazioni della soglia meccanica associate a dolore neuropatico nel topo. La accuratezza del dato è rafforzata dall’utilizzo di topi mancanti di tale recettore che sono stati ottenuti grazie ad una collaborazione con il Max Planck Institute, che ha concesso l’utilizzo di topi transgenici”.

“Proprio nei topi abbiamo avuto conferma che questo recettore – continua Luongo – Hcar2, è stimolato dal beta-idrossi-butirrato (Bhb) un chetone che viene prodotto in maggiori quantità dal digiuno prolungato o da una dieta chetogena. In questo caso il dolore diventa minore, ma anche molto trattabile con farmaci. Per molte persone, invece, che soffrono di dolore cronico neuropatico, ci sono pochissime opportunità terapeutiche e spesso i pazienti sono refrattari. Questa ricerca e i risultati raggiunti – conclude il ricercatore – ci fanno sperare in una serie di possibili terapie che renderebbero la vita migliore a questo tipo di pazienti”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA