Notizie Locali


SEZIONI
Catania 21°

Trapianti: Lanzetta, circa 35 di faccia nel mondo, caso Roma mai successo

Roma, 25 set. (AdnKronos Salute) – “Gestisco il Registro mondiale dei trapianti non salvavita: finora sono circa 35 i casi di trapianto totale o parziale di faccia eseguiti in tutto il mondo. E ciò che è accaduto purtroppo a Roma non era mai successo”. Parola di Marco Lanzetta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di chirurgia della […]

Di Redazione |

Roma, 25 set. (AdnKronos Salute) – “Gestisco il Registro mondiale dei trapianti non salvavita: finora sono circa 35 i casi di trapianto totale o parziale di faccia eseguiti in tutto il mondo. E ciò che è accaduto purtroppo a Roma non era mai successo”. Parola di Marco Lanzetta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di chirurgia della mano e fra gli autori – 20 anni fa – del primo trapianto di mano da cadavere a livello mondiale e del primo doppio trapianto di mano. “Le parole sono importanti – precisa all’AdnKronos Salute – Nel caso del Sant’Andrea non si può parlare di rigetto ma, come si legge anche nei bollettini dell’ospedale, di sofferenza del microcircolo. Il lembo trapiantato non può restare senza sangue per più di un certo numero di ore. In questo caso è come se i ‘rubinetti’ che portano il sangue al lembo fossero rotti: l’incubo dei microchirurghi, qualcosa di molto diverso dal rigetto”.

“La paziente è sotto immunosoppressori – ricorda Lanzetta – e il rigetto richiede del tempo per manifestarsi. In questo caso il problema invece si è visto subito: il tessuto trapiantato non è stato rivascolarizzato. Un problema che può verificarsi anche quando si riattaccano parti del corpo proprie: il sangue deve tornare a circolare, irrorando l’arto. Dunque di fatto l’intervento chirurgico purtroppo non è riuscito”. Ora i medici del Sant’Andrea hanno deciso di procedere alla ricostruzione temporanea con tessuti autologhi della paziente, in attesa di una eventuale ulteriore ricostruzione con tessuti facciali da nuovo donatore.

“Si tratta comunque di interventi complessi e rischiosi”, puntualizza Lanzetta: “Finora il tasso di sopravvivenza dei pazienti nel mondo è del 96,7%, e quello di successo a un anno del 90,4%. Ma i problemi in agguato sono numerosi e possono manifestarsi anche dopo l’anno. Di tutti i casi presenti nel Registro mondiale, il primo fallimento si è verificato dopo 45 giorni, per via di un’infezione batterica”. L’ultimo intervento, “eccezionalmente complesso, è stato eseguito invece con successo a Montreal nel maggio scorso, ed è stato reso noto pochi giorni fa. Una prudenza utile anche per permettere di verificare nel tempo le condizioni del paziente e l’esito dell’operazione”, conclude il chirurgo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA