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Sanità: nel mondo muore 1 under 15 ogni 5 secondi

Milano, 18 set. (AdnKronos Salute) – Ogni 5 secondi nel mondo muore un under 15, principalmente per cause che sarebbero prevenibili. E c’è un abisso tra i bambini che vivono nei Paesi con mortalità più bassa, rispetto ai coetanei che appartengono alle nazioni con i più alti tassi di mortalità: questi ultimi hanno fino a […]

Di Redazione |

Milano, 18 set. (AdnKronos Salute) – Ogni 5 secondi nel mondo muore un under 15, principalmente per cause che sarebbero prevenibili. E c’è un abisso tra i bambini che vivono nei Paesi con mortalità più bassa, rispetto ai coetanei che appartengono alle nazioni con i più alti tassi di mortalità: questi ultimi hanno fino a 60 volte più probabilità di morire nei loro primi 5 anni di vita. E’ il quadro che emerge da un report delle Nazioni Unite. Secondo le nuove stime di mortalità diffuse da Unicef, Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Divisione popolazione dell’Onu e World Bank Group, nel 2017 sono stati circa 6,3 milioni i bambini e ragazzi di età inferiore a 15 anni deceduti.   La stragrande maggioranza di queste morti – 5,4 milioni – si verifica nei primi 5 anni di vita, con i neonati che rappresentano circa la metà dei decessi.

Per l’Italia il tasso di mortalità fra gli under 5 è passato da 10 morti ogni mille nati vivi negli anni ’90 a 3 per mille del 2017 (da 5 mila a 2 mila decessi), con una riduzione annuale del 3,9%. Il tasso di mortalità neonatale è sceso da 6 per mille negli anni ’90 a 2 per mille nel 2017 (da 4 mila a mille decessi). “Senza un’azione urgente, da qui al 2030 moriranno 56 milioni di bambini sotto i 5 anni, metà dei quali neonati – avverte Laurence Chandy, Direttore dei dati, della ricerca e delle politiche dell’Unicef – Abbiamo compiuto notevoli progressi dal 1990” nella missione di salvare piccole vite, “ma milioni stanno ancora morendo” e il loro destino è legato a “chi sono e dove sono nati. Con soluzioni semplici come farmaci, acqua pulita, elettricità e vaccini, possiamo cambiare questa realtà per ogni bambino”.

Secondo i dati contenuti nel report, la metà dei decessi di under 5 registrati globalmente nel 2017 si concentra nell’Africa Sub-Sahariana – dove un bambino su 13 muore prima del suo quinto compleanno – e un altro 30% nell’Asia meridionale. Par avere un’idea del gap che esiste fra le diverse aree del mondo, basta pensare che nei Paesi ad alto reddito, il numero di bimbi under 5 che muoiono scende a 1 su 185. “Dobbiamo dare priorità all’obiettivo di garantire accesso universale a servizi sanitari di qualità a ogni bambino, in particolare nel periodo della nascita e durante i primi anni, per dare loro le migliori chance possibili di sopravvivere e crescere bene”, è l’appello della principessa Nono Simelela, Assistant Director-General dell’Oms per la Famiglia, le donne e la salute dei bambini.

La maggior parte dei piccoli sotto i 5 anni, spiega nel dettaglio il report, muore per cause prevenibili o curabili come complicazioni alla nascita, polmonite, diarrea, sepsi neonatale e malaria. Tra i bambini e ragazzi di età compresa tra 5 e 14 anni, le lesioni diventano la causa di morte più importante, in particolare l’annegamento e il traffico stradale. Anche all’interno di questa fascia di età esistono differenze fra le diverse regioni del mondo: il rischio di morire per un bambino dall’Africa subsahariana è 15 volte superiore rispetto a un coetaneo dell’Europa.

“Più di 6 milioni di bambini che muoiono prima del loro 15esimo compleanno sono un ‘tributo’ che semplicemente non possiamo permetterci” di pagare, incalza Timothy Evans, del World Bank Group. “La fine delle morti prevenibili e gli investimenti nella salute dei giovani sono una base fondamentale” per Paesi in via di sviluppo. In gioco c’è il capitale umano che “guiderà la loro crescita futura e la loro prosperità”. Per i bambini di tutto il mondo, il periodo più rischioso della vita è il primo mese: nel 2017, nei primi 30 giorni della loro esistenza sono morti 2,5 milioni di neonati. Un bambino nato nell’Africa sub-sahariana o nell’Asia meridionale ha 9 volte più probabilità di morire nel primo mese di un bebè che viene al mondo in un Paese ad alto reddito. E i progressi su questo fronte sono stati più lenti. Persino all’interno dei Paesi persistono disparità tra i tassi di mortalità infantile sotto i 5 anni nelle aree urbane rispetto a quelli delle aree rurali, che sono in media del 50% più alti.

Altro elemento discriminante è l’essere nati da madri non istruite: questi piccoli hanno più del doppio delle probabilità di morire prima di compiere 5 anni rispetto a chi ha una mamma con istruzione secondaria o superiore. Una nota positiva è il trend, ricordano però gli autori del report: ogni anno muoiono meno under 5 in tutto il mondo. Il numero è crollato da 12,6 milioni nel 1990 agli attuali 5,4 milioni, così come il numero di decessi nella fascia 5-14 anni è sceso da 1,7 milioni del 1990 a meno di un milione nel 2017. “Questo nuovo rapporto mette in evidenza i notevoli progressi compiuti – dichiara il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari economici e sociali, Liu Zhenmin – Ridurre la disuguaglianza assistendo i neonati, i bambini e le madri più vulnerabili è essenziale per raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile sulla cessazione delle morti infantili prevenibili. Per garantire che nessuno rimanga indietro”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA